domenica 3 aprile 2011

Pro memoria per tutte/i. Dalla Costituzione dell’Ecuador del 2008: la migrazione è un diritto


 
La migrazione è un diritto. Nessun essere umano sarà considerato illegale
a causa della propria condizione migratoria.
La nuova Carta costituzionale dell’Ecuador, oltre al diritto a migrare,
riconosce a tutti gli immigrati, anche irregolari, il diritto al cibo, all'educazione
e alla salute e garantisce il ritorno volontario nel proprio Paese
in maniera sicura e dignitosa, vietando ogni respingimento arbitrario.

Ed ecco il testo costituzionale:
Movilidad humana
Art. 40.- Se reconoce a las personas el derecho a migrar. No se
identificará ni se considerará a ningún ser humano como ilegal por su
condición migratoria.
El Estado, a través de las entidades correspondientes, desarrollará entre
otras las siguientes acciones para el ejercicio de los derechos de las
personas ecuatorianas en el exterior, cualquiera sea su condición
migratoria:
1. Ofrecerá asistencia a ellas y a sus familias, ya sea que éstas residan
en el exterior o en el país.
2. Ofrecerá atención, servicios de asesoría y protección integral para
que puedan ejercer libremente sus derechos.
3. Precautelará sus derechos cuando, por cualquier razón, hayan sido
privadas de su libertad en el exterior.
4. Promoverá sus vínculos con el Ecuador, facilitará la reunificación
familiar y estimulará el retorno voluntario.
5. Mantendrá la confidencialidad de los datos de carácter personal que
se encuentren en los archivos de las instituciones del Ecuador en el
exterior.
6. Protegerá las familias transnacionales y los derechos de sus
miembros.
Art. 41.- Se reconocen los derechos de asilo y refugio, de acuerdo con la
ley y los instrumentos internacionales de derechos humanos. Las
personas que se encuentren en condición de asilo o refugio gozarán de
protección especial que garantice el pleno ejercicio de sus derechos. El
Estado respetará y garantizará el principio de no devolución, además de
la asistencia humanitaria y jurídica de emergencia.
No se aplicará a las personas solicitantes de asilo o refugio sanciones
penales por el hecho de su ingreso o de su permanencia en situación de
irregularidad.
El Estado, de manera excepcional y cuando las circunstancias lo
ameriten, reconocerá a un colectivo el estatuto de refugiado, de acuerdo
con la ley.
Art. 42.- Se prohíbe todo desplazamiento arbitrario. Las personas que
hayan sido desplazadas tendrán derecho a recibir protección y asistencia
humanitaria emergente de las autoridades, que asegure el acceso a
alimentos, alojamiento, vivienda y servicios médicos y sanitarios.
Las niñas, niños, adolescentes, mujeres embarazadas, madres con hijas
o hijos menores, personas adultas mayores y personas con discapacidad
recibirán asistencia humanitaria preferente y especializada.
Todas las personas y grupos desplazados tienen derecho a retornar a su
lugar de origen de forma voluntaria, segura y digna.

Forse un paese civile sa anche riconosce il ruolo fondamentale dei migranti
nello sviluppo e nella crescita economica dei Paesi di destinazione
e sa adottare strumenti adeguati per contrastare ogni forma di discriminazione
ai danni della popolazione migrante.
O no?

(liberamente da un articolo di T. Tarantino, Mani Tese n. 466; grassetto corsivo non nel testo originale)

sabato 2 aprile 2011

Immigrazione: dove sono gli intellettuali?


C'è un'assenza curiosa, e, a mio avviso, colpevole,
in questi tempi di grandi cambiamenti in Europa,
nei confronti del tema dell'immigrazione.
E' l'assenza degli intellettuali.
Chi, infatti, tra gli intellettuali, si impegna a discutere
e a definire nuove soluzioni dinanzi alla fuga, questa sì epocale,
di migliaia di persone da fame e guerra,
verso le terre della "speranza"?
Chi, tra gli intellettuali, per esprimere solidarietà ai “disperati”,
risponde con saggezza e cognizione di causa
alla politica, rozza e volgare, del “fora dai ball”?
Chi, tra gli intellettuali, è disposto, per una volta,
a comprendere le ragioni dei “senza speranza”,
abbandonando gli insensati discorsi dell’integrazione?
E dov’è la voce dell’ Università italiana, 
della nostra tradizione umanistica,
con la sua definitiva affermazione della dignità dell’uomo?
A molti non è dato sapere.
Se si esclude, cattolica o laica, qualche associazione di volontariato,
l’impegno culturale lungo la linea della civilizzazione della società
è ormai privo di militanti, ed è orfano di investimenti.
La società nel suo complesso è ingozzata di egoismo,
nella sua versione peggiore, oggi, del leghismo berlusconizzato.
Ma forse la causa/colpa è anche del sistema televisivo,
spesso esclusivamente impegnato a solleticare 
le papille del divertimento, a scapito della informazione partecipata propria di una democrazia avanzata.
Eppure, una volta, di fronte a drammatici problemi di massa (povertà, guerra), gli intellettuali rispondevano con prontezza 
e  rigore di riflessione, presentando ai governanti dell’epoca soluzioni pratiche.
Nella prima metà del 500, ad esempio, 
quando nella moderna Europa
moltitudini di “vagabondi” d’ogni genere e parte 
affollavano intere città,
gli intellettuali di allora (Vives, De Soto, ed altri) aprirono
un grande dibattito per proporre soluzioni praticabili 
sempre sulla base di un principio elementare:
il rispetto della persona umana.
Rispetto, per troppo tempo, assente a Lampedusa.
O no?
Severo Laleo

venerdì 1 aprile 2011

Rivoluzione liberale

Ormai è successo. E' sotto gli occhi di tutti.
Almeno di quelli che li vogliono tenere bene aperti, gli occhi.
La nostra Costituzione è (stata) stravolta.
Il Parlamento è svuotato del suo ruolo di decisore nell'interesse del Paese.
Il capogruppo del Gruppo dei "Responsabili" ad personam
teorizza, per televisione, apertis verbis, la normalità, in politica e in Parlamento,
dell'agone delle ambizioni personali,
e difende il "giusto ricatto" per giungere alle poltrone.
E i Ministri (della Difesa e della Giustizia!) perdono la testa
e offendono Camera e Presidente della Camera
perché non riescono con tempismo a votare per il Capo;
essi non rispondono al Paese e ai suoi bisogni, ma al Capo,
dal quale hanno ricevuto l'investitura;
sono nervosi, insofferenti e arroganti valvassori,
e non solo perché sanno che con la caduta del Capo,
cadono definitivamente tutti con vergogna,
ma anche perché temono il Capo, che non è di buon cuore e generoso,
come si dice tra il volgo forzaitaliota, ma un vero padrone
aduso a punire, con l'esclusione dalla cerchia, chi non è ubbidiente;
forse sarà anche per questo che persino Gianni Letta,
uomo capace di capire, moderato e cattolico, colto e gentile,
che pur vede e asseconda tutto il berlusconergismo,
resiste al suo fianco da tanto tempo?
Bisogna aver paura dei moderati alla Letta Gianni, tutto gli passa addosso!
Tutto questo non era mai successo, se non con Mussolini,
quando, dopo il delitto Matteotti, assunse il comando,
con chiarezza, della sua "associazione a delinquere";
Berlusconi ha vinto la sua battaglia contro le istituzioni e contro lo Stato,
"affascinando" i suoi seguaci in una lotta a sua personale difesa.
Il Paese, in questa lotta, è stato cancellato.
La teoria, dai berlusconiani, è stata ormai esplicitata con chiarezza,
proprio da Santoro, prima dell'inizio dei processi:
la magistratura attacca Berlusconi dal 1994,
e Berlusconi si difende con quel che ha, con avvocati e con il potere politico,
con i soldi, tanti soldi, e, soprattutto, con le leggi a suo favore personale,
senza preoccupazione alcuna per le istituzioni e per il Paese;
in verità per il Paese Berlusconi ha una preoccupazione:
non lasciarlo in mano ai comunisti!
Non c'è dubbio, Berlusconi è riuscito ad "affascinare" i suoi seguaci:
sì, legandoli in fascine a stretto "cordone" di soldi,
di favori, di nomine, di "libertà" per tutto.
Scrisse Gobetti di Mussolini e Vittorio Emanuele:
"Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù di padroni,
ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi".
E oggi si può ripetere con un'aggravante:
"Berlusconi ha sì il potere del denaro del padrone arricchito,
ma gli Italiani comunque hanno bene animo di schiavi."
Forse un "limite" al potere dei soldi dovrà entrare in Costituzione.
Non so se Napolitano riuscirà a trovare la strada corretta e giusta
per sciogliere questo Parlamento, senza più rapporto con il Paese reale.
Ma se non lo farà Napolitano, il compito ineludibile
di difendere la democrazia tocca a tutte le opposizioni,
anche per recuperare un po' della dignità di classe dirigente.
E se anche le opposizioni litigano,
si chiamino i "comunisti", anche "precari", dovunque si celino,
alla rivoluzione liberale.
O no?

venerdì 25 marzo 2011

Auguri, e grazie, on.le Tina Anselmi, esempio di libertà per le nuove generazioni.



Oggi, 25 Marzo, Tina Anselmi, compie 84 anni.
Auguri, e grazie, on.le Tina Anselmi.
Lei per noi rappresenta la possibilità stessa dell’integrità morale e politica.
Lei per noi è esempio alto e umile della possibilità della libertà della persona,
senza dipendenze di alcuna natura,
se non verso la Costituzione e la legalità.

Ma, oggi, tempi a illegalità diffusa, quanti la ricordano?
Eppure, a 49 anni, nel 1976, ha segnato un evento storico: 
è diventata Ministra del Lavoro,
prima donna in Italia a occupare la carica di Ministro.
Ed è una delle poche persone, tra i parlamentari, a meritare il, e a dare senso al,  
titolo di ONOREVOLE.
Quanti, soprattutto tra le/i giovani, molte/i dei quali pur sanno morte, vita e miracoli,
delle tante comparse al seguito dell’obbediente e vociante corteo di turno
per un egoistico e servile “successo”,
conoscono la storia della persona, libera e indipendente, Tina Anselmi?
E di chi è la colpa se questo accade in Italia?
Noi, grazie al lavoro di Tina Anselmi, sappiamo.
E mentre l’on.le Tina Anselmi, ancora oggi, con la sua testimonianza,
ammonisce contro la pericolosità delle P2, P3, P4,
proprio della P2 è stato un tesserato il nostro Presidente del Consiglio.
Ma le italiane e gli italiani devono ancora imparare a capire e gustare
la conquista personale della libertà,
abbandonando l’antico spirito gregario e maledetto
dell’indifferenza e della viltà.
O no?

domenica 20 marzo 2011

Contro la guerra. Sempre. Per aprire nuove strade alla pace.



Fino a quando i grandi paesi a democrazia storica non investiranno,
a prescindere, in metodologia/tecnologia della pace,
in strutture “scientifiche” di raffreddamento di conflitti,
(sempre prevedibili in base a una serie di costanti),
in nuove istituzioni per l’approssimazione di distanze,
la guerra sarà sempre in agguato,
perché, e oggi in Libia, rimane l’unica risposta, la più istintiva,
la più facile, sin dall’età della pietra, di fronte a una lite.
La guerra, è chiaro ormai a tutti, cova sempre
negli spazi dell’ingiustizia violenta dei tanti dispotismi,
spesso coperti, e a volte ammirati, questi signori despoti,
dal silenzio complice di governi pavidi,
esclusivamente per interesse di merce.
Grandi sono quindi le responsabilità dell'ignavia democratica.
Eppure, nonostante tutto, l’impegno a difendere sempre
le vie della pace non può essere abbandonato,
mai, se vogliamo tenere alta l’idea e viva la speranza
di un’umanità intelligente e solidale.
Per questo i miei “principi fondamentali sono pace e non violenza,
lavoro e giustizia sociale, sapere e riconversione ecologica
dell’economia e della società”.
Per questo il mio “orizzonte è un mondo futuro non dominato 
dalla forma di merce, nel quale il buon vivere sarà una funzione 
della conoscenza, della sicurezza, della bellezza, della convivialità
un mondo che metta in equilibrio città e campagna, ponendo 
un limite secco all’ipertrofia del cemento e della chimica;
un mondo non dipendente dai combustibili fossili e dall’uranio;
policentrico e tutore della variabilità: genetica, delle civiltà 
e dei linguaggi umani; capace di mettere al servizio di tutti 
la scienza, la tecnologia, la rete.Un mondo in cui venga bandita 
la miseria e la fame,  e in cui la guerra diventi un tabù.”
E quest’altro mondo, in cui la pace è l’unica soluzione, è possibile,
anche se il nostro mondo è ancora funestato da guerre 
e ingiustizie drammatiche. Per questo sono “contro la guerra”.  
Per questo aderirò “ad ogni iniziativa pacifista, per la prevenzione
dei conflitti e per la loro negoziazione pacifica.”
Per questo sono “per il disarmo e per un rigoroso rispetto
dell’articolo 11 della Costituzione. per un sistema di difesa 
su scala europea, che bandisca ogni forma di interventismo a sostegno
delle politiche seguite fin qui dall’Ue e dalla Nato”.
Per questo ho scelto Sinistra Ecologia e Libertà.
Per questo voglio difendere le mie/nostre idee.
O no?

mercoledì 16 marzo 2011

“Meno male che Silvio c’è” canta a suo modo Ferrara da RAI 1.


Ferrara… e Karima/Ruby
Anche io sono dalla parte di Karima,
ma senza confondere sacro e profano, senza scomodare il Vangelo.
Il Vangelo è per la salvezza dell’umanità,
ma per Ferrara, il Vangelo, è per la salvezza di Silvio Berlusconi.
Eppure anche io sono dalla parte di Karima, 
anzi sono stato dalla parte di Karima,
almeno fino al giorno della sua maggiore età, 
quando diventa, e solo allora, Ruby.
E sono stato dalla parte di Karima,
non solo per scelta personale, ma per imposizione di legge.
Nei confronti dei minori esiste un solo comportamento giusto,
ed è il rispetto della Convenzione sui diritti dell'Infanzia,
al di là di ogni visione etica e delle personali convinzioni morali.
Non esiste, davanti a un minore, per legge, la possibilità di esclamare:
Sono fatti suoi”. Ma Ferrara non conosce al Convenzione.
La Convenzione, all'art.34, prevede, da parte degli Stati, un impegno
"a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale"
e a adottare ogni misura "per impedire:
a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale;
b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali;
c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli
o di materiale a carattere pornografico".
Chiarissimo, dunque.
E il rispetto della Convenzione è un atto dovuto 

soprattutto da parte dei "servitori" dello Stato,
e il Presidente del Consiglio, quale primo "servitore" dello Stato,
ma abituato purtroppo a vestire solo e sempre l'abito del "padrone",
non ha saputo capire e rispettare i diritti di una minorenne,
quando è apparsa al suo cospetto di “primo servitore” dello Stato;
svelando d'istinto la sua profonda inadeguatezza rispetto al ruolo, 
al di là di ogni ipotesi di reato (concussione e prostituzione minorile). 
Ogni altro pubblico “servitore” dello Stato, conscio dei suoi doveri, 
al suo posto, si sarebbe comportato meglio, 
pena l’allontanamento cautelare dal posto di lavoro.

Ma non sono più dalla parte di Ruby, quando sceglie liberamente, 
da maggiorenne,di usare il suo corpo per "vivere", 
perché l'uso del proprio corpo per vivere (o vivere meglio)
è comunque una rinuncia, consapevole o no, all'esercizio della propria libertà,
in quanto realizza una dipendenza totale dal volere di un'altra persona,
più ricca e potente, in un diseguale scambio,
inaccettabile in una società civile di liberi e uguali.
La vendita del corpo (e dell'intelligenza), per qualunque ragione, 
realizza sì un "profitto", ma spoglia la persona di dignità.
"Meno male che Silvio c'é" canta allegro e libero e intelligente Ferrara.
Ecco dunque il nostro tempo, anzi il tempo berlusconiano, 
che ha distrutto i confini entro i quali la cultura,
etica e persino economico-giuridica, aveva protetto l'idea 
di dignità e libertà della persona,
per aprire l'era della “casa della libertà” in Arcore, 
ed eliminare ogni residuo di una cultura del limite.
E forse ora di reclamare l’esistenza di un “limite”
– il rispetto della pari dignità delle persone-,
al di là del quale a nessuno sia consentito andare, specie se ricco e potente.
O no?
Severo Laleo