In questo blog spesso si è parlato, per l’allegro mondo della politica,
e non solo, di danarismo avvilente,
questa nostrana forma di rincorsa senza limiti al successo personale,
sia di immagine/visibilità sia soprattutto di soldi,
costruita sul patto, appunto avvilente, tra Padrone e Servo:
l’inchino servile alla volontà del Capo
era (e, ancora per troppi, è) garanzia di carriera e di futuro. E di danaro.
Ma i tempi cambiano, bisogna attrezzarsi.
Ora, nell’allarmato mondo dei parlamentari in crisi,
è avanzata una nuova forma di danarismo,
un danarismo, appunto liberante,
costruito, in piena indipendenza, senza necessità di inchino,
sulle personali, esemplari abilità truffo-manageriali:
non si è più alla ricerca di prebende in cambio di servigi,
ma si inventa in proprio la progettazione del gruzzolo milionario.
E così, il senatore Lusi, il s e n a t o r e (!), e uomo di legge,
di l e g g e (!), buon padre di famiglia, riesce (così si dice)
a sfilare, sotto gli occhi distratti della bianca Margherita, 13 milioni.
Più abile appare il senatore Conti, il s e n a t o r e (!), azzurro del Pdl,
perché riesce a sfilare (così si dice), all’Enpap, ente previdenziale degli psicologi
(ma, si sa, non sono “previdenti” gli studiosi di psicologia!),
in una compravendita, eodem die, almeno 18 milioni.
Forse il danarismo liberante è la "politica" per i nuovi tempi.
O no?
Severo Laleo
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