Ha detto Monti nell'intervista a Matrix:
"Tutte le cose che stiamo cercando di fare sono operazioni
di ricerca della consapevolezza.
I giovani devono abituarsi all'idea che non avranno un posto fisso
per tutta la vita.
E poi, diciamolo, che monotonia".
Qualche distinguo diventa necessario.
1. Il “fare” del governo del professor Monti sappiamo dunque
avere anche un intento pedagogico nella “ricerca della consapevolezza”.
Bene. Il tentativo è apprezzabile, sul serio, ed è gradito, molto,
specie dopo anni di retorica della disastrosa “politica del fare”
per il fare del berlusconismo gaudente.
Ma guai a indicare a priori qual è l’esito della “consapevolezza”:
la ricerca è tanto più libera e feconda se è e rimane aperta.
2. Ora, a noi pare, il professor Monti è stato chiamato dal presidente Napolitano
a presiedere il Governo del nostro Paese con la missione (si fa per dire!)
di salvare i conti e aprire una fase di crescita.
Questi i suoi importanti compiti.
Ma tra questi non c’è certo il compito di rivolgere la parola ai giovani
con il “servil” verbo: “devono”.
3. Il professor Monti, non vorrei sbagliare, ha svolto la sua vita di lavoro,
quasi interamente, tra gli studi, l’insegnamento e l’amministrazione.
A suo modo ha goduto di un “posto fisso”, senza soffrir “monotonia”.
E sì, perché la “monotonia” di un posto fisso a vita è ben accettabile,
se la sicurezza di un buon reddito contribuirà a rendere la vita oltre il lavoro
ricca di “divertimento”, nel senso pieno del termine, di uscita dalla monotonia.
Anzi, e purtroppo, è così ambito il “posto fisso” che spesso il "posto fisso"
del genitore tende a diventar "posto fisso" del/la figlio/a.
del genitore tende a diventar "posto fisso" del/la figlio/a.
O no?
Severo Laleo
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