mercoledì 5 giugno 2013

Ancora chiacchiere imbroglio tra i padroni della Politica

    
Ancora una volta chiacchiere imbroglio, tra i soliti padroni della Politica,
padroni comunque, sia se scelti per competizione democratica,
sia se osannati dai servi liberi per il carisma dei soldi,
sia se acclamati dal tifo dei fans per telemediatica fortuna,
sia se seguiti, nelle piazze e nel web, per rabbia di protesta.
E da padroni decidono sempre per noi e in nostro nome.
E per giunta contro di noi. Ormai quel leale legame tra esito
delle elezioni e tipo di governo è completamente ignorato,
anzi stravolto. E, peggio, d'accordo con Napolitano,chiamano responsabilità
il tradimento di impegni e valori per inseguire altro:
Il Potere e, insieme, le possibilità di arraffare il Potere domani.

Per questo ora le chiacchiere imbroglio hanno nomi importanti, e sono:
il presidenzialismo, il semipresidenzialismo, l’elezione diretta
del Presidente della Repubblica, sì, un po’ di roba insomma,
per stravolgere definitivamente la nostra Costituzione.
Quando Letta il suo governo l’ha definitivo di servizio, forse
s’è dimenticato di chiarire di chi? Oggi, è chiaro, è al servizio
di Berlusconi, scopertosi statista per imporre il presidenzialismo. 
Per sé, of course. Anche perché è una fatica, spesso onerosa, 
garantire posti ai “clienti”.

Lasciamo ai Saggi il compito di lavorare sul presidenzialismo, 
ma concediamo all’Elettore, in questo campo istituzionale,  
il dovere di pretendere, prima di ogni scelta in senso presidenzialista,
nell’ordine: 

una riforma dei partiti, con obbligo di democrazia interna
e trasparenza assoluta nei bilanci e nella selezione della dirigenza;

una riforma del finanziamento pubblico, da legare esclusivamente alla libera scelta di ogni elettore nel destinare il suo 1 x mille;

una riforma del finanziamento privato, da consentire solo a iscritti
(non è ammissibile –spesso è un privilegio da ricco signore-
il finanziamento privato senza condivisione del progetto politico);

una riforma per la parità di genere, in ogni assemblea elettiva,
in ogni commissione di assemblee elettive, in ogni organo
di governo (con invito a riflettere sull’opportunità di sostituire
ogni potere monocratico -troppo spesso maschile-
con una struttura bicratica -sempre un uomo e una donna-);

una riforma elettorale secondo costituzione, per consentire
all’elettore di scegliere il suo candidato e la sua candidata.

Ma se, per un caso di collettiva insania nel governo, dovesse passare una riforma in senso presidenzialista con elezione diretta del Presidente della Repubblica, si abbia almeno il pudore di introdurre una semplice norma transitoria. Questa:
Può essere eletto Presidente della Repubblica, per i prossimi venticinque anni, esclusivamente ogni cittadina che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici”.
E sarebbe una norma liberatoria. Ad personam.

O no?

Severo Laleo

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