mercoledì 12 giugno 2013

La Costituzione, la cultura del limite e la prepotenza castale



La pretesa di nascondere dietro l’improbabile inadeguatezza della nostra 
Costituzione l’eclatante fallimento della Politica, soprattutto della classe dirigente 
di questa cosiddetta seconda Repubblica, dai Bossi ai Berlusconi con la servile 
appendice calderoliana, è davvero insopportabile. Al limite della sfrontatezza.
Si tende a giustificare l’incapacità di una classe politica ad agire secondo 
una condotta etico-politica ineccepibile nel rispetto della norma costituzionale, 
con la meschina trovata di “aggiustare” la Costituzione alla reale e palese 
inadeguatezza del personale politico, solo per una migliore e più snella 
manovrabilità del Potere. 

La nostra Costituzione non è un freno o peggio un impedimento alla realizzazione 
di una buona pratica di governo, e se l’elettorato distribuisce i voti in misura 
non gradita secondo le attese dei partiti (partiti? si fa per dire!) 
non è la Costituzione a dover cambiare, sono le modalità di proposta e di azione 
politica da parte dei partiti (innanzitutto diventando democratici, cioè con l’obbligo 
di praticare una trasparente e controllabile democrazia interna, 
appunto secondo Costituzione!) a dover cambiare.
.
La riforma dei partiti precede ogni tentativo di modifiche alla Costituzione. 
Un percorso diverso è segno di prepotenza antidemocratica, 
anche se gli artefici si dicono democratici.

La nostra Costituzione impone un limite alla nostra cultura democratica 
e alla nostra responsabilità politica: il rispetto, in caso di modifiche, 
delle procedure da essa previste. Anche per questi motivi aderisco al documento 
dei Comitati Dossetti per la Costituzione, di seguito riportato.

Comitati Dossetti per la Costituzione

La legge grimaldello contro la Costituzione grave errore del Governo e dei partiti


I Comitati Dossetti per la Costituzione denunciano come inammissibile il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri il 6 giugno 2013, che detta nuovi modi e tempi per la riforma della Costituzione in violazione dell'art. 138 della Carta.
Violazioni che  consistono, a tacer daltro:
1.      nel riconoscimento al Governo dellinusitato ruolo di proponente delle riforme costituzionali, per giunta coadiuvato da una commissione di esperti nominati dallo stesso Governo;
2.      nellaltrettanto inusitata imposizione di un limite temporale al procedimento di revisione, come se si trattasse dellapprovazione, con caratteri durgenza, di una legge ordinaria;
3.      nella diminuzione da tre mesi ad uno dellintervallo intercorrente tra la prima e la seconda approvazione del testo delle leggi di revisione costituzionale: un intervallo voluto espressamente dai Costituenti perché le eventuali modifiche costituzionali potessero essere adeguatamente discusse nellopinione pubblica prima della delibera definitiva delle Camere (nella quale, com’è noto, non è ammissibile la presentazione di emendamenti) .
Si è eccepito che queste modifiche verrebbero ad essere contenute in una legge costituzionale ad hoc. Questa non è però una valida giustificazione. Da un lato tali modifiche spiegherebbero infatti effetti permanenti con riferimento alla disciplina procedimentale delle future leggi costituzionali, per cui si tratterebbe di deroghe con effetti permanenti e cioè di vere e proprie modifiche surrettizie allart. 138; dallaltro il fatto che tali modifiche siano contenute in una legge costituzionale non significa alcunché perché le leggi costituzionali, non diversamente dalle leggi ordinarie, devono rispettare i limiti formali e sostanziali posti dalla Costituzione.  
Si tratta pertanto di una legge grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che la Costituzione stessa ha eretto a sua difesa, e che finché sono in vigore vanno rispettate. Essa contempla che in diciotto mesi vengano cambiati forma dello Stato, forma di Governo, Parlamento e lintero equilibrio fra i poteri dello Stato su cui riposano i diritti dei cittadini.
I Comitati Dossetti per la Costituzione, richiamandosi alla grande manifestazione di patriottismo costituzionale tenutasi a Bologna il 2 giugno con la partecipazione di popolo e rappresentanti di movimenti di massa, e dando seguito al loro appello del 2 maggio Giuristi contro la Convenzione, fanno presente al Governo ed alla maggioranza parlamentare che con tale disegno di legge, rispecchiante la mozione delle Camere del 29 maggio scorso, viene compiuto un gravissimo errore, a cui, tuttavia, sarebbe ancora possibile non dare corso.
La previsione e lauspicio, formulati da molti e dallo stesso Presidente della Repubblica che da qui a poco più di diciotto mesi si possa concludere l'iter delle riforme, sono tutti basati sul presupposto che il disegno di legge costituzionale, presentato ora al Parlamento, sia subito approvato e poi, nello spirito dellAlleanza manifestatasi il 29 maggio, sia definitivamente varato in seconda lettura alla fine di ottobre, con una maggioranza che superi i due terzi dei voti, in modo tale che sia esclusa la possibilità di indire il referendum confermativo.
In tal caso partirebbe subito la procedura di revisione, prima in un Comitato parlamentare di 40 membri e poi nelle aule parlamentari, dove il dibattito è pensato come rapido e formale.
Quanto al tipo di cambiamento, si va dalla forma di Stato, alla forma di Governo, al numero dei Parlamentari, al bicameralismo, fino alla corrispondente legge elettorale, mentre si affaccia il mito del presidenzialismo. Si tratta di materie in cui le posizioni presenti nel Parlamento e nel Paese sono le più diverse e contrastanti e che il Comitato dei 40 in pochi mesi dovrebbe ricondurre ad unità, in un momento di massima crisi del Paese e di minore corrispondenza, dal punto di vista rappresentativo, tra lelettorato ed il Parlamento eletto con la legge Porcellum. La stessa legge proposta dal governo mostra di avvertire l'anomalia di un cambiamento della democrazia e dello Stato fatto da una rappresentanza che non rispecchia proporzionalmente le componenti dellelettorato e che dunque può risolversi nellimposizione di una minoranza. Infatti la legge stabilisce che il Comitato dei 40 deve essere formato in modo da rispecchiare la proporzione fra i Gruppi, tenendo conto non solo dei loro seggi in Parlamento ma anche dei voti conseguiti alle elezioni politiche: segno che si vede la stortura ma non la si risolve; infatti questa correzione proporzionalistica che per la prima volta misura i rapporti fra i Gruppi parlamentari sulla base dei voti ricevuti e non dei seggi, riguarda solo il momento referente del lavoro del Comitato, ma non riguarda ovviamente il voto d'aula; questo poi avverrà non nella costituzionalmente obbligata doppia lettura a distanza di tre mesi l'una dall'altra, ma con il contingentamento dei tempi e l'arbitraria riduzione di tale intervallo ad un mese. A questo punto rimarrà solo il referendum confermativo, che in ogni caso potrà essere richiesto, ma sarà troppo tardi perché lelettorato, tormentato da una crisi gravissima e oberato da altri pensieri possa decidere con libertà di coscienza sulla sorte della Repubblica e del suo ordinamento democratico, piuttosto che essere trascinato in una sorta di plebiscito.
Tutto ciò dice come i prossimi 18-24 mesi saranno mesi di passione per la Costituzione e forse la sua ultima prova.
Dov’è allora lerrore? A parte lerrore che è nella cosa stessa, esso sta nel fatto che, anziché offrire, come si vorrebbe, una garanzia di durata al Governo Letta ed alla Grande Alleanza, la partita costituzionale così aperta diventa fonte della loro massima debolezza. Agli occhi di molti la questione diventa infatti il caso serio di una Repubblica democratica e rappresentativa che sta o cade, e quindi attinge unassoluta priorità a partire dal momento stesso in cui si comincerà a discutere in Parlamento la legge costituzionale di deroga allart. 138.
Non vi è chi non veda come tra i mezzi per fermare la riforma vi sia la procurata caduta del Governo, la dissoluzione della sua maggioranza e linsorgere di fratture nellambito degli stessi partiti della maggioranza, forse con le inevitabili dimissioni dello stesso Presidente della Repubblica.
I Comitati Dossetti per la Costituzione, per parte loro, si propongono le seguenti azioni:
1) esercitare una moral suasion per indurre i partiti di maggioranza del Parlamento  che tutti si richiamano alla democrazia ed alla libertà  a garantire che in seconda lettura la legge grimaldello non sia votata da una Santa Alleanza che raggiunga i due terzi dei voti, in modo che non sia esclusa la possibilità costituzionale del referendum popolare;
2) presentare o promuovere la presentazione, sin da questi mesi estivi, di singole leggi di revisione costituzionale che, su punti specifici, e senza travolgere lintero ordinamento:
- correggano il sistema bicamerale investendo la sola Camera del rapporto di fiducia col Governo;
- ridefiniscano il rapporto fra Stato, Regioni ed altre autonomie locali, ponendo rimedio alle negative esperienze fatte fin qui;
- ridisegnino il numero dei parlamentari;
- riscrivano lart. 81;
- stabiliscano un tetto di spesa per le spese militari ed un minimo di spesa per le spese scolastiche e formative;
- introducano il principio del reddito minimo di esistenza vitale;
- enuncino un criterio dindirizzo sui rapporti fra Italia ed Unione Europea, sopraggiunti dopo lentrata in vigore della Costituzione del 1948, criterio basato sul perseguimento dellunità vera e non solo economica dellEuropa e sulla salvaguardia della personalità, dei valori supremi e della qualità della vita della comunità di tutti gli abitanti della Penisola.
Altri temi specifici, se urgenti, potranno essere oggetto di singoli progetti di legge di revisione costituzionale, tutti sottoponibili, poi, separatamente a referendum popolare.
I Comitati Dossetti per la Costituzione suggeriscono al Governo ed ai partiti veramente desiderosi di un perfezionamento della nostra Costituzione che questa è la strada meno conflittuale col Paese e con la giovane tradizione costituzionale italiana, nonché la più rapida per raggiungere graduali e sicuri risultati di avanzamento istituzionale nella continuità dellordinamento democratico.
I Comitati Dossetti, infine, invitano tutte le associazioni, enti, sindacati, comunità culturali e religiose a mantenere vigile linteresse e la cura per la Costituzione ed i valori che in essa finalmente hanno raggiunto la soglia del diritto obbligante per tutti, e propongono che fin dora siano raccolti contributi volontari da depositare in un fondo presso la Banca Etica per far fronte alle future spese dei prevedibili referendum in cui si dovrà combattere la battaglia per la Costituzione.

Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Francesco Bilancia, Nicola Colaianni, Alfonso Di Giovine, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Alessandro Pizzorusso, Armando Spataro, Francesco Di Matteo, Tommaso Fulfaro, Sandro Baldini, Maurizio Serofilli, Luisa Marchini, Barbara Romagnoli, Beppe Giulietti, Francesca Landini, Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”,

Giovanni Battista Baggi, Umberto Andalini, Alfonso Gianni, Francesco Grespan, Stefano Sanchioni, Lidia Campagnano, Aldo Asvero Tropepi, Umberto Musumeci, Anna Biagini, Gabriella  Bentivoglio, Alda Busi, Maria Ricciardi Giannoni, Associazione Liberacitadinanza, Giuseppe Salmè, Forum Cittadini del Mondo R. Amarugi, Maurizio Buzzani, Bronzini Giuseppe, Mauro Bortolani, Ada Pallai, Pietro Galati, Tiziana Valpiana, Gian Carlo Poddine, Vilma Lucia Caon, Antonio Mammi, Comitato Dosseti per la Costituzione di Casalgrande (RE), Marialba Pileggi, Romolo Tamburrini, Innocenza Indelicato, Ilaria Cornetti, Giulia Venia, Gaetano Bonifacio, Umberto Baldocchi, Franco Ronconi, Roberto Riverso, Eleonora Bellini, Gioacchino La Greca, Sebastiano Gulisano, Silvia Maggi, Vittorio Campanelli, Irene Del Prato, Doria Di Caprio, Alfonso Sabin, Matteo Cerutti Soia, Bartolo Angiani, Enrico Peyretti, Franco Borghi, Luisella Basso Ricci, Angelo Ciprari, Teresa Lapis, Ignazio Giovanni Patrone, Stefano Celli, Giulio e Lucia Sica, Nicoletta Gandus, Lanfranco Peyretti, Carlo Ridolfi, Carlo Ferraris, Massimo Torelli, Carlo Cappellari, Pierpaolo Loi, Antonio Porro, Antonio Boncristiano, Dignatici Patrizia, Stocco Giuseppe, Fabio Massimiano, Tonino Venturi, Dora Marucco, Nadia Norcini, Corrado Gregori, Silvia Manderino, Paolo Ferrari, Lorella Amigoni,

Roma, 10 giugno 2013

Il documento è aperto alle firme di altri giuristi associazioni e cittadini; chi voglia sottoscriverlo può farlo al linkhttp://www.economiademocratica.it/ oppure al link  http://www.comitatidossetti.it/ utilizzando lapposito spazio dei commenti, anche semplicemente scrivendo "aderisco".


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