Se
la conversazione tra Vendola e il lesto
gorilla antistampa dei
Riva ha avuto
e ha tanti esegeti è
per una ragione semplice: il Vendola
di quella vecchia telefonata
fa
ancora notizia, e tra molti iscritti ed
elettori di Sel fa anche
scandalo,
perché Vendola, pur politico, è comunque
una persona degna di stima.
Ed
è così, sicuramente. Ancora oggi. Trascinare Vendola
in una complicità più ampia e terribile con
i Riva (anche se l’intervento
di Alessandro Marescotti
racconta una verità diversa) sembra fuori luogo.
Almeno si spera.
In verità, ognuno di noi, in situazioni di non controllo, e forse di soggezione,
rischia
sempre di cadere in errore. Succede
un po’ a tutti. Questa volta è
successo
a Vendola. E ancora
una volta, purtroppo, con il potente di turno, anzi
con un’ombra del potente di turno. Per questo le parole
di Hutter
su ilfattoquotidiano.it, a difesa ad oltranza di un errore palese,
debordante,
sono stonate. E inutili.
Scrive Hutter: “La
conversazione privata è una mossa
di teatro,
di diplomazia, per attenuare un
conflitto sul piano pubblico e fattuale.
E’ esattamente questo il caso
della telefonata di Vendola ad Archinà.
Per dirla in parole semplici, a
me sembra evidente che Vendola sta prendendo
in giro Archinà quando
si complimenta per lo scatto felino attuato
per impedire le
domande ad alcuni giornalisti…
Non
ho bisogno di interrogare Vendola, mi basta conoscere un pochino
le cose
del mondo, per capire che quella telefonata era una captatio
benevolentiae, fatta con tutte le caratteristiche rituali della
stessa
(una battuta contro l’avversario del momento dell’interlocutore,
una dichiarazione di stima all’interlocutore, una cordialità ridanciana)
ed esercitata in quel giorno probabilmente anche per mettere le mani
avanti,
per evitare che Riva – all’epoca incontestato – potesse dire
che il presidente
di
Regione più a sinistra d’Italia si negava, si defilava, non
dialogava”.
No, non è possibile, è una difesa
insensata: per Hutter, Vendola diventa un attore
di consumata diplomazia,
impegnato, alla stregua di ogni altro potente politico
italiano, in una ridanciana,
un po’ sguaiata, captatio benevolentiae.
In verità,
la captatio benevolentiae,
in genere mai sguaiata, al contrario bonaria e
subdola,
non la si esercita, da parte di un mite,
qual è Vendola, nei confronti
di un prepotente dal gesto
violento diretto a zittire. La stampa libera.
Anche
a me è capitato di vedere,
insieme ad altri, la scena nella quale un ingegnere
(si fa per dire!) energumeno dei Riva strappa
di mano a un giornalista impertinente
il
microfono irrispettoso nel domandare a un Riva
di ghiaccia indifferenza dei morti
di tumori a Taranto. E’
scoppiato a ridere divertito, così per istintiva leggerezza,
il mio amico Luigi, per quella destrezza maneggiona. A
Daria, al contrario,
nonna di Giacobbe, è scappato un
profondo e rabbioso grido:
”Ma questi davvero so’ mafiosi, altro che
imprenditori! Sono da paura!”
Il mio sorriso di contagio si è bloccato sul nascere.
Daria,
la nonna, ha perfettamente ragione.
Oggi, con le sue scuse al giornalista,
Vendola si vergogna
dell’inusitata
sua captatio benevolentiae,
riconosce l’aggressore e ne prende le distanze,
conciliandosi finalmente, e giustamente, con
nonna Daria.
Eppure esiste
una soluzione per non cadere in simili inconvenienti. Questa:
quando gli
amministratori parlano dei problemi degli amministrati le conversazioni
devono
avvenire in luoghi deputati e/o devono essere sempre controllabili da tutti
gli
amministrati. Si chiama trasparenza. Il mio amico Scapece mi racconta
di un
amministratore di un piccolo paese il quale, antesignano della trasparenza,
prometteva e garantiva ai suoi
elettori semplicemente questo: "In
giunta,
nei colloqui con i politici, con gli
imprenditori, con gli amministratori regionali
e
nazionali dico soltanto ciò che posso ripetere a voi in un pubblico comizio
e mi comporto come mi comporto con voi".
Erano gli anni 80, ed era una cosa
"normale" per chi, berlingueriano,
s’adoperava per rispondere con il proprio agire
alle istanze della “questione morale”.
Poi il
berlusconismo ha cancellato
e omologato tutto. Vendola, anche se ha sbagliato –e l’ammissione
gli restituisce
integrità- appartiene a quella generazione impegnata per la
trasparenza
e di trasparenza
saprà dare piena testimonianza.
O no?
Severo Laleo
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