sabato 16 novembre 2013

Nichi Vendola, il gorilla e nonna Daria



Se la conversazione tra Vendola e il lesto gorilla antistampa dei Riva ha avuto 
e ha tanti esegeti è per una ragione semplice: il Vendola di quella vecchia telefonata
fa ancora notizia, e tra molti iscritti ed elettori di Sel fa anche scandalo, 
perché Vendola, pur politico, è comunque una persona degna di stima.
Ed è così, sicuramente. Ancora oggi. Trascinare Vendola
in una complicità più ampia e terribile con i Riva (anche se l’intervento 
di Alessandro Marescotti racconta una verità diversa) sembra fuori luogo. 
Almeno si spera. 
In verità, ognuno di noi, in situazioni di non controllo, e forse di soggezione, 
rischia sempre di cadere in errore. Succede un po’ a tutti. Questa volta è successo 
a Vendola. E ancora una volta, purtroppo, con il potente di turno, anzi 
con un’ombra del potente di turno. Per questo le parole di Hutter 
su ilfattoquotidiano.it, a difesa ad oltranza di un errore palese, debordante, 
sono stonate. E inutili. 
Scrive Hutter: “La conversazione privata è una  mossa di teatro,
di diplomazia, per attenuare  un conflitto sul piano pubblico e  fattuale
E’  esattamente questo il caso della telefonata di Vendola ad Archinà. 
Per dirla in parole semplici, a me sembra evidente che Vendola sta prendendo 
in giro Archinà  quando si complimenta per lo scatto felino attuato 
per impedire le domande ad alcuni giornalisti…
Non ho bisogno di interrogare Vendola, mi basta conoscere un pochino 
le cose del mondo, per capire che  quella telefonata era una captatio  
benevolentiae, fatta con tutte le caratteristiche rituali della stessa 
(una battuta contro l’avversario del momento dell’interlocutore, 
una dichiarazione di stima all’interlocutore, una cordialità ridanciana) 
ed  esercitata in quel giorno probabilmente anche per mettere le mani avanti, 
per evitare che Riva – all’epoca incontestato – potesse dire che il presidente
di Regione più a sinistra d’Italia si negava, si defilava, non dialogava”.
No, non è possibile, è una difesa insensata: per Hutter, Vendola diventa un attore 
di consumata diplomazia, impegnato, alla stregua di ogni altro potente politico
italiano, in una ridanciana, un po’ sguaiata, captatio benevolentiae. In verità, 
la captatio benevolentiae, in genere mai sguaiata, al contrario bonaria e subdola,
non la si esercita, da parte di un mite, qual è Vendola,  nei confronti 
di un prepotente dal gesto violento diretto a zittire. La stampa libera.

Anche a me è capitato di vedere, insieme ad altri, la scena nella quale un ingegnere 
(si fa per dire!) energumeno dei Riva strappa di mano a un giornalista impertinente
il microfono irrispettoso nel domandare a un Riva di ghiaccia indifferenza dei morti 
di tumori a Taranto. E’ scoppiato a ridere divertito, così per istintiva leggerezza, 
il mio amico Luigi, per quella destrezza maneggiona. A Daria, al contrario, 
nonna di Giacobbe, è scappato un profondo e rabbioso grido:
Ma questi davvero so’ mafiosi, altro che imprenditori! Sono da paura! 
Il mio sorriso di contagio si è bloccato sul nascere.
Daria, la nonna, ha perfettamente ragione.

Oggi, con le sue scuse al giornalista, Vendola si vergogna dell’inusitata 
sua captatio benevolentiae, riconosce l’aggressore e ne prende le distanze,
conciliandosi finalmente, e giustamente, con nonna Daria.

Eppure esiste una soluzione per non cadere in simili inconvenienti. Questa: 
quando gli amministratori parlano dei problemi degli amministrati le conversazioni 
devono avvenire in luoghi deputati e/o devono essere sempre controllabili da tutti 
gli amministrati. Si chiama trasparenza. Il mio amico Scapece mi racconta
di un amministratore di un piccolo paese il quale, antesignano della trasparenza, 
prometteva e garantiva ai suoi elettori semplicemente questo: "In giunta,
nei colloqui con i politici, con gli imprenditori, con gli amministratori regionali 
e nazionali dico soltanto ciò che posso ripetere a voi in un pubblico comizio
e mi comporto come mi comporto con voi". Erano gli anni 80, ed era una cosa 
"normaleper chi, berlingueriano, s’adoperava per rispondere con il proprio agire 
alle istanze della “questione morale”. Poi il berlusconismo ha cancellato 
e omologato tutto. Vendola, anche se ha sbagliato –e l’ammissione gli restituisce 
integrità- appartiene a quella generazione impegnata per la trasparenza  
e di trasparenza saprà dare piena testimonianza.
O no?

Severo Laleo

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