lunedì 18 novembre 2013

Ssst! In Svizzera i comunisti



Era ora. La “cultura del limite” avanza e produce proposte tra i giovani socialisti 
(Juso) della Svizzera. Appartiene al coraggio moderno e civile  dei giovani socialisti 
svizzeri l’idea di definire, per legge, un principio di trasparenza e di controllo 
delle retribuzioni  all’interno di un’azienda. La proposta è di porre un  “limite”, 
appunto,  alla retribuzione di un manager d’azienda, nel rispetto di questo 
rapporto: nessun dirigente/manager può superare di 12 volte il salario minimo 
convenuto nella stessa azienda. Un principio di grande civiltà. Ed è, insieme, 
il ritorno del controllo della Politica, cioè della polis, della città, sugli “affari” 
dell’economia, in questo caso dell’impresa, perché l’incremento senza limiti 
della forbice tra le retribuzioni tende a produrre, attraverso ingiustificabili 
disuguaglianze, disordine sociale. E assordante ingiustizia.
Se fossi cittadino svizzero, sarei contento di portare il mio voto, nel prossimo 
referendum del 24 Novembre, a favore del “limite”. Ma il mondo della “libera 
iniziativa”, insieme ai partiti diventati “impresa”, è già pronto alla battaglia 
a difendere il “libero” mercato del lavoro e la sua “flessibilità”, e, se necessario, 
anche con la minaccia di delocalizzazione (gli imprenditori sono i più convinti 
cosmopoliti oggi!).
In realtà, e a onor del vero, qualche anno fa, un po' troppi for, credo ai tempi 
di Bertinotti segretario di Rifondazione, in Italia, si tentò di raccogliere firme 
per una proposta di legge di iniziativa popolare di simile natura, e credo solo 
per il settore a controllo pubblico, con la quale si indicava, per il dirigente statale 
al massimo grado, una retribuzione non superiore a 10 volte la retribuzione minima
stabilita dalle tabelle stipendiali nella pubblica amministrazione. E il limite, 
così definito, era da estendere a dirigenti d'azienda, agli amministratori delegati, 
ai magistrati, ai parlamentari e ai ministri.  Ma non ebbe fortuna. Erano tempi 
di furiosi desideri di ricchezza smodata. E di voglia di berlusconismo.
Ora, anche nel Parlamento italiano, grazie a Sel, proprio sull'esempio dei socialisti 
svizzeri, giace una proposta di legge, simile nell’ispirazione, anche se, e bisogna
lamentarsi di questo a sinistra, a produrre la proposta non è stata tanto un’idea 
politica forte, a priori, della giustizia sociale, quanto la conseguenza di un diffuso 
malessere sociale, e di rabbia impotente, di fronte a inaccettabili, indifendibili 
sperequazioni nelle retribuzioni. Ed è inutile fare i soliti nomi, perché indirizza 
la rabbia, e scarica l’intelligenza dell’agire politico, verso un bersaglio sbagliato, 
perché la sperequazione stipendiale non è un problema della “persona”, 
ma di cultura sociale e politica di un Paese. E comunque di sistema fiscale
inadeguato. La democrazia senza “cultura del limite” è falsa e infelice.
E nel futuro prossimo, anche attraverso un nuovo sistema fiscale, 
dovrà pur porsi un “limite” alla povertà.
O no?

Severo Laleo

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