venerdì 21 febbraio 2014

Renzi, parità uomo/donna e bicratismo



Per l’Italia è senza dubbio una novità la parità uomo/donna
in un Governo, e il merito è tutto del Primo Ministro Renzi
(avrà pur qualche merito questo giovane uomo politico, o no?).
E’ ormai una sua costante.
E non può più dirsi solo per un’immagine di novità a tutti i costi.
La sua scelta, non facile a livello di governo centrale, è apprezzabile
e condivisibile, almeno sul piano della politica istituzionale.
Ma, al di là di Renzi, la parità è ancora la scelta di una persona
in solitudine, ancora una scelta dipendente dalla volontà del Premier.
Anche Hollande, rispettando la promessa elettorale,
aprì il suo esecutivo a donne e uomini in numero pari.
Ma pur resta la sua una “graziosa” concessione.

E’ tempo di andare oltre.
Qualcosa non convince in questa parità uomo/donna al Governo,
elargita per decisione di un Premier. A dire il vero, la parità
uomo/donna, in un organo di governo collegiale,
appare, ed è, ancora una decisione personale e “illuminata
di un “organo monocratico”, a prescindere dal suo “genere”.
La parità non può più dipendere dalla soggettività del Premier:
deve diventare una norma. Deve diventare normalità.

Se non irrompe, la parità uomo/donna, anche nel livello
monocratico” di ogni “governo”, la nostra società continuerà a restare
imbrigliata nelle antiche strutture di potere di produzione maschile.
La scalata alla parità uomo/donna attraverso le quote rosa
non riuscirà mai a scalfire la struttura maschilista 
della nostra organizzazione sociale, se non spezza il monocratismo.

E vorrei ripetere. Per aprire una via possibile al cambiamento
della società, anche nella direzione dell’estensione della democrazia
e della trasparenza, e soprattutto della formazione di una decisione
pubblica non più condizionata/dominata da una cultura di genere maschile,
in tutte le “sedi/luoghi” di natura decisoria di pubblica utilità
la presenza uomo/donna non può non essere pari, anzi, dovrà essere pari.
In realtà, il monocratismo, il potere/dominio, cioè, di uno solo,
anche per via democratica, è proprio l’esito peggiore del maschilismo,
con tutte le sue degenerazioni, dal leaderismo carismatico 
all’uomo della Provvidenza.
Il maschilismo cade solo insieme al monocratismo.
Forse solo il bicratismo perfetto potrà segnare una nuova stagione di cambiamento.
O no?
Severo Laleo


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