Credo
non sbagli la Campana, anzi, ha
tutte le ragioni del mondo
quando
sostiene che “capo” è epiteto diffuso
e bonario.
Quasi
affettuoso. E senza malizia. E’ una questione di costume.
Sì,
un costume italiano. E solo in Italia è davvero molto diffuso.
Non
c’è niente di male, appunto.
“Io dico sempre così –si giustifica la Campana- che c’entra?”
Gli
italiani, si sa, sono un popolo di tanti piccoli “capi”,
spesso
al servizio di un altro “grande capo”, sempre maschio,
qualunque
colore vesta, qualunque ruolo svolga.
E’
una vecchia colpa, tragica, incorreggibile
solo
attraverso la politica, perché ogni “capo”, anche se nuovo,
continua
a vestire i panni del “capo” salvatore.
E
il fatto è ben noto anche ai nostri “fratelli
senegalesi”.
Invero,
gli ambulanti di origine africana e non solo,
quando
in strada si rivolgono al maschio italiano
per
aprire un contatto di “vendita” di
rapida mercanzia,
usano,
tra il simpatico e l’adulatorio canzonante,
il
termine "capo": "Capo,
un attimo solo, capo..."
"Grazie,
grande
capo!" "Ciao, capo!"
Chissà
forse per ottenere più facilmente udienza, attenzione,
e
buona disposizione d'animo. E forse perché tutti i “senegalesi”,
qualunque
sia la terra d’origine,
hanno
ben capito il vizio d’animo di noi italiani,
e
hanno intuito la nostra aspirazione a diventare/essere “capi”
così,
a furia di dire “capo, capo”, solleticano il nostro
infantilismo.
E
giocano con noi, sorridenti, ma senza farsi “schiavi”.
Mai.
E per fortuna di tutti.
Ma
il popolo italiano è per la gran parte ancora un popolo di “capi”,
è
ancora un popolo non abituato a confrontarsi alla pari con gli altri,
nel
rispetto di regole civili, trasparenti e uguali per tutti,
e
per questo, quando non ha/afferra il
comando del capo,
spesso arretra per viltà a schiavo.
E
di fronte a un altro “capo” ha sempre paura di perdere,
e
per non perdere, in silenzio e complice,
acquatta
a rate la sua intelligenza al potere del “grande
capo”.
E
chiede/accoglie benevolmente i suoi “favori”, chiudendo un occhio,
se
non entrambi. “Familismo amorale” e “danarismo avvilente”.
E’
anche un comportamento figlio del metodo del “ghe pensi mi”,
in
Italia sempre all’opera, arrogante, veloce, senza lacci e laccioli.
In
una parola italiana, un comportamento mafioso.
Forse
quando in Italia crescerà la cultura
liberale, a destra e a sinistra,
e risolta sarà per regole e abiti la questione morale,
nessun “senegalese” dirà più per strada “grande capo”.
E
nessuna “campana” suonerà più baci per il suo “capo”.
E
sarà il giorno della democrazia tra persone libere, alla pari,
senza
gore di mafia.
O
no?
Severo
Laleo
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