lunedì 22 dicembre 2014

Una sovranità conviviale per un’opposizione intransigente



Grazie all’originale e sempre interessante rassegna stampa
Cogito, ergo sum - idee e riflessioni contemporaneea cura
della Fondazione Roberto Franceschi, ogni domenica
si ha la possibilità di leggere su svariati campi
del nostro vivere quotidiano più articoli utili a tener vivo
il pensiero e libera l’azione.
Questa volta attira l’attenzione un intervento in campo politico
di Luciano GallinoUno Tsipras per l’Italia” uscito il 16 scorso
su “la Repubblica”.
Scrive Gallino: “Tra coloro che hanno partecipato alle dimostrazioni
per lo sciopero di venerdì 12 dicembre si contano forse numerosi elettori
potenziali per lo sviluppo di una nuova ampia formazione politica,
in grado di opporsi alle catastrofiche politiche di austerità imposte
da Bruxelles e supinamente applicate dal nostro governo. Non si tratta
di fare un esercizio astratto sul futuro del nostro sistema politico.
Se una simile forza di opposizione non si sviluppa, quello che ci attende
è un ulteriore degrado dell’economia e del tessuto sociale, seguito da rivolte 
popolari dagli esiti imprevedibili. Il governo è seduto su un vulcano,
e intanto gioca a far “riforme” che peggiorano la situazione”.
E, per la realizzazione di un fronte di opposizione severa
e convincente all’ottusa austerità dell’Europa, invita
a osservare/seguire i movimenti di opposizione politica
nati, e cresciuti rapidamente, sia pure con modalità differenti,
in Grecia e in Spagna, Syriza e Podemos, i cui programmi
appaiono essere più solidamente social-democratici, concreti 
e adeguati alla situazione attuale della Ue e alle sue cause di quanto 
qualsiasi altro partito europeo abbia finora saputo esprimere”. 
E si chiede: “Al lume delle esperienze di Syriza e Podemos, come
si presenta la situazione italiana? Sulle prime si potrebbe pensare
che quanto rimane di Sel, di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, 
insieme con qualche transfuga del Pd, potrebbe dar origine a una coalizione 
simile a quella di Syriza. Purtroppo la storia della nostra sinistra è costellata
da una tal dose di litigiosità, e da un inesausto desiderio di procedere 
comunque a una scissione anche quando si è rimasti in quattro,
da non fare bene sperare sul vigore e la durata della nuova formazione.
Si può solo sperare che la drammaticità della situazione spinga in futuro
a comportamenti meno miopi, ma per farlo bisogna davvero credere 
nell’impossibile. E, alquanto scettico, quasi riducendo il discorso
a una questione di leader, conclude: In ogni caso
non si vede, al momento, da dove potrebbe arrivare la figura di un leader 
simile a Tsipras o a Turrión, colto, agguerrito sui temi europei, capace
di farsi capire e convincere, esponendo al pubblico in modo accessibile
dei temi complessi”.

Indubbiamente il “leader” (sia singolo/monocratico sia duale,
in coppia, un uomo e una donna -è solo un auspicio per il futuro!-)
ha sempre una sua funzione da svolgere, anche di facilitatore
di comprensione di “temi complessi”, ma per un’opposizione intransigente, 
e nuova, e di sinistra, e socialdemocratica, non può essere 
più l’abile “comunicatore/decisore” da spendere nel mercato 
del voto per conquistare/rastrellare consensi grazie soprattutto
ai “suoi”, del leader,  modi/carattere/linguaggio/cultura.
Un leader carismatico non è bastante, per opporsi, a dovere,
al fine di un cambiamento di regole e azioni in Europa,
senza il coinvolgimento diretto e partecipe e sofferente
di una comunità viva di “persone alla pari” in empatia.
Al contrario, il leader carismatico è solo l’ultima opportunità
per il neoriformismo di restaurazione di imporre dall’alto,
a scapito del dibattito democratico diffuso, le sue scelte
contro i diritti delle persone.
Se una speranza s’apre per un’opposizione forte, capace
di indicare le vie per il miglioramento delle condizioni
economiche di tutti, definendo i limiti per una sostenibile diseguaglianza
non è per l’apparizione di un leader,
ma è grazie alla diffusione, nella Grecia della crisi
e della miseria, di nuove comunità di solidarietà;
ed è grazie alla diffusione, nella Spagna degli indignados,
dei circoli di Podemos dove si sperimenta dal vivo
la pratica del protagonismo popolare, in contrasto netto
con altri luoghi della politica italiana dove prevale
il continuo scontro tra rari elettori al seguito di un “capo”.

Gli indignados e i syriziani non sono dei “seguaci
di un leader, sono persone autoliberatesi, per la durezza della crisi, 
dai giochi della “casta politica” e hanno voglia e forza, 
con una partecipazione in piena trasparenza, di trasformare la semplice 
sovranità elettorale di un voto rituale per un leader,
(un voto spesso non “uguale”: la corsa infatti verso sistemi elettorali 
extramaggioritari per la riduzione degli spazi della democrazia
è il progetto più pericoloso del neoriformismo di restaurazione),
in una più radicata, paritaria, senza condizionamenti economici, 
sovranità conviviale. Che è la vera modalità della democrazia.
Ora anche in Italia, leader o non leader, per fortuna sono tantissime 
le persone autoliberatesi,  siatra coloro che hanno partecipato 
alle dimostrazioni per lo sciopero di venerdì 12 dicembre” sia tra coloro
che non hanno partecipato al voto in Emilia e Calabria, e hanno tanta 
voglia di fare democrazia, cioè di esercitare, insieme,
“ la capacità di decidere tra tutti ciò che é di tutti”.

O no?

Severo Laleo

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