Tutto condivisibile il suo Editoriale.
D'accordo Direttore.
La Repubblica continuerà ad essere un giornale
criticamente
impegnato nell'estendere le libertà.
Eppure qualcosa d'antico, sempre lungo la linea
immutabile
del conservatorismo, scorre nel suo discorso.
Basti quest'elenco (inevitabile, ma non
necessariamente) di persone:
Scalfari (la lezione del fondatore), Mauro
(esempio di dedizione),
ora Calabresi (con la sua valigia), e Montaigne, e
Lippmann,
e Bornstein...
Perché riteniamo "normale" la solitudine
del Direttore
(maschio, quasi sempre, rarissimamente donna, e
comunque,
uomo o donna, sempre "gran solitari"!)?
Perché non alleggerire l'eroica solitudine del
direttore
con una condirettrice?
Esiste un'ipotesi di innovazione in questo campo?
Ad esempio, una direzione duale: un uomo e una donna.
Forse il monocratismo maschilista è anche una
lontana concausa
della "grande
banalizzazione" dell'oggi.
O no?
Buon lavoro!
Severo Laleo
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