Davvero strano il nostro Paese. Anche per l’uso
della lingua,
specie quando è nelle mani della classe dirigente politica. Non da oggi.
Si sa, in politica, il dire non sempre corrisponde al fare, e spesso serve
a perpetuare il vecchio con le mentite spoglie del nuovo.
Il vecchio è vischioso, si sa, ma il nuovo già fatica a svincolarsi dalla pania.
a perpetuare il vecchio con le mentite spoglie del nuovo.
Il vecchio è vischioso, si sa, ma il nuovo già fatica a svincolarsi dalla pania.
Purtroppo niente cambia nella cultura politica di questo
Paese.
Un Paese da sempre senza una profonda educazione
comune liberale,
(anzi in questo campo abbiamo toccato il fondo:
a parlare di “Rivoluzione
Liberale” è stato Berlusconi, che altro dire!),
un Paese attento esclusivamente alla coltivazione
del proprio orticello,
pronto a chiudere un occhio o due, un Paese privo del senso
del Bene Comune, con una
cultura (si fa per dire) intrisa dappertutto
di familismo
amorale, e molto spesso di maschilismo da scettro
del Comando, a volte sporcaccione.
In un Paese dall'inesistente senso civico*,
facilmente le parole perdono
significato. E tra il dire e il conseguente fare s'aprono falle.
Tuttavia, prima di entrare nel merito, s’impone una precisazione,
solo per non trovarsi senza merito nell'albo dei “gufi”:
il discorso per un caso tocca questo Governo, e non è di proposito
contra Renzim, al contrario si tratta di una riflessione generale,
valida oltre la situazione attuale. Valida, per principio, sia sul piano
dell’uso della lingua e della sua correttezza semantica, sia sul piano
della conseguente irreprensibilità di comportamento. In breve,
è solo colpa della cronaca se il discorso tocca Guidi, Renzi, Boschi;
e non è polemica del momento, ma discorso pedagogico
(si spera, con qualche presunzione).
Tuttavia, prima di entrare nel merito, s’impone una precisazione,
solo per non trovarsi senza merito nell'albo dei “gufi”:
il discorso per un caso tocca questo Governo, e non è di proposito
contra Renzim, al contrario si tratta di una riflessione generale,
valida oltre la situazione attuale. Valida, per principio, sia sul piano
dell’uso della lingua e della sua correttezza semantica, sia sul piano
della conseguente irreprensibilità di comportamento. In breve,
è solo colpa della cronaca se il discorso tocca Guidi, Renzi, Boschi;
e non è polemica del momento, ma discorso pedagogico
(si spera, con qualche presunzione).
1. L’emendamento sacrosanto.
Se la competente
Ministra Guidi (è nel ramo industriale, si può dire,
dalla nascita), per aver, pare, concordato un emendamento
sacrosanto
con la scrupolosa
Boschi (attenta, per sua ammissione,
a non subire
i condizionamenti dei “Poteri Forti”), e con l’appoggio pieno
del suo Premier (anzi, in confessione presso l'Annunziata, il Premier
rivendica la paternità dell'emendamento), se la Ministra Guidi,
attenta, quindi, a seguire, per dovere d'ufficio, un sacrosanto emendamento,
è stata costretta alle dimissioni, solo per l'intercettazione
di una sua telefonata, innocente, in buona fede,
è stata costretta alle dimissioni, solo per l'intercettazione
di una sua telefonata, innocente, in buona fede,
di affettuosa premura, nell'anticipare il già noto,
al suo compagno, qualcosa non torna.
al suo compagno, qualcosa non torna.
Se l’emendamento è sacrosanto, se esiste
l’accordo nel Governo,
se la volontà diretta del Premier è tutta nell'emendamento,
se la telefonata è tra conviventi (e non
conniventi),
se non rivela segreti, se “sacrosanto”, a leggere il Dizionario Treccani,
vuol dire: “certissimo, giusto, ben fatto o ben detto, meritato”,
perché la Ministra Guidi è stata costretta alle dimissioni?
Per una telefonata intorno al sacrosanto emendamento?
Il sacrosanto è sacrosanto. Sempre. Eppure non giunge mai furtivo, nottetempo.
Per una telefonata intorno al sacrosanto emendamento?
Il sacrosanto è sacrosanto. Sempre. Eppure non giunge mai furtivo, nottetempo.
O no?
2. La trasparenza
L’idea di aprire la Pubblica Amministrazione alla Trasparenza
è ormai vecchia di decenni. E, per giunta, è
diventata, a ripetizione,
un ‘idea da sfruttare, comunque, da parte di più partiti,
in ogni campagna elettorale, per convincere cittadine/i sempre
più deluse/i, non a torto, dal ceto politico, a partecipare
e a schierarsi con il voto. E si crede, a buona ragione, sia diventato
un costume d’obbligo di ogni amministratore.
un ‘idea da sfruttare, comunque, da parte di più partiti,
in ogni campagna elettorale, per convincere cittadine/i sempre
più deluse/i, non a torto, dal ceto politico, a partecipare
e a schierarsi con il voto. E si crede, a buona ragione, sia diventato
un costume d’obbligo di ogni amministratore.
Eppure, anche in presenza di leggi da tempo
approvate,
la Trasparenza
tarda a mostrarsi proprio nella Pubblica Amministrazione
e nella Politica. Così l’idea semplice, civile, moderna,
naturale in democrazia, di aprire ogni atto della Pubblica Amministrazione
alla pubblica visione, diventa materia controversa. Addirittura da Tribunale.
e nella Politica. Così l’idea semplice, civile, moderna,
naturale in democrazia, di aprire ogni atto della Pubblica Amministrazione
alla pubblica visione, diventa materia controversa. Addirittura da Tribunale.
E capita così, anche ad Amministrazioni di antica
tradizione democratica,
è il caso di Firenze, di incartarsi opacamente proprio sull’idea
di Trasparenza. Ora, se la Trasparenza è insita, per legge e per cultura,
a ogni atto/documento della Pubblica Amministrazione,
perché tanta resistenza? Perché per avere la possibilità di vedere,
leggere, approvare, criticare gli scontrini delle spese di Renzi sindaco
è il caso di Firenze, di incartarsi opacamente proprio sull’idea
di Trasparenza. Ora, se la Trasparenza è insita, per legge e per cultura,
a ogni atto/documento della Pubblica Amministrazione,
perché tanta resistenza? Perché per avere la possibilità di vedere,
leggere, approvare, criticare gli scontrini delle spese di Renzi sindaco
(la cronaca tocca ora Renzi, ma il discorso è per tutti, sempre)
è stato necessario l’intervento del Tar?
La Trasparenza è trasparenza e non ha bisogno di
sentenze del Tar**.
O no?
Severo Laleo
*Scrive Pasquino
il 24 Marzo nel suo Blog “Qualcosacheso”
“A mio modo di vedere, la scomparsa delle culture
politiche in Italia è dovuta anche
alla povertà dell’insegnamento della storia e della Costituzione e all’impossibilità
di discutere di politica, delle ‘cose che avvengono nella polis’, nelle scuole
di ogni ordine e grado della Repubblica. Molto ambiziosa, ma assolutamente importante,
sarebbe una ricerca a tutto campo su quello che è avvenuto nelle scuole italiane
negli ultimi due o tre decenni. Non possiamo aspettarci che “La buona scuola”
recuperi il tempo perduto né che riesca a formare cittadini politicamente consapevoli,
ma, almeno, salviamoci quel che resta dell’anima, evidenziando la carenza di base:
l’inesistenza di senso civico, con tutte le conseguenze relative, uso un termine per tutto,
alla corruzione della Repubblica”.
**Interessante nel merito questa riflessione di Paola Caporossi su HP
alla povertà dell’insegnamento della storia e della Costituzione e all’impossibilità
di discutere di politica, delle ‘cose che avvengono nella polis’, nelle scuole
di ogni ordine e grado della Repubblica. Molto ambiziosa, ma assolutamente importante,
sarebbe una ricerca a tutto campo su quello che è avvenuto nelle scuole italiane
negli ultimi due o tre decenni. Non possiamo aspettarci che “La buona scuola”
recuperi il tempo perduto né che riesca a formare cittadini politicamente consapevoli,
ma, almeno, salviamoci quel che resta dell’anima, evidenziando la carenza di base:
l’inesistenza di senso civico, con tutte le conseguenze relative, uso un termine per tutto,
alla corruzione della Repubblica”.
**Interessante nel merito questa riflessione di Paola Caporossi su HP
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