Al di là di un originale, non sempre felice, stile
nel linguaggio,
l’ex Ministra Guidi
sembra appartenere al novero delle persone “perbene”,
quantunque finisca per essere un vaso di terracotta, costretta …
Non si sa bene se diventa Ministra solo ed
esclusivamente
per meriti suoi (in verità, le condizioni di
partenza sono per Lei
molto favorevoli), certo si trova ad essere inserita
in un ingranaggio al quale sembra essere, per un intimo,
originario,
sentire personale, estranea. Forse perché non riesce a liberarsi
del tutto della carne della differenza. Per
fortuna.
Spesso (non sempre in verità, e il pensiero, ad
esempio, corre
a Tina
Anselmi) capita di vedere, nella presenze femminili
nei luoghi decisionali e nelle sedi del Potere, un
pieno, totale schiacciamento,
consapevole, accolto, non distratto dalla carne
della differenza, sul dinamismo competitivo,
utilitario, famelico
di risultati e per questo, per cecità, a volte
violento,
del Cerchio Maschio. L’ex Ministra Guidi, al confronto,
appare una lucida femminista, non per scelta, ma
perché s’accorge,
nel frastuono interessato intorno alla sua persona, a partire
dall'analisi
dei comportamenti del suo “compagno”,
della mano manipolante
del maschilismo imperante, e della sua diffusa cultura. In
contrasto
con questa cultura anche le lacrime non dominate
della responsabile della politica estera europea Mogherini mostrarono,
in diretta, la libertà di svelamento di una differenza di carne.
Al di là di ogni sua scelta
politica.
Proprio dal germogliar nuovo di questa differenza di
carne,
troppo spesso compressa, nascosta, sacrificata, a
volte per amore,
oppure totalmente annullata, cancellata nella sua esistenza,
da quel dire maschio “l’emendamento è mio…”, nascono
i giudizi severi
di Guidi sul Cerchio Maschio, e severi perché non escono
da una dichiarata visione politica o etica (e
sarebbe stato auspicabile),
ma dalla carne della differenza.
Forse la vittima Guidi, sconfitta, potrebbe aprire la strada
a una seria riflessione per una reale, nuova politica
della libera soggettività femminile. Qualsivoglia,
ma non più dipendente,
condizionata, sofferta, compressa, deformata.
O no?
Severo Laleo
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