sabato 30 aprile 2016

Se si praticasse l’arte di riconoscere e distinguere i limiti … almeno a sinistra



Scrive Bodei nel suo agile e godibile “Limite”, uscito di recente
nella collana “Parole controtempo” (e oggi non c’è parola controtempo 
più forte di limite) della Società Editrice il Mulino:
L’attitudine a riconoscere e distinguere i limiti è … un’arte
che va coltivata e praticata con cura, lasciandosi guidare, 
nello stesso tempo, dall’adeguata conoscenza delle specifiche situazioni,
da un ponderato giudizio critico e da un vigile senso di responsabilità.”
Si tratta di un monito, anche se da gestire con prudenza,
spuntante quasi improvviso, tra le pagine di un’analisi storica
e culturale dell’idea di limite lungo le quali il filosofo osserva, spiega
e non prende posizione tra la cultura classica
del “Niente di troppo”, a leggere l’iscrizione sul muro esterno
del tempio di Apollo a Delfi, e la cultura della modernità
del “Multi pertransibunt et augebitur scientia” 
(chi oltrepassa i limiti, accresce il sapere), a leggere Francesco Bacone.
Anzi scrive: “… la domanda ‘dove si trova, se si trova, la linea
di demarcazione il buono e il cattivo, tra il lecito e l’illecito?’
è destinata a non avere risposta convincente e univoca”.
Per fortuna, però, il suo appello a praticare con cura
l’arte di riconoscere e distinguere il limite è forte
e sincero. Ed è un invito a stare attenti, a riflettere,
perché “il frequente superamento dei limiti sembra risvegliare
in molti sogni di onnipotenza”.
E apre a un’etica da difendere “dalle prevaricazioni,
dagli abusi e dal caos”.
Non si può non essere d’accordo con Bodei:
chiedersi sempre, nell'era della dismisura, fin dove
si può arrivare, anche nei rapporti tra le persone,
interrogarsi con metodo per riconoscere il limite,
saper distinguere con responsabilità il valore del limite,
valutare con vigile responsabilità volta per volta
se andare oltre il limite, e il pensiero corre al nostro pianeta,
è davvero “un’arte che va coltivata e praticata con cura”.
E forse per produrre una cultura del limite, con una
declinazione a sinistra, perché sia possibile interrogarsi, 
ad esempio, se sia un obbligo di civiltà, politico e giuridico,
se si vuole rispettare l’art. 1 della Dichiarazione dei Diritti Umani
definire un limite alla ricchezza, e un limite alla povertà,
un limite allo sfruttamento della natura, e un limite all'uso
delle risorse energetiche, un limite alla violenza, di guerra e non,
e un limite alla libertà dei singoli, e un limite a …

O no?

Severo Laleo

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