martedì 7 aprile 2020

Promemoria coronavirus: 1. il carcere




Oggi, nel giorno di S. Guglielmo, abate danese morto nel 1067, Papa Francesco
prega per i detenuti (e le detenute) e invita le autorità responsabili a trovare
"una strada giusta e creativa" per il superamento del problema 
del sovraffollamento nelle carceri.
La preoccupazione del Papa, note da tempo le pesanti condizioni di vita, 
soprattutto per carenza di spazi, all’interno delle carceri, è oggi più forte 
in presenza di questa temibile pandemia. La sua preghiera, in questo caso laica, 
è rivolta a chi deve prendere decisioni perché si eviti una calamità grave.
E di quale portata è immaginabile.
La pandemia quindi spinge a trovare soluzioni razionali, corrette, ponderate 
(giuste)ma anche creative.
Riflettiamo un attimo. Ma davvero nel terzo millennio è ancora possibile 
sostenere la necessità della galera, della cella, del chiudere persone a chiave, 
cancellate dietro cancellate, per ogni tipo di pena?
Possibile non si riesca a creare, anche con i nuovi strumenti di avanzate 
tecnologie, un sistema di vigilanza diverso dalle “celle scure”?
E’ tanto difficile immaginare, persona per persona, un “patto di pena” 
da svolgersi all’interno di spazi definiti, ma senza reclusione continua?
In questo periodo di obbligate sperimentazioni basterebbe aprire colloqui 
speciali con ogni persona detenuta e fissare, attraverso appunto 
un “patto di pena”, valutando ogni singolo caso, per qualcuna/o 
una riduzione della pena, per qualche altra/o una sospensione della pena, 
per altre/i ancora una sistemazione presso altre sedi esterne.
Il decisore politico avrebbe così la possibilità di superare il sovraffollamento 
con rapide misure di necessario “distanziamento”.
Siano dunque creativi e svelti i consiglieri e gli esperti del Ministero.
E tuttavia definire i limiti della pena detentiva e creare strategie nuove 
di pena rieducativa sarà il tema del dopo Covid-19.
O no?
Severo Laleo

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