lunedì 20 aprile 2020

“Basta!”: anche la Gruber non giunge al bicratismo





Caro Scapece,
e chi avrebbe mai potuto immaginare una simile situazione
(speriamo non duratura)! E per colpa di un virus!
Chiusi entrambi in due città del mediterraneo per antonomasia aperte,
con il loro mare e con i loro porti, sicuri e accoglienti, per millenaria storia,
con i loro odori inconfondibili e avvolgenti (smog permettendo).
E con i loro rumori di fondo continui, tra i movimenti di lavoro
e il vociare disordinato e straordinariamente musicale.
Dov'è ora l’ammuina? Ingoiata nel deserto del Rettifilo!
E deserta è anche la Canabière, privata del suo via vai multicolore,
corposamente mediterraneo. Ma non la vedrò per ora,
dovrò accontentarmi di scendere in Boulevard Chave
e seguire sognando il timido e gentile suo amico tram.
Ora il faut rispettare le misure, per tornare domani a respirare all'aperto,
a mare, appena possibile. Va bene! E’ per il bene di tutti!
Le regole sono da rispettare, ma fuori di qui qualche sindaco è andato
oltre il senso comune: concede un’uscita di casa a non più di 10 metri
dall'abitazione. 10 metri! E se il cassonetto dell’immondizia è a 50 metri?
Mah! Per salvare il corpo non bisogna perdere la ragione. O no?
Senti, vorrei parlarti del libro della Gruber, Basta! letto in verità già da tempo,
ma solo ora riesco a raccogliere gli appunti sparsi, registrati durante
la lettura. Scusami quindi se sarò disordinato.
Il titolo è gridato, oltre la misura sempre mostrata da Gruber:
Il potere delle donne contro la politica del testosterone BASTA!
Un libro letto con piacere, chiaro e diretto (p. 20: una ciurma di maschi
sbracati sta imperversando nelle stanze dei bottoni da troppo tempo,
in tutto il mondo. Seminano violenza, alimentano le paranoie
di una minoranza, ignorano i bisogni della maggioranza,
inseguono il miraggio di un potere assoluto quanto sterile.
In Italia abbiamo avuto come vicepremier uno dei più pittoreschi,
non credo il più pericoloso.”), con una tesi precisa
e un invito secco: “Spero che i capi-partito...facciamo come
Ursula von der Leyen, costruendo squadre fifty-fifty.
Mettendo la parità finalmente al primo posto dei loro programmi
e le donne nelle posizioni <<sicure>> delle liste”.
E qui Gruber cade. Si rivolge ai capi-partito maschi perché aprano
al fifty-fifty, alla parità, a posti sicuri nelle liste. Un’invocazione,
una preghiera del tutto fuori luogo, specie in questo libro;
la parità non può essere una concessione octroyée, ma semplicemente
una legge di Stato. Eppure Gruber più volte tocca il tema dell’importanza
della compresenza/collaborazione uomo/donna, da una parte sa
che la guerra tra i sessi è inutile (p. 85: “nel migliore dei mondi possibili
non servirebbe la guerra. Si può vincere tutti insieme.), dall'altra
racconta del vantaggio, ben misurabile in termini di concorrenza
tra aziende, della maggiore diversità di genere (v. p. 85).
E su questo si leggano ancora (pp. 103/04): l’articolo pubblicato su Le Monde
a cura di importanti organizzazioni femministe, l'intervento battagliero,
sempre su Le Monde, di Emma Thompson, e il commento di Criado Perez
sulla meritocrazia. Illuminanti. Speriamo, continua Gruber, nella determinazione 
delle over 60 (p. 114)! Le giovani di oggi sono più male-friendly,
ma quando è necessario bisogna lottare (p. 115), perché “nessun uomo 
sa essere femminista quanto una donna. Nemmeno Jacques”!
D’accordo, anche se Jacques, il suo compagno, si rifà, recupera cioè,
a p. 123, con una specie di esplosione, quando difende con calore la candidatura
di una Presidente(ssa) per gli Stati Uniti.

La sua vis polemica colpisce a fondo il bersaglio maschio alfa,
ti vien voglia di dire: “brava, ben detto!”, ma preferisco Gruber analista,
proiettata nel futuro: “la battaglia per i diritti femminili si inquadra
in una guerra più ampia che è quella di una miglior distribuzione
della ricchezza e delle opportunità. La battaglia per la dignità femminile
si intreccia con quella contro la speculazione e la corruzione,
che sono le due malattie fatali del nostro tempo [non solo, via!]
e delle nostre democrazie. Di ineguaglianza si muore e se ai padroni
del mondo la cosa non interessa è tempo che cambino idea.
O meglio, è tempo di un bel ricambio ai vertici.
Son gradevoli anche gli intermezzi, mai fuori contesto, quali i riferimenti
alla sua biografia e il chiamare in causa amorevolmente il suo compagno.


Ma l’ottima Gruber si ferma purtroppo alle raccomandazioni, grida “Basta!”,
ma non tocca la struttura maschilista del potere, tutta costruita, nell’atavico
duello tra maschi, e sul suo esito storico, il monocratismo.
Eppure, se nel saggio The Athena Doctrine si legge di un 81%
di intervistate/i d’accordo su questa affermazione
(ho trovato nel web la slide): “Man or woman,
you need both masculine and feminine traits to thrive in today's world”,
un qualche timido spiraglio si sarebbe potuto cogliere per la realizzazione
O no?
Stammi bene, Scapece, e, nell’attesa di una passeggiata insieme a Mergellina,
sempre buone cose.
Severo

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