domenica 19 aprile 2020

Michele Serra e la scoperta del limite




Pare che il coronavirus sia riuscito a trascinare
la parola “limite”, e il suo significato, fuori dal ghetto
dell’impopolarità per lanciarla nel dibattito di oggi.
Almeno questo scrive, e vale la pena riportare tutto il brano,
Serra nella sua rubrica su la Repubblica:
Il concetto di limite dovrà essere riesumato dal sarcofago
[esagerato!] nel quale è stato rinchiuso molto tempo fa.
E’ un concetto impopolare, tipicamente di minoranza,
maneggiato con estenuata tenacia da conventicole ambientaliste,
autorevoli scocciatori come il club di Roma, studiosi molto
meno ascoltati di quanto sia oggi il più scarso dei virologi
e spesso di essere tacciati di menagramo. Di qui in poi,
per forze di cose, “limite” diventerà un concetto pop.”

Grazie Michele, la tua saggezza oggi appare confortante.
In verità, oltre alle conventicole ambientaliste e a qualche
menagramo, l’idea di limite è stata coltivata sin dall’antichità.
Scrivono per esempio nel loro manifesto les convivialistes:
de tous temps penseurs, sages ou philosophes, ont cherché
les moyens à s'opposer à la démesure (hybris)”.
Eppure, più recentemente, e a prescindere appunto dal coronavirus,
Bodei, il filosofo, aveva già indicato l’opportunità di praticare
Dispiace, quindi, ma non è mai troppo tardi, dare il merito
al coronavirus.
O no?
Severo Laleo

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