Ieri, un volpino Ferrara, ferito dal flop di Radio Londra,
ma pronto al guizzo ribelle,
pur di attaccare i giovani critici "moralisti" di Rai Tre in Talk,
prima si slancia a difendere il suo "eroe popolare" Silvio Berlusconi,
dal malizioso insinuante paragone con Strauss Kahn,
poi aggredisce senza freni il gentleman Bernardini,
recitando indignato ad arte una volgare sceneggiata,
con un finale gentile augurio di intercettazione di risata,
e, infine, da attento e fine giornalista, senza più staffe,
definisce stupratore Strauss Kahn.
E' sempre vero, la furia contro i moralisti ottunde la ragione.
Dimentica, il furioso consigliere dell'elegante Premier,
il responso della giusta, severa, imparziale Giustizia Americana:
non fu stupro.
Non è più tempo di trucchi di parole e sensi,
di invettive falsamente antimoraliste:
Strauss Kahn e Berlusconi sono entrambi, con o senza scuse,
irriducibili, sbrigativi o eleganti, utilizzator di donne.
O no?
Severo Laleo
parole per una "cultura del limite" a cura di Severo Laleo ... de tous temps penseurs, sages ou philosophes, ont cherché les moyens à s'opposer à la démesure (hybris) ... les convivialistes
domenica 25 settembre 2011
sabato 24 settembre 2011
Pari opportunità: un successo oltre le aspettative
.
Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
anche grazie alla sana esperienza di eleganze del Premier Silvio Berlusconi,
è molto attivo il Dipartimento per le Pari Opportunità.
Ministra è la vigile e sorridente e bruna Mara Carfagna.
In fase di bilancio, a tre anni dall’insediamento, la Ministra, con orgoglio,
scrive, a nome di tutto il Governo : “Continueremo nel nostro lavoro
con passione e convinzione certi che, un Paese in cui si respira ogni giorno
l'aria sana delle Pari Opportunità,
quella dei diritti e della promozione dell'individuo,
è un Paese moderno, un Paese sano. Il Paese in cui tutti desideriamo vivere”.
Quell’ ”aria sana delle Pari Opportunità” è davvero un successo.
Mai come in questi anni di libertà di popolo, dono “grazioso” di Berlusconi,
tante donne giovani e belle, escort e non, hanno avuto la foraggiatissima ventura
di frequentare di persona il Presidente del Consiglio, in sedi private e di Stato,
con le porte aperte, con grande e civile lungimiranza,
oltre le rozze chiusure dell’alleata Lega dei Bossi,
anche a giovanissime extracomunitarie. E con il silenzio casto della Ministra.
Che dire, un successo oltre le aspettative.
O no?
Severo Laleo
venerdì 23 settembre 2011
Gli amici del Premier Silvio Berlusconi
Letta, l’amico sottosegretario per antonomasia,
abilitato a sbrigar gli affari pubblici di stato;
Alfano, il giovane amico segretario PDL e, ancora, di Berlusconi,
abilitato a obbedire;
Confalonieri, l’amico di una vita,
abilitato a sbrigar gli affari privati d’azienda;
Dell’Utri, l’amico eroe,
abilitato a sbrigar gli affari segreti;
Ferrara, l’amico intelligente e birbante ex,
abilitato a nobilitare le mutande del suo "eroe popolare";
Bossi, amico, si fa per dire, e ministro, davvero, della secessione,
abilitato a imbambolare i suoi e a tener vivo il Governo;
La Vitola, amico naturale, di istinto,
abilitato a sbrigar faccende miste, private e di Stato;
Tarantini, amico degno di carità mensile e dazioni,
abilitato a sbrigar sollazzi eleganti e in distensione.
Alfonso de Patelmante, benestante signore d’origine meridionale,
cattolico devoto, colto e prudente, ma aperto alla modernità,
farmacista, liberale, anche d’animo, per tradizione familiare e scelta personale,
elettore di Tremonti e ammiratore di Letta,
…no, non è più amico di Silvio Berlusconi.
Si sa, si fa per esagerare.
O no?
Severo Laleo
Sì, i maschi “sporcano”, basta con il maschilismo, meglio il bicratismo dei generi.
Ha gridato Vendola:
“Provo vergogna per il fatto che quattro vecchi maschi
un po' rimbecilliti
possano entrare nella vita politica e sporcarla”.
E ancora:
“Lele Mora, Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini, Emilio Fede:
è questa l'antropologia che gira attorno al premier,
un regime pornografico che ha portato il maschilismo al potere”.
D’accordo Vendola, ma i maschi, sì, i maschi, vecchi e non vecchi,
più o meno rimbecilliti, sono spesso pericolosi,
specie se soli e/o in maschile compagnia.
E sì, sono (stati) i maschi a portare il maschilismo al potere.
E, insieme, il monocratismo.
Ma, attenti, il monocratismo, il dominio, cioè, di uno solo,
è proprio il peggior esito del maschilismo.
Basta, quindi, con il maschilismo. E il monocratismo.
Se si vuole chiudere con il maschilismo e il monocratismo,
il monocratismo sia del maschio sia della donna,
è necessario introdurre qualche novità,
almeno nelle organizzazioni di partito,
e superare l’idea di avere un capo unico, anche se donna.
Abbiano, dunque, il coraggio, Vendola e SEL,
il nuovo partito che lo ha eletto Presidente,
insieme a tante/i giovani militanti, così attenti a un futuro “conviviale”,
di rinunciare al monocratismo di origine maschilista,
e di introdurre, ad ogni livello di responsabilità,
la dirigenza di coppia uomo/donna.
Forse, solo il bicratismo dei generi potrà aprire nuovi orizzonti.
O no?
Severo Laleo
giovedì 22 settembre 2011
Oh! Per la Lega dei Bossi, il “Popolo è sovrano”
.
Il botta e risposta tra il nostro carissimo Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
e il loro, sempre brillante, capogruppo leghista alla Camera,
R.a.gazzoni,
è tutto in queste parole.
Per il carissimo nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:
“Agitare ancora la bandiera della secessione significa
porsi fuori dalla storia e dalla realtà”;
per il loro, sempre brillante, capogruppo leghista alla Camera, R.a.gazzoni:
“Il Popolo è sovrano ed è unica figura sopra il Capo dello Stato”.
Il popolo è l’unica figura sopra il Capo dello Stato?
Figura? Unica? Sopra?
E’ proprio vero, i leghisti dei Bossi parlano ormai un’altra lingua.
E hanno altri Verbi!
O no?
Severo Laleo
La fine dei Boss.i
E la Lega dei Boss.i della Padania,
dopo aver scoperto la sovranità del Popolo,
scende in campo a difendere i traffici del Milanese,
salva il governo di Roma Ladrona,
e s’affossa. Per sempre.
O no?
Severo Laleo
mercoledì 21 settembre 2011
Una classe dirigente “uccisa” dal danarismo avvilente
Trovo, e mi piace trascriverla, la seguente citazione in un articolo
di Barbara Spinelli su La Repubblica del 21 Settembre.
di Barbara Spinelli su La Repubblica del 21 Settembre.
“Diceva Ilario di Poitiers all'imperatore Costanzo, nel IV secolo dC:
"Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita,
ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso,
un nemico che lusinga;
non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre;
non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte;
non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere,
ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo;
non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore;
non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro".
....
Forse un moderno Stato, a civilizzazione avanzata, dovrà porre,
con strumenti fiscali e interventi di solidarietà sociale,
sia un limite alla ricchezza, sia un limite alla povertà.
O no?
Severo Laleo
martedì 20 settembre 2011
Il gentiluomo cattolico, garbato e colto, Gianni Letta e il limite
Il gentiluomo cattolico, garbato e colto, Gianni Letta,
anche se non ha mai militato nei partiti inventati dall’estro pubblicitario,
e padronale, di Silvio Berlusconi, è sempre stato, comunque,
tra i suoi più fidati collaboratori. Con il gran pregio della discrezione.
Sino a meritare, nelle intenzioni del suo amico, già suo datore di lavoro,
la candidatura alla Presidenza della Repubblica.
E, indubbiamente, il dott. Letta, tra gli uomini di centro destra,
pare l’aspirante preferibile. E ben presentabile.
Ora è anche uomo di Stato. Ed è a un bivio,
anzi alla svolta decisiva della sua vita di servitore della Repubblica,
al tempo dell’esame del suo “limite”, oltre il quale non può andare.
I giornali raccontano in queste ore, a dovizia,
delle “amicizie” inquietanti di Silvio Berlusconi,
dei suoi comportamenti oltre misura,
dell’inopportunità della sua permanenza al Governo.
Tutto è sotto gli occhi attenti (e si spera, civili) di tutti.
Gianni Letta è amico di Silvio Berlusconi, del Premier.
Ed è anche il suo Sottosegretario;
amante dei classici, liberale moderato, sa bene
che l’amicizia può darsi solo tra persone virtuose.
Se sceglie di continuare ancora a seguire l’amico da Sottosegretario,
rischierà, complice delle sue amicizie, di non poter più essere libero
nelle sue funzioni di uomo di Stato;
al contrario, se sceglierà di dimettersi, potrà lavorare, da amico,
al recupero delle “virtù”, e avrà dimostrato di saper svolgere, senza condizionamenti,
il suo servizio per la Repubblica.
O no?
Severo Laleo
lunedì 19 settembre 2011
Così fan tutt...i. Anche l'amico Letta?
Il Premier continua a protestare la propria innocenza
(«io non ho commesso nessun reato»),
e a sostenere la "bontà" dei suoi "innamoramenti" sessuali,
convinto di avere dalla sua parte tutti gli italiani maschi,
sia perché complici, ridenti e vocianti,
al minimo ammiccamento sexpiccante del Capo
(quanti applausi del resto hanno conquistato le sue battute
al maschio sanguigno e bavoso),
sia perché "invidiosi" (ora anche il giovin Calderoli) assaporano il sogno,
dal Capo realizzato, di "farsi"
(le parole sono segni pesanti di cultura, sempre, anche per telefono!)
dal Capo realizzato, di "farsi"
(le parole sono segni pesanti di cultura, sempre, anche per telefono!)
donne giovani, belle, disponibili, allegre.
E insiste: "A chi non piacerebbe «una come la Arcuri»?"
Non riesce a comprendere altra modalità di rapporto uomo/donna.
E', forse, anche il gentiluomo Gianni Letta maschio di tal fatta?
Se no, quali consigli da amico sul punto è riuscito a dare finora?
E con quali risultati? E quali altri consigli, darà, ora, a parole e a gesti,
per aiutare l'amico? Salvare un amico malato è roba da amici.
per aiutare l'amico? Salvare un amico malato è roba da amici.
E di questo bisogna avvertire, insieme ad altri, anche Alfano.
O no?
Severo Laleo
P.S. Poiché tutto il Berlusconi politico, nel bene e nel male,
ormai è chiaro a tutti, affoga nella sua malattia, è bene tacciano, per il futuro,
i commenti al suo agire. Chi è malato ha solo bisogno di aiuto,
è nel suo diritto, chiunque sia.
Non un euro per stipendiare il ministro Bossi.
Caro Presidente Napolitano,
il Capo della Lega, Umberto Bossi, da ministro, ancora una volta,
e non è più per un caso, insiste sulla secessione della Padania (sic!),
in un pubblico discorso a Venezia.
Eppure ha giurato, da ministro scelto dal Premier Berlusconi, nelle Sue mani,
leggendo la formula di rito:
"Giuro di essere fedele alla Repubblica,
di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi
e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione".
Il ministro Bossi, quindi, conosce bene, per giuramento,
il senso delle parole (Repubblica, Costituzione, Leggi, Nazione),
e non può, senza grave colpa, incitare alla secessione,
tradendo, appunto, il suo impegno di ministro:
1.di essere fedele alla Repubblica
2.di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi
3.di esercitare le sue funzioni nell'interesse esclusivo della nazione.
Il ministro Bossi non può, per interessi di parte, ignorare il giuramento.
La mia qualità di cittadino italiano, caro Presidente, è piena e vera,
solo se ho facoltà di chiedere a Lei un Suo intervento
autorevole e di definitivo chiarimento
(il ministro Bossi ha giurato nelle Sue –e quindi Nostre- mani!).
Altrimenti qual è il senso (e il rispetto) della Sua esortazione all’Unità del Paese,
in una situazione di tanta emergenza economica, se un ministro,
per salvare una parte, minaccia l’intera Unità dell’Italia?
Tra l’altro, in questa situazione, non ho più alcuna intenzione
di versare un euro di tassa per pagare il lauto stipendio di un ministro,
in quanto incita alla secessione,
spergiuro e traditore (furbo) dell’Unità d’Italia.
O no?
Severo Laleo
P.S. Perché non tratteniamo la nostra quota percentuale di Irpef, utilizzata per pagare gli stipendi ai politici secessionisti leghisti, presenti nelle Istituzioni dello Stato, per versarla a un’ONG internazionale?
domenica 18 settembre 2011
Dag Hammarskjöld: la probità della Politica
Da un articolo di Giovanni Zagni su IL POST.
“ Il 18 settembre 1961, cinquant’anni fa, l’aereo che trasportava l’allora segretario generale delle Nazioni Unite Dag Hammarskjöld e altre quindici persone si schiantò vicino a Ndola, una delle città più grandi della Rhodesia del Nord (oggi Zambia). Lo svedese Dag Hammarskjöld fu il secondo segretario delle Nazioni Unite, in carica per due mandati consecutivi dal 1953 al 1961. Il suo operato come uomo politico, le circostanze sospette dell’incidente aereo in cui morì e la sua profonda spiritualità, che divenne nota al grande pubblico solo dopo la sua morte, lo resero una figura molto conosciuta e un simbolo dell’uomo di Stato che si mette al servizio totale della comunità fino alla morte.
Dag Hammarskjöld nacque nel 1905 a Jönköping, una città della Svezia meridionale. Era l’ultimo di quattro fratelli e apparteneva a una famiglia ricca: come ricorda lui stesso, da parte di padre discendeva da diverse generazioni di funzionari pubblici e militari, al servizio del re di Svezia fin dal sedicesimo secolo. Lo stesso cognome di famiglia sarebbe nato quando il re concesse uno stemma con un martello (hammare) e uno scudo (sköld) ai progenitori di Dag. Da parte materna invece discendeva da studiosi e pastori luterani. In un certo senso, le sue origini spiegano già molto di Hammarskjöld:
il suo fortissimo spirito di servizio e di sacrificio,
la consapevolezza di sé e della propria missione,
l’intensa religiosità”...
Purtroppo, la moltitudine dei nostri uomini politici “ignora”,
nel senso assoluto del termine, la figura e i valori di Dag Hammarskjöld.
Grazie Zagni!
Iscriviti a:
Post (Atom)