parole per una "cultura del limite" a cura di Severo Laleo ... de tous temps penseurs, sages ou philosophes, ont cherché les moyens à s'opposer à la démesure (hybris) ... les convivialistes
giovedì 23 agosto 2018
Kierkegaard, l'amore del prossimo e il commerciante Nathanson
Caro prof. Scapece,
mi capita raramente di essere triste dopo aver letto un libro. Sì, uso per brevità il termine triste, ma la sensazione di disagio emotivo e intellettuale è più complessa. Forse è solo disturbante. E questa volta ho voglia di sfogarmi, perciò scusami se ti coinvolgo. Lo so, è solo un mio bisogno, ma sopportami. Almeno avrò la tua comprensione benevola (è la tua specialità!).
Ascolta. Ho letto, sia pure con qualche salto, ma con una motivata curiosità, l'opera di S. Kierkegaard, Atti dell'amore, e vi ho trovato con sincera partecipazione riflessioni profonde soprattutto per chi vuole capire la portata ampia e travolgente dell'amore dal punto di vista cristiano. E mentre leggi, sai, ti viene cara e ammirevole la figura dell'autore, quasi vorresti imparare a sentire e a praticare se non altro il suo rigore etico, specie se hai qualche problema con la dimensione religiosa. Le pagine sull'amore del prossimo sono convincenti; Kierkegaard pare prenderti per mano e condurti con le sue illuminanti e chiare parole ad amare il prossimo, non quello invisibile, ma il prossimo così come lo si vede nella realtà. E riesce a convincerti. E qui la grandezza dell'uomo ti appare in tutta la sua benignità, in tutta la sua mitezza e ti viene di immaginarlo pieno di umana comprensione ed empatia. In breve incapace di cattiverie. Un uomo buono, aperto, civile. Un uomo di carità.
Macché! Leggendo in appendice una sua polemica verso un suo recensore dilettante, il commerciante Nathanson, "che aveva mostrato di aver letto il libro con simpatia" (a dar ragione a Cornelio Fabro, curatore del volume), t'accorgi di quanto sarcasmo e disprezzo ad personam sia capace il grande filosofo dell'amore cristiano. E senza motivo!
Sono triste, caro Scapece. Sono triste. Non riesco a immaginare come possa tanta cultura e dottrina d'amore diventar nulla, sparire d'un tratto, a causa di quell'insopprimibile vanità propria del maschio di voler distruggere l'altro in duello, azzerandolo: per Kierkegaard, il commerciante Nathanson, per la sua attività letteraria, è uno 0/zero. E il giudizio si estende a toccare la persona.
Altro che amor del prossimo!
Per fortuna, caro Scapece, grazie al dono gratuito della tua mitezza, d'istinto e colta, posso comprendere anche Kierkegaard e insieme prendere qualche distanza.
È difficile praticare l'amore paolino (se non hai l'amore...).
O no?
Severo Laleo
domenica 24 giugno 2018
Macron l'autocrate e il bicratismo
Dichiara a Huffpost la scrittrice francese Annie Ernaux:
"Emmanuel Macron? È un autocrate con il desiderio
di restaurare la monarchia, c'è qualcosa di molto violento che non viene percepito dagli osservatori e che si sta producendo durante la sua presidenza".
"Qualcosa di molto violento...".
È un giudizio, per quanto possa capire, convincente.
Una violenza politica non sempre
percepibile/percepita è stata anche ed è ancora la cifra di nostrane recenti leadership, a sinistra (si fa per dire!) e a destra, tutte segnate, al pari dell'autocrate Macron, da un monocratismo maschilista.
Se si analizzano i caratteri di fondo di queste leadership, balza agli occhi il tratto del maschilismo: l'ipertrofia dell'io! E insieme un'arrogante, inutile attitudine al duello tipica del maschio Alfa, pur in assenza di un antagonista reale. A prescindere.
Basta. Se a questa riduzione della Politica a braccio di ferro, a urla scomposte, a prove di forza dell'autocrate di turno, non si risponde, almeno a sinistra, in opposizione e a mo' di esempio,
con una guida politica duale, di un uomo e una donna insieme, mite, perché ragionata e condivisa, la democrazia continuerà a soffrire. E molto.
O no?
Severo Laleo
domenica 17 giugno 2018
La libertà è sempre indivisibile
A leggere i sondaggi, oggi in giro, riguardanti l'orientamento
della "gente" nei confronti della decisione del governo
di sbarrare la strada a chi fugge da guerre e fame,
la stragrande maggioranza, oltre il 60%, si dichiara
favorevole a questa politica di bloccare ogni nuovo arrivo.
A prescindere.
Per la precisione il 64%!
Praticamente, per il 64% della 'gente' d'Italia,
è giusto che i paesi civili, e noi tra questi (mah!), si possa
decidere secondo il nostro volere e interesse
del destino dei poveri del mondo.
Voglio scrivere subito, anche se solo per poche persone amiche,
che non sarò mai in quel 64%.
E non perché sono buonista,
non perché ho una antica formazione cristiana,
non perché all'origine della nostra cultura occidentale
è scritto anche il rispetto per ogni straniero,
non perché sono di sinistra,
non perché ho letto Bauman,
non perché sono convivialista,
non perché per l'estensione dei diritti
ha speso una vita Stefano Rodotà,
non perché voglio negare la gravità del problema,
semplicemente perché ritengo che ogni persona,
per il semplice fatto di essere in vita,
dovunque sia nato nel mondo,
qualunque sia il colore della sua pelle,
qualunque sia la quantità di beni in suo possesso,
abbia il diritto di scegliere, in sua libertà,
dove andare, che fare, che pensare,
con un solo limite: il rispetto della libertà del suo simile,
della persona dell'altro.
Se il principio è in sé valido, ed è riconosciuto valido,
ogni organizzazione sociale e stato, singolarmente
o in "federazione/associazione", ha il dovere
di predisporre ogni strumento e misura per la realizzazione
di tanto diritto.
Per una nuova politica universale dei diritti.
O no?
Severo Laleo
mercoledì 13 giugno 2018
Italia Francia, gara di civiltà
“Vomitevole”
l’Italia e “cinica”.
Francia “ipocrita”.
Ecco, in Europa è
nata la civiltà.
E questo scambio è una conferma.
In realtà senza un
progetto di civilizzazione,
ogni civiltà ha un
destino di morte.
Ed è mai possibile
condividere
un progetto di civilizzazione sull’
”esclusione”?
Ancora una volta
tutto crolla,
solo perché i poveri del mondo bussano alle porte.
O no?
Severo Laleo
lunedì 11 giugno 2018
Aquarius a Valencia: un nuovo umanesimo socialista
La nave Aquarius,
con 629 migranti a bordo, 629 persone,
grazie alla solidarietà umana del socialista
spagnolo
Pedro Sanchez, pare abbia la possibilità
di navigare verso il porto di
Valencia finalmente
per un approdo d’accoglienza.
Valencia! E’
piccola l’Europa!
Pedro Sanchez
apre, con il suo tempestivo e senza calcoli intervento,
la strada a un nuovo
umanesimo.
In Europa, da oggi,
si dovrà parlare di migranti non più in termini
di chiusure per
convenienza, ma in termini di aperture per solidarietà.
E in questa Europa,
già sede della fondazione della moderna civiltà,
all’Italia di oggi
tocca purtroppo la “voce grossa” del NO,
del rifiuto
esagitato, giocato sulla pelle
di persone in cerca di nuova vita,
alla Spagna la voce
piena del SI’, dell’accoglienza operosa,
per l’offerta di
un’opportunità.
I 629 migranti,
persone migranti, scendendo nel porto di Valencia,
onoreranno, con la
propria presenza di povertà estrema
e con il proprio
grido d’aiuto, la memoria di J. L. Vives,
a Valencia
nato nell’ultimo decennio del 1400.
J. L. Vives,
da cittadino d’Europa (e del mondo), di fronte alla moltitudine
impressionante e
crescente di persone povere nelle città dell’Europa,
cercò di “capire”
la situazione e s’adoperò per trovare una soluzione
a tanta deplorevole
invasione di mendicanti di ogni provenienza.
Per
J.L.Vives è compito dei governanti trovare le risposte
adeguate
ai bisogni dei
poveri del mondo, qualunque sia la causa della povertà,
con un piano
strategico di accoglienza fondato su assistenza, lavoro,
istruzione.
Semplicemente.
Capire e risolvere,
nel rispetto della dignità della persona.
I governanti non
possono tollerare -scriveva J.L.Vives nel 1526-
che fame e
sofferenze opprimano i cittadini anche se forestieri.
Forse a partire da
Valencia, nel nome di Vives e Sanchez,
s’accenderà in
Europa la scintilla di un nuovo umanesimo socialista,
e Salvini sarà solo
un accidente.
O no?
Severo Laleo
giovedì 7 giugno 2018
Piersanti, Piersanti
Del Rio è sempre sembrato, almeno a me, politico senza luce propria,
soprattutto nell'attuale contesto da continuo spettacolo
nel quale la Politica si è ridotta.
Eppure quel suo gridare "Piersanti, si chiamava Piersanti"
ha riportato la Politica alla sua originaria dignità di relazione
tra persone in una polis.
E il suo gridare di sincera commozione ha svegliato
una assemblea distratta di "popolo".
Dal suo animo offeso è scaturita anche una funzione di guida,
non da "capo", ma da persona capace di interpretare il sentire
di tutti nel suo partito.
Il nuovo presidente del consiglio ha una memoria inadeguata
e una palese assenza di empatia; forse sarà il miglior interprete
della nuova figura del cambiamento di presidente ostaggio.
Per ora ha dimostrato di avere le migliori doti per questo ruolo.
O no?
Severo Laleo
sabato 2 giugno 2018
Il Limonov di Carrère: un affare!
Caro prof. Scapece,
è un po’ che non
ci si sente. Come va? E il tuo ginocchio?
Che vuoi, dopo i 65
anni, con la pensione, cominciano i piccoli guai,
quando va bene. Meno
male che si legge ancora.
Sai ho finito di
leggere l’altro giorno il “Limonov” di Emmanuel
Carrère.
Vuoi sapere? In
verità, una qualche delusione m’è rimasta addosso,
specie
a lettura inoltrata, fino a
quasi pentirmi
di aver partecipato
alla
giostra del suo successo letterario. Non posso tornare indietro.
Carrère
inventa apposta il “suo” Limonov, almeno s'avverte,
e
attraverso il racconto della di lui vita
costruisce
un testo in molte pagine godibile, a volte ben informato,
ma
sempre giocato sul versante di un linguaggio/mondo
ai
limiti di una disfunzionale volgarità generale. (p. 124)
Carrère
ha voluto scrivere un libro da successo di vendite;
Limonov gli
è servito e basta; e peccato
non sia stato il suo eroe
ammazzato da
Putin come
Litvinekenko, così il
libro avrebbe venduto
“non dieci, ma cento
volte di più in tutto il mondo”.
(p.355)
E
a Limonov il
“servizio” di Carrère
ha regalato una fama enorme.
Convenienze
reciproche tra un maschio scrittore
di buona famiglia,
attento
al successo (la logica del fallito/non fallito domina il
suo mondo)
e
un maschio povero
poeta di periferia, ansioso di “andare
lontano”.
Per
capire il contesto culturale e personale dell’interesse di Carrère
per
Limonov basta leggere
quanto l’autore scrive a p. 125,
dove chiaro è l’obiettivo fondamentale
della vita sua e di Limonov:
non ridursi a “comparsa”. Un libro autobiografico
a
coprire una strumentale
biografia.
Naturalmente
so quanto tu sei più equilibrato nel valutare i testi,
ma
qui voglio comunicarti brevemente solo le mie impressioni.
Che
vuoi che ti dica: ho trovato sparso per ogni pagina
un maschilismo infantile
(spesso falso, ma autentico quando inespresso),
espressa
un’idea di guerra oltre
ogni limite anche ieri
(p.125),
reale
il disprezzo sentito per
“l’informe massa dei
perdenti” (p.140),
cosificate
le presenze femminili, e
inesistente un’idea
di intelligenza
senza
pietà (“Un
cattivo figlio? Forse, ma intelligente, e quindi senza pietà.
La
pietà rammollisce, la pietà avvilisce...”
p. 208).
E il tutto in un continuo tentativo, a volte proprio noioso,
di piegare il suo stile a "colpire" il lettore.
Un
libro scritto ad arte per fare un affare. Ed è stato anche insignito
del
Prix Renaudot: mah!
Forse
noi della generazione del ‘68, non comprendiamo
tutta
questa esaltazione
dell’”energia”,
delle “avventure
straordinarie,
scandalose,
sordide”, in una
parola, tutto questo straparlare dell’ego,
perché
abbiamo coltivato altri sogni e ora siamo (si dice ancora?) out.
O
no?
Severo
Laleo
martedì 29 maggio 2018
I capipartito (maschi), gli inutili rappresentanti del popolo e la fine del M5S
Non
so se è stato già notato, ma in questa corsa al voto,
in questo bisogno di tornare a sentir la voce del popolo sovrano,
qualcosa non funziona, molto appare falso e ingannevole
e comunque non “democratico”.
La cronaca.
Due maschi capi partito hanno voluto ad arte,
con piena consapevolezza, in nome del "popolo" italiano,
in questo bisogno di tornare a sentir la voce del popolo sovrano,
qualcosa non funziona, molto appare falso e ingannevole
e comunque non “democratico”.
La cronaca.
Due maschi capi partito hanno voluto ad arte,
con piena consapevolezza, in nome del "popolo" italiano,
rompere con la Presidenza
della Repubblica senza minimamente sentire
il dovere democratico di ascoltare i propri parlamentari
circa il rischio di una così pesante frattura istituzionale
e della fine della legislatura.
A che servono deputati e senatori se due maschi capi partito
hanno nelle loro mani, senza consultare gli eletti del popolo
(cioè proprio quei rappresentanti di quel popolo
che si vuole ora di nuovo chiamare alle urne),
il potere assoluto di decidere, come e quando vogliono,
il destino di un intero parlamento?
Donde deriva tanto potere?
E’ legittimo in una democrazia parlamentare?
Poveri i nostri rappresentanti e povera la nostra democrazia!
della Repubblica senza minimamente sentire
il dovere democratico di ascoltare i propri parlamentari
circa il rischio di una così pesante frattura istituzionale
e della fine della legislatura.
A che servono deputati e senatori se due maschi capi partito
hanno nelle loro mani, senza consultare gli eletti del popolo
(cioè proprio quei rappresentanti di quel popolo
che si vuole ora di nuovo chiamare alle urne),
il potere assoluto di decidere, come e quando vogliono,
il destino di un intero parlamento?
Donde deriva tanto potere?
E’ legittimo in una democrazia parlamentare?
Poveri i nostri rappresentanti e povera la nostra democrazia!
Negli
ultimi anni, almeno a partire da Berlusconi, i rappresentanti
del popolo hanno perso via via la loro libertà di voto
e insieme il diritto di parlare, anche perché spesso, a causa di leggi
del popolo hanno perso via via la loro libertà di voto
e insieme il diritto di parlare, anche perché spesso, a causa di leggi
elettorali incostituzionali, hanno preferito accovacciarsi
con comodo
dietro qualche leader (si fa per dire!)
potente di soldi e/o bravo di chiacchiera.
Scadendo l'idea di democrazia nella cultura personale, ogni leader “nuovo”
ha sempre tentato, attraverso i più diversi strumenti, di ridurre
le sedi e le occasioni di dialogo e discussione e di ampliare
Scadendo l'idea di democrazia nella cultura personale, ogni leader “nuovo”
ha sempre tentato, attraverso i più diversi strumenti, di ridurre
le sedi e le occasioni di dialogo e discussione e di ampliare
il potere
decisionale sempre più nelle mani del “monocrate” di turno.
Ricordate: per Berlusconi bastava il sì del capogruppo!
la discussione in aula era di troppo, una perdita di tempo.
Ricordate: per Berlusconi bastava il sì del capogruppo!
la discussione in aula era di troppo, una perdita di tempo.
Se uno ha i "suoi" deputati così ragiona!
E oggi, dopo altri per fortuna tentativi bloccati, si vuole toccare
E oggi, dopo altri per fortuna tentativi bloccati, si vuole toccare
la Costituzione proprio là dove la libertà del singolo parlamentare
è
garantita (assenza del vincolo di mandato).
Purtroppo è stata abbandonata definitivamente l’idea
di una democrazia parlamentare, del dibattito, del dialogo,
a parità di genere, e si è consentito a nuovi leader di diventare “capi”
di truppe silenti e acclamanti.
E questa corsa verso il “capo” di turno ha di nuovo maschilizzato le truppe
in termini di cultura politica, favorendo le personalità forti
in termini di cultura politica, favorendo le personalità forti
in ambizioni, arroganza e aggressione.
Eppure mitezza e prudenza e cura sono qualità della politica.
Dispiace soprattutto per voi parlamentari del M5S;
perdere la propria
libertà di rappresentanti del popolo
così senza far sentire la vostra voce in
un passaggio fondamentale
della formazione del governo è davvero deprimente;
che “uno vale uno” valga almeno tra voi!
Dal silenzio a diventar fantocci il passo è breve.
Dal silenzio a diventar fantocci il passo è breve.
Eppure non riesco a immaginare
deputate e deputati del M5S
votare per Ruby nipote di Mubarack!
votare per Ruby nipote di Mubarack!
Siete o non siete diversi voi?
Se il nostro Paese è ora in queste condizioni la colpa è anche della vostra
Se il nostro Paese è ora in queste condizioni la colpa è anche della vostra
inettitudine politica, del vostro silenzio, del vostro
obbedir cieco.
Forse è necessario un vostro orgoglioso scatto di libertà, nuovo, onesto,
Forse è necessario un vostro orgoglioso scatto di libertà, nuovo, onesto,
da parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano. Altrimenti è la fine.
O no?
Severo Laleo
O no?
Severo Laleo
domenica 27 maggio 2018
Costituzione, “capi di partito” e popolo
Si
è riusciti, anche a costo di sofferte divisioni
tra amici e
familiari, e "compagni",
a difendere la Costituzione
nella normalità di un referendum,
nella normalità di un referendum,
e ora due "capi di partito",
già a parole difensori della Costituzione,
già a parole difensori della Costituzione,
hanno in mente,
con un atto fuori norma di irremovibilità ignorante
con un atto fuori norma di irremovibilità ignorante
-nel
senso neutro del termine-,
di svuotare di fatto l'art. 92 della
Costituzione,
con il negare al Presidente della
Repubblica,
solo pro tempore Mattarella,
la facoltà di
"nominare" i ministri su "proposta"
del Presidente del Consiglio,
del Presidente del Consiglio,
riconoscendogli solamente una
semplice facoltà di "firma",
confondendo così, con
ingannevole forzatura,
le idee a tanti elettori.
La sovranità è vero appartiene al popolo,
ma questa sovranità deve
essere esercitata
nelle forme e nei "limiti" della
Costituzione.
E
il Presidente della Costituzione è garante
e ha il dovere di un suo rigoroso rispetto
e ha il dovere di un suo rigoroso rispetto
a
tutela sì di tutto il popolo!
O
no?
Severo
Laleo
lunedì 26 febbraio 2018
Tutti (o quasi) per la democrazia. Ma quale?
Per
orientarsi al voto (se non si è ancora stufi) esistono tante strade.
Una
strada, forse la più semplice e obbligata,
almeno
per una persona civile, è di non dare il voto a persone
non
degne di rappresentare la Nazione
(ogni
tanto il termine si può usare).
Se
nel tuo collegio esiste la più remota possibilità
di
eleggere, in un modo o in un altro, nell’uninominale o nel
plurinominale,
una
persona con problemi non risolti con la giustizia,
incompatibili
con una funzione pubblica,
(può
essere la migliore persona, ma non è obbligata a candidarsi,
e
può ben continuare a fare politica fuori dalle istituzioni!),
non
dare il tuo contributo alla sua elezione;
e
lascia perdere simpatia, chiacchiere e promesse:
la democraziaha
bisogno soprattutto di legalità.
Se
ti trovi sulla scheda un veterano delle clientele, un imbroglione
schedato,
un
bugiardo acclarato, un pischello beccato con le mani nella marmellata
(l’uso
del solo maschile è qui giustificato dalla statistica), non
sbagliare,
scegli
un’altra persona in un altro schieramento,
compatibile
con qualche tua idea, ma seria:
la democrazia ha
bisogno soprattutto di serietà.
Un’altra
strada è di non dare il voto a chi ha procurato ferite al tuo modo
di
intendere la vita delle persone; qualche esempio: a chi ha cancellato
l’art.
18, a chi ha votato questa legge elettorale togliendo al popolo
sovrano
il
diritto di scegliere senza interferenze di partiti padronali
i
propri rappresentanti; a chi ha impedito la realizzazione dell’esito
del
referendum sull’acqua pubblica; e così via, ognuno trovando
il suo
esempio, a
sua misura, a difesa dei suoi interessi dei suoi valori:
la
democrazia ha
bisogno pieno della sovranità popolare.
La
strada più faticosa, quasi impossibile,
è
leggere i programmi dei partiti. Eppure qualche volta,
e
per qualche argomento dirimente, ad esempio l’idea di
democrazia,
diventa
necessario leggere e informarsi, se si vuole partecipare
con
un voto di consapevole adesione progettuale.
La
democrazia ha bisogno di responsabilità personale.
Tutti
i programmi comprendono argomenti utili per il governo del paese,
ma
non tutti i programmi esplicitano con chiarezza quale idea
si
ha della democrazia, tranne i programmi del M5S, di LeU
e
di Potere al Popolo.
Qualche
sottolineatura è utile per marcare le differenze.
Nel
programma del M5S si parla di un’attenzione alla qualità
della
democrazia e s’introduce, almeno per
l’elaborazione/approvazione
del
programma (“il primo programma al mondo votato online dai
cittadini”!)
la
pratica di una democrazia diretta online; ed è concreta nel
M5S
la
preoccupazione di incrementare la “democrazia partecipativa”;
indubbiamente
il M5S sui temi della democrazia diretta,
della
partecipazione dal basso, al di là di ogni possibile critica,
è
impegnato da tempo, e ha avuto il merito di aver battuto molto,
ampliando
l’agenda politica del Paese, sul tema di una democrazia
il
più possibile partecipata. Anche
se i risultati non sono brillanti.
Per
Potere al Popolo la democrazia “nel suo senso vero
e originario”
è
soprattutto “restituire alle classi popolari il controllo sulla
produzione
e
sulla distribuzione della ricchezza” . Si tratta per Potere
al Popolo
di
un’idea della democrazia sostanziale e non solo formale
E
strumento per raggiungere l’obiettivo di una democrazia
sostanziale,
è
il “controllo popolare”, cioè “una palestra dove le
classi popolari
si
abituano a esercitare il potere di decidere, autogovernarsi e
autodeterminarsi,
mettendo
in discussione le istituzioni e i meccanismi che le governano”.
E
per una simile “rivoluzione” servono tanti tanti auguri.
Liberi
e Uguali, dopo aver individuato “nella
crescita delle diseguaglianze
il
principale fattore di crisi dei sistemi democratici”,
esplicita
il
suo progetto “di ricostruzione dello Stato democratico
e
della sua insostituibile funzione economico-sociale”,
coltivando
l’idea, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie,
di
“incrementare la trasparenza e la partecipazione
democratica”.
Chiaro
il quadro dell’analisi, ma difficile il compito di ricostruzione,
se
non diventa priorità in un accordo possibile di governo.
Forse
se riesce a svilupparsi nei più l’idea di una democrazia
strettamente
legata alla realizzazione di uno dei suoi fondamenti,
la
sovranità popolare, magari anche attraverso esperienze e
strumenti
di
democrazia diretta, online o in “palestra”,
se
riesce a svilupparsi nei più anche l’idea di un legame forte
tra
democrazia e uguaglianza, si riuscirà anche con più
efficacia
a
ostruire con determinazione la strada ai filibustieri della politica,
di
ogni genere e risma, alla corruzione dilagante, al danarismo
avvilente,
alle
limitazioni della libertà e dei diritti inalienabili della persona,
all’esclusione
premeditata dei più deboli e dei più bisognosi di accoglienza.
O
no?
Severo
Laleo
sabato 24 febbraio 2018
Non gli resta che ... giurare
Chissà se il giuramento facile sia una prerogativa
della nostra classe politica.
Certo è che a non pochi leader (si fa per dire!),
in un modo o nell'altro, è capitato di sostenere
e rafforzare le proprie affermazioni e/o impegni
con un giuramento. Solenne, erga omnes.
E senza risparmiare i figli.
La "parola" evidentemente non basta più,
la credibilità è a zero.
E allora un giuramento può venire in aiuto,
anche se solo in un comizio,
per simulazione di un'investitura.
E' così che anche Salvini ha giurato,
da Presidente del Consiglio, per gioco.
"Mi impegno e giuro - ha gridato, con in mano
a pendolo un rosario- di essere fedele
al mio popolo, a 60 milioni di italiani, di servirlo
con onestà e coraggio, giuro di applicare davvero
la Costituzione italiana, da molti ignorata,
e giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti
in questo sacro Vangelo".
A parte la confusione gravissima e inammissibile
per ogni persona civile, credente o non credente,
tra affari di politica e insegnamenti del Vangelo
e le preghiere del Rosario (oltre ogni limite),
forse non c'è per nulla bisogno di giurare
per "servire il popolo",
basta solo, al popolo, restituirgli il potere.
O no?
Severo Laleo
venerdì 23 febbraio 2018
Trump, il dolore e le armi
Alla
fine Trump ha ricevuto alla Casa Bianca una delegazione
di
giovani studenti scampati alle stragi nelle scuole,
di
docenti presenti
sul fronte di un’inedita guerra impazzita,
di
genitori
dei tanti
allievi e
allieve uccise,
sempre
da
una mano giovane,
ma facilmente
armata
di
proposito
per
una strage, proprio
a scuola,
là
dove si entra perché la società incrementi la sua civilizzazione,
là
dove si entra perché ognuna/o possa crescere insieme ad altre/i,
nell'irrinunciabile
rispetto
della dignità/vita
di ogni persona.
Ma
Trump,
invitato dal suo staff ad ascoltare
(glielo
hanno scritto su un foglietto, I
hear you,
perché
non se ne dimenticasse), pare non comprendere,
per
la
sua
natura, il dolore delle persone sedute
intorno
a lui
e
la pressante, chiara, emotivamente sottolineata, richiesta
di porre fine al mercato libero delle armi.
E
assente e vuoto dinanzi al dolore, passato, presente e futuro,
per
tante morti di giovani a causa di un uso spropositato
e
senza controllo di armi per stragi, propone di armare i docenti.
Armi
contro armi, per la gioia ricca della lobby delle armi.
Non
meritano gli US un Presidente così incapace di ascoltare
e
di capire (lo staff gli doveva ricordare anche di provare
a
capire!), così prono
agli interessi dell’industria/commercio
delle
armi. Gli US non potranno a lungo continuare a tacere
di
fronte alla protesta diretta di studenti, genitori e docenti.
Chi
inventò le armi sicuramente fu un uomo selvaggio, barbaro,
feroce
-scrisse un antico inascoltato
autore-,
ma se
ancora
con
le armi noi
si chiude
ogni possibilità di “relazione/dialogo”
tra
persone e popoli e ancora si sceglie comunque di sparare,
la
strada verso la civilizzazione dell’umanità è
ancora
molto accidentata.
O
no?
Severo
Laleo
P.S.
1.
Si legge di scuole contrarie agli scioperi contro
la detenzione
e
l’uso delle armi, fino alla minaccia di espulsione degli studenti
aderenti: va
bene il
nobile principio
della neutralità della scuola
nella
formazione del
personale giudizio di ogni persona,
ma di
fronte alla
possibilità della violenza, la
protesta
è d’obbligo e educa.
2.
Perché le azioni di stragi hanno un così marcato stampo maschile?
Iscriviti a:
Post (Atom)