Appena ieri, in questo Blog, a proposito
della rinuncia di Benedetto XVI
al ministero petrino, si è sottolineata l’importanza,
per noi uomini moderni,
della Sua laica lezione di civiltà, in quel
Suo riconoscere, a tempo opportuno,
i propri limiti, fisici e spirituali, e del
decidere conseguentemente,
in piena
libertà. Oggi, al contrario, un uomo
politico, ad alta voce, grida,
schiavo nel suo bunker di danaro, il suo oltraggio, nel senso antico
del termine di andare oltre, oltre ogni
misura, esprimendo un giudizio irresponsabile e irripetibile nei confronti della
magistratura.
Liana
Milella, nel suo blog su repubblica.it, rende ben chiara l’insopportabilità,
questa sì oltre ogni limite, di quest’uomo politico, invitando a tener viva
la memoria dell’oltraggio, e magari lasciando
alla legge la parola definitiva
per ristabilire il diritto.
Ecco il suo articolo:
“Più che “grossa” l’ultima affermazione del Cavaliere contro i magistrati dà
“Più che “grossa” l’ultima affermazione del Cavaliere contro i magistrati dà
la misura di
quanto debbano essere pesanti i suoi incubi. Tanto da oscurargli
il senno e
fargli violare il
silenzio elettorale dell’ultimo sabato prima del voto
con una frase di gravità
inaudita.
Non ha mai il senso del limite l’ex premier. Non ce l’ha quando offende
platealmente una
donna (ma ormai abbiamo capito quanto materiale e greve
sia il suo rapporto con
l’altro sesso). Non ce l’ha quando usa la parola “cancro”
per parlare dei
magistrati, e usandola offende tutti coloro che con questa malattia
lottano per
la vita. Non ce l’ha quando imbroglia la gente con le sue false
lettere
sull’Imu. Non ce l’ha quando promette opere faraoniche che
non hanno
alcuna speranza di vedere la luce e per di più sono inutili. Non ce
l’ha
quando sovverte le regole dei processi e tenta di sfuggire alla giustizia.
In questo blog mi si
accusa di difendere i giudici, ma chi non lo farebbe di fronte
a parole tanto
gravi? Ricordiamocele bene – “Da noi la
magistratura è una mafia
più pericolosa della mafia siciliana, e lo dico sapendo di
dire una cosa grossa”-
anche
domani e dopodomani, e nei giorni a venire”.
Forse il guaio più grande per il nostro
Paese è stato il piegarsi,
bianchi e neri, centro, destra e sinistra, ricchi e
poveri, per opportunismo,
all'arroganza del danaro, al quel danarismo avvilente produttore,
solo da noi, di tanti, educati/sgauiati, orgogliosi,
intelligenti “servi liberi”.
O no?
Severo Laleo
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