Nel
giorno di San Gaetano Thiene, il
santo della Provvidenza,
sì
di nobile famiglia, ma al servizio di poveri, esclusi e malati incurabili,
il
nostro Paese, provvidenzialmente e umilmente,
apre
–si spera- il suo cammino verso la normalità.
Almeno
in politica.
E
questo grazie alle dichiarazioni del segretario del Pd,
Guglielmo Epifani, silente Napolitano.
Niente
di che, sia chiaro. Solo parole normali,
anche
se suonano pericolose nel Paese delle anomalie.
E
del Pdl di Berlusconi.
Il normale
Epifani, calmo e senza ambiguità,
usa le parole
più
semplici per indicare la strada normale per chiudere la vicenda
della
condanna di Berlusconi: “La legge è uguale per tutti”.
E
per dare senso concreto al principio generale, il normale Epifani
aggiunge: “Non
vedo altra possibilità che prendere atto della sentenza
e
degli effetti che produce, non ci sono strade ed è anche sbagliato cercarle.
Ho
preferito usare l'arma della chiarezza prendendomi qualche insulto
di troppo, ma con tutto il rispetto che si deve alla
storia e ai problemi
e spesso anche ai drammi di una parte politica, le
sentenze vanno rispettate
ed eseguite. Tutti i cittadini sono uguali davanti
alla legge,
per quanto possa essere dura.
In
qualsiasi ordinamento democratico il principio di legalità
non
può mai essere discusso”.
Proprio
così, eh!
Infine,
per evitare confusioni, ambiguità, incuicismi, giochi
delle
parti, cointeressi nascosti, minacce, blandizie,
tutti
strumenti di lotta/accordi nella
politica di questi ultimi vent’anni
di incessante stravolgimento di regole e
comportamenti,
il normale Epifani scandisce, senza prosopopea: “Il principio
di
legalità in uno stato democratico viene prima di qualsiasi
valutazione politica”, anche prima dell’esistenza del
Governo, perché
“è il fondamento. Se annulliamo
legittimità e legalità
non
c'è più nessun caposaldo, per questo bisogna avere una linea
rispettosa ma
anche molto ferma. Io non vedo altre strade”.
Eh, no, troppo normale!
Forse, con Guglielmo Epifani, finalmente, anche
nel nostro paese,
fa la sua apparizione, la normalità.
Per un’epifania di civiltà.
O no?
Severo Laleo
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