sabato 3 agosto 2013

Una sola strada per la democrazia: legge elettorale e voto



Il Parlamento d’Italia, per un’ampia carenza, a nostra vergogna,
di cultura liberaldemocratica, nel mondo intero è noto, appunto,
per aver annoverato tra i suoi membri trecento quattordici “onorevoli” 
pronti a votare, senza fiatare, “Ruby nipote di Mubarack”.
E vabbuò, era una dimostrazione di affetto per il capo
dal carisma di macho italiano, ridente e danaroso.

Ma ora, quel capo, per sentenza definitiva, è un evasore fiscale.
E’ stato condannato a quattro anni, per truffa e frode fiscale,
il più odioso dei reati, quest’ultimo,  per una società civile
e solidale.
E, guarda un po’, per dimostrazione d’affetto, e solidarietà,
tutti i suoi “onorevoli”, di Camera e Senato, “suoi” davvero,
grazie al Porcellum, sono pronti a consegnare, nelle sue mani
di evasore fiscale, le proprie dimissioni. Così i “servi liberi”,
alla Ferrara, giunti al punto, scelgono la servitù.
E tra le istituzioni e il proprio capo/padrone, gli “onorevoli
del Pdl, tutti, anche le gentili signore, spesso in politica
più riflessive, scelgono il proprio padrone.
Per la cultura liberaldemocratica del nostro Paese è il disastro.
E’ un punto di non ritorno. Non negoziabile.
Né da Letta, né da altri, anche se è il Presidente della Repubblica.
Non è più possibile sorridere, non è più tempo di burlesque,
e non è più possibile, nemmeno per un napoletano,
anche se saggio e stimato, pronunciare, di grazia,
un “vabbuò, ja”!

Di fronte alla più fascista delle visioni della politica
(la scelta, cioè, di rispondere/ubbidire, a un capo
e non alle libere istituzioni, costituzionalmente garantite),
la nostra democrazia liberale, attraverso i rari partiti a struttura democratica, 
ha un solo dovere, subito, da domani,
senza perdere tempo a discutere con maestri di ricatto:
una nuova legge elettorale, per restituire tutta la sovranità
alle persone, e subito nuove elezioni.
E forse con settant’anni di ritardo il fascismo chiuderà
la sua avventura illiberale. E sarà il più grande grazie
a Berlusconi.

O no?

Severo Laleo

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