domenica 30 novembre 2014

Solidarietà, genitorialità e crisi economica



Firenze. Piazzale  Coop. Un giorno di sole di Novembre.
Una sorridente giovane e un giovane scattante,
vispi nella capigliatura brillante,
diversi per colore di pelle, ma entrambi colorati d’azzurro,
grazie a una fasciatutina dell’unhcr,
con rapidi movimenti vigilano all’entrata,
attenti e pronti all’incontro.
Già di lontano squadrano l’avventore,
muovono qualche passo in apparenza distratto,
e improvvisamente eccoli gioiosi davanti a te
a chiederti un contributo di solidarietà per i Rifugiati.
Le risposte sono le più disparate, sempre cortesi.
Grazie, oggi son di fretta.” “Ho già donato.”
Qualche battuta e via.
Eppure la risposta del signore dai capelli grigi
è più articolata. Ed è tanto sincera quanto amara.
Non ho nulla da donare, davvero, e seppure ho qualcosa
la darò a mio figlio, che non ha ancora un lavoro.
Mi dispiace”.
Il giovane scattante di colpo si blocca. Muto.
La sorridente giovane, mentre il signore dai capelli grigi
va via, forte gli lancia un “Grazie lo stesso”. Mesto.
E oggi sui giornali sia la cronaca di una continua guerra
tra i poveri sia un “13,2% Disoccupazione mai così alta”.
Una perversa crisi economica intristisce la solidarietà.
O no?

Severo Laleo

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