martedì 4 ottobre 2011

Povera Italia, se i nostri ministri della Giustizia…



Ecco, di seguito, le dichiarazioni di Angelino Alfano,
unico a esprimersi, oltre il suo mestiere, tra i segretari di partito,
a commento  della sentenza di appello nel processo Meredith Kercher.
"I tre gradi di giudizio sono fatti proprio per consentire dei ripensamenti.
Il tema che mi viene in mente e che mi pare giusto esaminare è  che,
se la detenzione di Amanda Knox è  stata ingiusta,
chi la risarcirà e chi pagherà  mai per una detenzione ingiusta 
sua e di Raffaele Sollecito?”.
Trovo, da cittadino attento al valore civile della giustizia,
 banali, volgari,  strumentali, e ambigue ad inganno,  le affermazioni  
del “giovane” d’età , eppur consunto, uomo politico Alfano,
ora segretario del Pdl di Berlusconi , ma già ministro di Berlusconi,
e già segretario personale di Berlusconi.
E’ banale l’affermazione:
 I tre gradi di giudizio sono fatti proprio per consentire dei ripensamenti”, perché, pur vera
(a prescindere dall’uso improprio del termine “ripensamenti”),
non regala prudenza di giudizio  all’Alfano;  
è volgare, e insieme strumentale,  l’affermazione
Il tema che mi viene in mente e che mi pare giusto esaminare è che, 
se la detenzione di Amanda Knox è stata ingiusta, chi la risarcirà e chi pagherà  mai per una detenzione ingiusta sua e di Raffaele Sollecito?", perché l’Alfano, forse accecato dalla vis polemica contro  i pm,  
 si fa ”venire in mente” solo la preoccupazione 
1. di un “risarcimento” agli ex imputati ora innocenti;
2. di ”farla pagare” a qualcuno, dimenticando completamente,
1. senza il benché minimo doveroso cenno,  
il dolore profondissimo della famiglia Kercher ;
2.con ambigue parole d’inganno (“ingiusta” “chi”), 
le conoscenze di base delle regole di procedura penale.
Se questa è la statura di sapienza etica e giuridica dei nostri ministri,
per di più della Giustizia, povera Italia.
O no?
Severo Laleo

domenica 2 ottobre 2011

Attenti a chi trucca i significati delle parole


Senza un’ampia libertà di stampa,
e di comunicazione,
i significati delle parole,
sì, i significati,
sono nelle mani del potere di turno.
E la libertà responsabile
diventa licenza senza limiti,
e il potere al servizio del Paese
è un arrogante maneggio,
e la giustizia uguale per tutti
corre a vestire taglie ad personam,
e l’eguaglianza… l’eguaglianza
esce d’inganno dal vocabolario,
e il lavoro, soprattutto dei giovani,
scivola verso l’asservimento,
e la famiglia della tradizione
copre a paravento il mercimonio maschilista,
e il voto libero del popolo
segna con la croce le nomine di un Capo,
e la tragica lotta di secessione
tira la volata elettorale a furbi imbonitori,
...
e il denaro, carta per vivere,
tutto e tutte/i spinge nella viltà dell’egoismo.
Per il dominio elegante di un imperatore.
O no?
Severo Laleo

venerdì 30 settembre 2011

Esiste un limite. O no?

Ma Gianni Letta,
colto, garbato, moderato, cattolico, liberale,
è davvero il civil servant 
gentiluomo del Papa
o semplicemente 
il complice 
del “santo puttaniere”?
Severo Laleo

giovedì 29 settembre 2011

«Cari Presidi, colpa vostra se l'Italia è un paese per escort»

Condivido, care/i  giovani in formazione, interamente, la vostra lettera di risposta
all’ambigua, e vagamente minatoria, lettera di un po’ di Presidi di Firenze.
E, pur riconoscendo ai Presidi il tentativo di rompere una solitudine reale,
a convincere tutti, e assai,  è soprattutto la vostra conclusione:
"Forse occuperemo, forse metteremo in atto altre forme di protesta
o forse non faremo niente, ma non saranno le Vostre parole a dirci come fare.
Incontriamoci, guardiamoci negli occhi, perché così bisogna fare,
costruiamo insieme, senza ruoli.
Ma niente lezioni e niente moralismi, per favore,
la scuola non ne ha bisogno".
Complimenti! Sono parole di grande maturità. Civile e politica.
E, aggiungerei, proprio l'aver lanciato l’idea di incontrarsi,
di guardarsi negli occhi  (“perché così bisogna fare”),
di dialogare, di costruire insieme, pur ciascuno a mio avviso nel suo ruolo,
è un'idea da “grandi”, e senza volere, sicuramente,
siete riuscite/i  a dare la giusta "linea" ai vostri cari Presidi.
E vedrete, se sono uomini di scuola, e non solo dirigenti di burocrazia,
se sanno guardare alle vostre giovani esigenze di crescere, capire, agire,
accoglieranno il vostro invito.
E forse scriveranno con voi nuove regole nel reciproco rispetto,
perché  capiranno di non aver alcun diritto a dirvi  “come fare”.
P.S.
Solo non condivido il passaggio sulla "bellezza inutile e triste di una escort".
E' segno di un pregiudizio e quasi di razzismo sociale.
La bellezza, di per sé, non è mai inutile, non è mai triste; è indivisibile la bellezza;
la bellezza non sopporta canoni d'obbligo, la bellezza è di/per tutte/i,
la bellezza è pienezza di relazioni alla pari;
solo l'azione di sfruttamento, sia del corpo sia delle menti,
da parte di un potente (qualunque sia la sua "potenza")
nei confronti di chi è nelle condizioni (a prescindere dalle soggettive motivazioni)
di chiedere/avere un qualunque vantaggio,
cancella ogni bellezza.
Una escort, anche quando recita convinta la sicurezza della sua libertà,
è sempre e comunque strumento/oggetto/cosa di volontà altrui,
è sempre dentro un condizionante rapporto impari, 
e ha bisogno quindi di "liberazione".
Se si costruisce insieme una società di liberi e eguali
difficilmente potranno sostanziarsi le condizioni
perché qualcuna/o possa  essere/divenire escort.
O no?
Severo Laleo

mercoledì 28 settembre 2011

Nella città di La Pira, Renzi, il sindaco gnorri


No, non è possibile!
Eppure, nella città di Firenze,
la città del Sindaco La Pira,
aperta e solidale, laica e cattolica,
civile e accogliente, pacifista e planetaria,
colta e artigiana,
attenta ai grandi messaggi dei tempi,
simbolo in Europa del Social Forum,
le limpide parole cristiane del Cardinale Bagnasco,
sulla questione morale in Italia,
sono accolte, senza un  riverente commento nel merito,
dal Sindaco cattolico Renzi
con osservazioni banali,  a tratti volgari, e, a dir poco,
politicamente maliziose:
''Se non le dicono i vescovi queste cose...
 il vescovo la fa di mestiere una cosa del genere..
bisogna farla finita di considerare le parole dei vescovi quando ci fanno comodo...
la vera domanda e' come mai ora”.
“Queste cose”? “Una cosa del genere”?
“Ci fanno comodo”? “Come mai ora”?
No, non è possibile!
Forse il Renzi è un sindaco gnorri.
O no?
Severo Laleo

martedì 27 settembre 2011

Un intervento di Carla Collicelli per la "cultura del limite".

Dall'economia al sociale, un cambio di paradigma
Il necessario recupero del senso del limite
Un aspetto di non poco conto accomuna i problemi della politica, dell’economia e della società oggi: la generale mancanza di un sano senso del limite. Proprio ieri il cardinale Bagnasco, aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei, lo ha sottolineato con efficacia in diversi passaggi della sua riflessione e soprattutto con uno speciale riferimento alla condizione (e all’educazione ) dei giovani, grande questione non solo italiana ma mondiale.

Cominciando, appunto, dal contesto geopolitico mondiale, è evidente che buona parte delle questioni aperte si iscrivono nel quadro della fine di un’era, quella dello sviluppo e della crescita continue dell’occidente, che credevamo non si sarebbero mai più arrestati. I riflettori continuamente accesi sulla situazione nazionale ci fanno, a volte, chiudere gli occhi di fronte al fatto che è tutto l’occidente – anzi tutta l’area Ocse – a mostrare segnali preoccupanti di recessione e crisi. Assieme al mito della crescita vacilla anche il mito della pace mondiale. In generale, se si escludono alcuni grandi Paesi emergenti come la Cina, i disavanzi della spesa pubblica, come pure il rallentamento della crescita economica e anche il caos antropologico e identitario, configurano una crisi di portata globale, che rimanda alla necessità di fare piazza pulita con l’illusione di una crescita illimitata, e di cominciare a riflettere seriamente sui limiti della crescita, e di conseguenza sugli obiettivi essenziali da perseguire per il benessere dei popoli e delle nazioni, al di là della ricchezza materiale e degli egoismi nazionalistici o di casta.

Anche a livello italiano, e rispetto alla nostra crisi interna, sarebbe molto utile sviluppare una riflessione sui valori essenziali, da porre alla base delle strategie di sviluppo nazionale ed europeo, anche in questo caso oltre la crescita economica, e anche in sua assenza. Il processo avviato dall’Ocse, e ripreso poi dall’Unione Europea e in Italia dall’Istat, volto alla individuazione di indicatori statistici di benessere "oltre il Pil", va in questa direzione. Molto meno attenti al tema dei limiti della crescita economica e degli obiettivi strategicamente rilevanti di un nuovo sviluppo appaiono le discussioni in corso nel Paese sulle manovre di finanza pubblica, come sugli investimenti, e anche tutte le azioni e le misure intraprese e in corso di predisposizione, per la grande maggioranza animate da uno spirito di difesa egoistica dei privilegi acquisiti e delle posizioni raggiunte, con scarsa o nulla considerazione dei limiti che inevitabilmente occorre porre alla accumulazione della ricchezza materiale, come alla ricerca del privilegio.

Nell’anniversario del 150° anno dalla Unità del paese, sarebbe piuttosto auspicabile promuovere, nella società italiana e nella sua rappresentanza politica, uno spirito nuovo di coesione, che si fondi su di un sano riconoscimento e rispetto dei limiti, e sia finalizzato alla individuazione di obiettivi davvero comuni da condividere e perseguire congiuntamente.

Non si può non pensare, infine, accanto ai due ambiti citati, alla fenomenologia dell’eccesso nel sociale e a livello psicologico e antropologico. Anche qui manca diffusamente il senso del limite, e soprattutto non sembra esistere una sana considerazione della patologia dell’eccesso e dei suoi effetti disastrosi. «Bromuro invece di Viagra», come ha scritto qualcuno, pensando agli eccessi in ambito sessuale, che a ondate continue ci vengono raccontati dai mass-media, dal bondage agli stupri, dallo stalking e dal mobbing a sfondo sessuale al sesso collettivo. Ma oltre al sesso, la cultura dell’eccesso pervade molti altri ambiti: dalla alimentazione (basti pensare alla crescita dell’obesità o alla bulimia) alla spirale incontrollata dei desideri in tutti i settori della vita (dal tempo libero alla famiglia), dalla comunicazione (gossip e guardonismo di tanta stampa e di tanti mass-media, forme estreme di spettacolarizzazione) alla economia e al lavoro (dalla volontà di potenza alla personalizzazione del potere). La cultura dell’eccesso impera ovunque, e a quanto pare non vacilla, almeno per ora, nemmeno di fronte a una crisi mondiale della portata di quella attuale. Proprio per questo è quanto mai urgentemente avviare un lavoro di promozione di una sana cultura del limite e dell’essenzialità.

Carla Collicelli 
Avvenire 27 Settembre 2011

La Chiesa e l'astuzia della storia

Nell'era della laicità della politica,
ormai anche nell'Italia dei Papi (nessuna ingiuria nella parola!),
è toccato a un Cardinale, a Angelo Bagnasco,
dinanzi ai Vescovi d'Italia (e della Padania),
dire per tutti, nonostante i tanti Lupi nel PDL,
limpide parole cristiane,
le più sensate,
le più civili,
le più costituzionalmente rilevanti,
per dare il ben servito al Cavaliere,
a suo modo cattolico non pentito,
guidato nel Governo da un "gentiluomo" del Papa,
il garbato Gianni Letta.
Forse ora tocca al Presidente Napolitano.
O no?
Severo Laleo

domenica 25 settembre 2011

Tunnel e divertimento


Dobbiamo al travolgente e disordinato Caparezza

la gioia di essere fuori
dal tunnel del divertimento

ma dobbiamo all’impostata e composta Gelmini,

Ministra, quanto a spese nella ricerca, puntuale e accorta,

la gioia di essere dentro
il più lungo divertimento da tunnel.

O no?

Severo Laleo

La rabbia senza verità di Ferrara a Talk

Ieri, un volpino Ferrara, ferito dal flop di Radio Londra,
ma pronto al guizzo ribelle,
pur di attaccare i giovani critici "moralisti" di Rai Tre in Talk,
prima si slancia a difendere il suo "eroe popolare" Silvio Berlusconi,
dal malizioso insinuante paragone con Strauss Kahn,
poi aggredisce senza freni il gentleman Bernardini,
recitando indignato ad arte una volgare sceneggiata,
con un finale gentile augurio di intercettazione di risata,
e, infine, da attento e fine giornalista, senza più staffe,
definisce stupratore Strauss Kahn.

E' sempre vero, la furia contro i moralisti ottunde la ragione.
Dimentica, il furioso consigliere dell'elegante Premier,
il responso della giusta, severa, imparziale Giustizia Americana:
non fu stupro.
Non è più tempo di trucchi di parole e sensi,
di invettive falsamente antimoraliste:
Strauss Kahn e Berlusconi sono entrambi, con o senza scuse,
irriducibili, sbrigativi o eleganti, utilizzator di donne.
O no?
Severo Laleo

sabato 24 settembre 2011

Pari opportunità: un successo oltre le aspettative


.
Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
anche grazie alla sana esperienza di eleganze del  Premier Silvio Berlusconi,
è molto attivo il Dipartimento per le Pari Opportunità.
Ministra è la vigile e  sorridente e bruna Mara Carfagna.
In fase di bilancio, a tre anni dall’insediamento, la Ministra, con orgoglio,
scrive,  a nome di tutto il Governo : “Continueremo nel nostro lavoro
con passione e convinzione  certi che, un Paese in cui si respira ogni giorno
l'aria sana delle Pari Opportunità,
quella dei diritti e della promozione dell'individuo,
è un Paese moderno, un Paese sano. Il Paese in cui tutti desideriamo vivere”.
Quell’ ”aria sana delle Pari Opportunità”  è davvero un successo.
Mai come in questi anni di libertà di popolo, dono “grazioso” di Berlusconi,
tante donne giovani e belle, escort e non, hanno avuto la foraggiatissima ventura
di frequentare di persona il Presidente del Consiglio,  in sedi private e di Stato,
con le porte aperte, con grande e civile lungimiranza,
oltre le rozze chiusure dell’alleata  Lega dei Bossi,
anche a giovanissime  extracomunitarie. E  con il silenzio casto della Ministra.
Che dire, un successo oltre le aspettative.
O no?
Severo Laleo

venerdì 23 settembre 2011

Gli amici del Premier Silvio Berlusconi


Letta,  l’amico sottosegretario per antonomasia,
abilitato a sbrigar gli affari pubblici di stato;
Alfano, il giovane amico segretario PDL e, ancora, di Berlusconi,
abilitato a obbedire;
Confalonieri, l’amico di una vita,
abilitato a sbrigar gli affari privati d’azienda;
Dell’Utri, l’amico eroe,
abilitato a sbrigar gli affari segreti;
Ferrara, l’amico intelligente e birbante ex,
abilitato a nobilitare le mutande del suo "eroe popolare";
Bossi, amico, si fa per dire, e ministro, davvero,  della secessione,
abilitato a imbambolare i suoi e a tener vivo il Governo;
La Vitola, amico naturale, di istinto,
abilitato a sbrigar faccende miste, private e di Stato;
Tarantini, amico degno di carità mensile e dazioni,
abilitato a sbrigar sollazzi eleganti e in distensione.
Alfonso de Patelmante, benestante signore d’origine meridionale,
cattolico devoto, colto e prudente, ma aperto alla modernità,
farmacista, liberale, anche d’animo, per tradizione familiare e scelta personale,
elettore di Tremonti e ammiratore di Letta,
…no, non è più amico di Silvio Berlusconi.
Si sa, si fa per esagerare.
O no?
Severo Laleo

Sì, i maschi “sporcano”, basta con il maschilismo, meglio il bicratismo dei generi.


Ha gridato Vendola:
“Provo vergogna per il fatto che quattro vecchi maschi 
un po' rimbecilliti 
possano entrare nella vita politica e sporcarla”.
E ancora:
“Lele Mora, Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini, Emilio Fede: 
è questa l'antropologia che gira attorno al premier, 
un regime pornografico che ha portato il maschilismo al potere”.
D’accordo Vendola, ma  i maschi, sì, i maschi, vecchi e non vecchi,
più o meno rimbecilliti, sono spesso pericolosi,
specie se soli  e/o  in maschile compagnia.
E sì, sono (stati)  i maschi  a portare  il maschilismo al potere.
E,  insieme,  il monocratismo.
Ma,  attenti,  il monocratismo, il dominio, cioè, di uno solo,
è proprio il peggior esito del maschilismo.
Basta, quindi,  con il maschilismo. E il monocratismo.
Se si vuole  chiudere con il maschilismo e il monocratismo,
il monocratismo sia del maschio sia della donna,
è necessario introdurre qualche novità, 
almeno nelle organizzazioni di partito,
e superare l’idea di avere un capo unico, anche se donna.
Abbiano, dunque,  il coraggio, Vendola e SEL, 
il nuovo partito che lo ha eletto Presidente,
insieme  a tante/i   giovani militanti, così attenti a un futuro “conviviale”,
di rinunciare al monocratismo  di origine maschilista,
 e di introdurre, ad ogni livello di responsabilità, 
la dirigenza di coppia uomo/donna.
Forse, solo il bicratismo dei generi potrà aprire  nuovi  orizzonti.
O no?
Severo Laleo