giovedì 8 marzo 2012

“Schifo” è l’avarizia del giocar da soli



Il Ministro Andrea Riccardi, per unanime opinione, persona mite
e di grande disponibilità al dialogo, con meraviglia di tutti,
e sua anche, ha, in un momento di contrarietà, usato la parola “schifo
per definire, a suo giudizio, un certo modo di far politica.
Il suo riferimento era alla decisione/comportamento del segretario del Pdl
di far saltare, con la sua assenza, il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi.
"Vogliono solo strumentalizzare. E' la cosa -ha detto colloquialmente
il ministro- che più mi fa schifo della politica".
L’espressione non è felice, d’accordo, ma è solo un’interpretazione soggettiva
di un comportamento di altri nella gestione degli accordi politici.
Ma è legittima. Indica, almeno pare, il rifiuto di ogni atteggiamento
di “fuga” e di “diniego” dinanzi alla responsabilità di decidere
nell’interesse generale del Paese. Insieme, senza egoismi.
Nel caso specifico, di decidere di Rai e Giustizia.
Ora, non si comprende perché, mentre l’art. 18, in tutte le salse,
non è, e non deve essere, per il Pdl, un “tabù”
e, quindi, anche per il governo dell’economia e dei conti a posto,
al contrario, il discutere di Rai e di Giustizia è, per il Pdl, e deve essere, un tabù
anche per il governo tecnico e liberale di Monti,
perché Rai e Giustizia, a seguire il Pdl, sono, e devono essere,
fuori dell’economia e degli interessi generali del Paese,
perché toccano quegli interessi personali del padrone del Pdl 
comunque da difendere, anche a costo di giocar da soli.
A qualcuno, anche a Riccardi, questo modo di far politica fa “schifo”.
Ed è difficile non essere d’accordo, specie se si ha un’idea della politica,
ad esempio, di altra origine e natura:
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio.
Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.*
O no?
Severo Laleo

*Da Lettera a una professoressa, di don Lorenzo Milani

L’isteria è degli uomini (in politica)



Per un caso, oggi, ormai sera dell’8 Marzo 2012,
nel giorno della e per la donna,
e per l’affermazione della sua universale dignità di persona,
ancora offesa, purtroppo, nei tanti luoghi
a dominio sociale e culturale maschile,
e nei tanti rivoli, dovunque sparsi, del fiume carsico
di un pensiero maschile violento,
proprio oggi, per un caso, trovo, nel mio disordine di lettore,
queste, appresso trascritte, parole:
Berlioz non gridò, ma intorno a lui,
con disperate urla femminili, urlò tutta la strada …
le grida isteriche delle donne si calmarono”*.
D’accordo, si tratta di parole vecchie un secolo o quasi,
e oggi, semplicemente, sono un segno dei tempi,
eppure, proprio oggi, nel 2012, dinanzi a balletti inverecondi,
sì, da schifarsi, almeno a sentire un ministro della moderazione,
di urlato e di isterico c’è solo la politica degli uomini.
O no?
Severo Laleo

*da Il Maestro e Margherita di Bulgakov

lunedì 5 marzo 2012

I segretari d’Italia… in cucina e a tavola



E’ vero, non sarà stata un’espressione di felice grazia,
anzi ha tutto il sapore verace della popolanità compagnona,
ma il nostro ex Premier, proprietario, per ora, almeno, del Pdl,
quando ha deciso di chiarire, precisando, il suo messaggio,
dopo aver lanciato la sua solita incompresa dichiarazione,
ha così colpito le lavoratrici  e i lavoratori della stampa:
“Alfano e’ bravissimo: e’ una persona colta, intelligente e leale
e quanto a segretari o sottosegretari, a colazione, a pranzo e a cena
si mangia tutti gli altri segretari d’Italia”. E giù sorridendo beato.
L’espressione, nei suoi accenti di simpatica smargiassata,
è stata comunque nei titoli di tutti i giornali. Perché?
Perché, per stile, “appetibile”, appunto, non certamente
per un qualsivoglia utile giudizio politico di merito:
Alfano [il leale Alfano!] si mangia tutti gli altri segretari d’Italia!”
Eppure la dichiarazione e il suo rilievo sulla stampa svelano insieme
quel che conta davvero in politica, e non solo nei pressi del PDL:
la “potenza” del leader, a prescindere. E la sua capacità di cucinarsi,
in un modo o nell’altro, i suoi rivali, senza soffrir limiti,
tanto, soprattutto in Italia, si può.
Tutta la lotta politica da noi pare chiusa nella ricerca ossesiva di Leader.
E, purtroppo, di questi tempi, in cucina, c’è un affannarsi di soli uomini,
pronti a cucinarsi e a mangiarsi a vicenda. A tavola.
E, forse dietro queste espressioni di infantile cannibalismo c’è la storia lunga
del maschilismo militante nostrano con le sue ademocratiche conseguenze.
O no?
Severo Laleo  


sabato 3 marzo 2012

Dignità delle persone: il reddito minimo garantito diritto di civiltà

L’introduzione di un reddito minimo garantito
(in linea con la risoluzione del Parlamento europeo che chiede agli Stati membri 
di inserire questa misura pari al 60% del reddito mediano nazionale)
è uno dei modi più efficaci per contrastare la povertà,
promuovere l’integrazione sociale
e garantire una qualità di vita adeguata alla dignità delle persone.
Un reddito minimo garantisce l’autonomia e la libertà di scelta,
toglie dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo,
permette a una generazione di compiere scelte
non dettate dalla condizione economica della propria famiglia
e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita
con una minima rete di protezione sociale.
Il reddito è il perno di un nuovo modello di Stato sociale,
basato su forti diritti di cittadinanza e su un rinnovato diritto al lavoro.”

Per ora, è il testo di un manifesto*, ma se tutte le persone giovani,
al di là delle collocazioni contingenti nella geografia dei partiti,
alleate contro gli sprechi per la velocità delle merci
a favore di un investimento per la serenità delle persone,
si battessero, subito e con continuità, per conquistare
il reddito minimo garantito,
la realizzazione dell’homo dignus aprirebbe a una nuova civiltà.
O no?
Severo Laleo

*Ieri la precarietà ora la vita. Manifesto contro la precarietà, a cura di SEL.


Dignità nel nascere, dignità nel vivere



Art. 1 della Dichiarazione Universale(1948):
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti..." 
E' l'esordio, nella storia del mondo, dell'homo dignus.

Forse è tempo, ora, di costruire le condizioni reali, nel mondo,
perché l’homo dignus, per nascita, possa anche condurre
la sua vita in dignità, primo diritto di civiltà.
O no?
Severo Laleo.

giovedì 1 marzo 2012

Il “limite” nella “paga” e la mitezza sociale: dal manager di Stato al reddito di cittadinanza

Riporto dal Corriere della Sera:
“Le commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera hanno detto sì a larga maggioranza all'introduzione del tetto agli stipendi dei manager della Pubblica amministrazione …Il tetto è stato fissato a circa 300 mila euro, pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione e vale per i dipendenti pubblici che rivestono posizioni di vertice. La Lega ha votato contro, mentre il ministro … 
Filippo Patroni Griffi, ha detto: «Andremo fino in fondo su questa linea».”
Il governo Monti ha un procedere davvero diverso dai tanti governi
della storia repubblicana. E’ terribile, riesce, da una parte, a infliggere,
sbagliando di grosso e per l’ideologia dei conti,
sofferenze reali a troppe persone senza tutele;
e, dall’altra, riesce a seguire una linea di “civiltà”, a volte,
oltre i valori liberali. E’ il caso del limite, a 300 mila euro,
per gli stipendi dei manager di Stato.
Bravo governo Monti/Bertinotti! Sì, perché, se non erro,
solo Rifondazione Comunista, anni addietro, riuscì a raccogliere firme
per una legge di iniziativa popolare in questa direzione;
a memoria, il limite era dato, allora, da un tetto stipendiale non superiore
di dieci volte il salario minimo di Stato. Ma potrei sbagliare.
Per la mission (si fa per dire!) di questo blog,
la notizia è di grande rilievo, non in sé, ma per il suo indotto pedagogico.
Dal grido “più soldi per tutti”, comunque, anche navigando in cricca,
al più mite “un tetto per tutti” (per la gioia degli homeless!).
Una rivoluzione!
Eppure, per dare un senso alla cultura del “limite”, è d’obbligo
avere un altro punto di riferimento, verso il basso.
Se è lecito, ed è lecito, fissare un limite alla “ricchezza” di una retribuzione,
appare al pari lecito, ed è lecito, fissare un limite alla povertà/assenza
di retribuzione: per realizzare mitezza sociale il governo Monti
dovrà presentare, subito, una proposta, in proporzione,
 di reddito minimo garantito o di cittadinanza.
O no?
Severo Laleo

mercoledì 29 febbraio 2012

2. La vita ha bisogno di “protesi”.


Continuo a leggere da “Il Post”:
Dopo l'articolo sull'"aborto post-natale" il direttore
della rivista scientifica Journal of  Medical Ethics risponde
alle violente proteste e minacce contro i due autori italiani”.
E scrive: “Quello che è sgradevole non sono le opinioni
di questo articolo, né la sua pubblicazione in un giornale di etica.
Sono le ostili, violente e minacciose risposte che ha ricevuto.
Più che mai, la discussione accademica e la libertà sono minacciate
da fanatici che si oppongono ai valori di una società liberale
Quello che la risposta a questo articolo rivela, attraverso le lenti del web,
è il profondo disordine del mondo moderno.
Non che qualcuno abbia opinioni a favore dell’infanticidio,
ma il profondo contrasto che oggi esiste tra i valori liberali
e l’opposizione fanatica a ogni tipo di discussione razionale”.

Escludendo il fanatismo (non è affare umano),
il problema è, e il tempo è ora, di inglobare, sì, i valori liberali,
solo attraverso i quali la “persona” raggiunge la sua “maturità civile”,
ma soprattutto di immaginare/esprimere i nuovi valori “comunitari”,
per aggiungere alla “maturità” delle “persone” la “maturità” della “società”.
Il bene della madre e della famiglia è importante
quanto il bene della “convivialità”: star bene insieme,
tutti, autonomi e “protesizzati”, nell'accoglienza, senza eliminazioni.
Basta attrezzarsi in civiltà.
Quel profondo disordine del mondo moderno, per un caso,
suggerisce alla mia memoria di studente la risposta di E. Mounier
al  disordine stabilito con il personalismo comunitario.
Per estendere i diritti oltre i valori liberali, la strada è già aperta.
Basta avere il coraggio 1. di estendere, sul piano teorico,
la piattaforma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani;
2. di rendere praticabile, in tutto il mondo, ricco e misero,
il complesso dei diritti ora in vigore.
O no?
Severo Laleo