giovedì 13 settembre 2012

Le parole “nuove”di Renzi e il vizio dell’antipolitica




Se Renzi, anche con quel suo invito ai delusi di Berlusconi
di accucciarsi “Adesso”, le primarie vincesse nell’area del centrosinistra,
chiara sarebbe la conclusione, culturale e politica, per il nostro Paese:
il berlusconismo, pur chiusa ogni speranza di rivivere a destra
(Alfano non è Renzi), continuerebbe a vivere nel centrosinistra,
tentando una sua rinascita, nel “nuovo”, tra i giovani;
e non sarebbe più il tratto distintivo solo di una parte, la destra,
ma l’epifania del profondo sostrato culturale di un intero Paese,
punto estremo di un percorso antipolitico
dal quale le prossime generazioni dovranno partire
per costruire un nuovo paese, di uomini e donne,
finalmente civile, libero, moderno, europeo.
Ma non gli sarà facile: anche l’Italia, alla fine, è divisa in due!
Il nostro Paese è nel pantano dell’antipolitica da molti, troppi anni.
Il berlusconismo ha esteso il territorio dell’antipolitica,
inventando il carisma del “capo” e il dominio del leader,
contro le fatiche, a volte estenuanti, della mediazione politica,
trascinando nel vortice del gioco dei leader
ogni altra formazione politica, a destra e a sinistra
(ad onor del vero, Bersani ha sempre rifiutato i riti da leader).
E Renzi, con la sua energia del fare, con la sua “furbizia di fiorentino
 ben si colloca dentro questo vortice, con la sua “modernità”,
con il suo “potere di sfondamento”, almeno a sentir Giuliano Ferrara,
con la sua capacità di “domare - sa usare le parole Ferrara -
lo spirito ideologico vuoto che questo paese ha ereditato dagli anni Settanta”.
Per questo l’Italia non è ancora riuscita a trovare
una sua dimensione di paese civile, democraticamente affidabile,
in Europa e nel mondo, se si esclude la parentesi, non a caso,
del tecnico Monti, proprio per la sua facile propensione
a cadere nel populismo. Vizio antico e sempre in agguato.
Il berlusconismo è ancora nelle viscere degli italiani,
se il sindaco Emiliano del Pd giustifica il suo pesce di Natale
nella vasca da bagno con il cattivo esempio delle pratiche berlusconiane,
se Renzi, tra i tanti linguaggi possibili per parlare agli italiani,
sceglie proprio la tecnica retorica del Silvio.
Quando Berlusconi scese “in campo” conquistò da subito molti voti,
presentandosi come il “nuovo” contro i vecchi arnesi della politica,
e invitò a rottamare la politica dei partiti e il suo “teatrino”,
scegliendo il suo bersaglio fisso con il tormentone contro i “comunisti”.
Renzi non è da meno: scelto il suo bersaglio fisso, i vecchi arnesi del Pd,
guarda caso anche già “comunisti”, si offre “nuovo” alla curva dei tifosi,
pronto a “tirare” il suo calcio di rigore, perché “se si va all’attacco si vince”.
Ed è, in entrambi, questa lotta contro il “vecchio” a spronare fortemente,
e facilmente, all’acclamazione. E a definire senza profondità il “nuovo”.
Berlusconi per vincere inventò il “Sogno”, Renzi, e i suoi sostenitori,
sapendo di poter contare su un elettorato ancora pronto a seguir partite,
canti di vittoria, calci di rigore, inventano, per emozionare, il “Futuro”.
Berlusconi aprì l’epopea delle mille “Libertà”, lasciando spazio a tutto,
Renzi propone la barriera del “Merito” per restringere il campo dei fortunati.
Futuro, Europa e Merito sembrano anche la sintesi ideale per acchiappar voti
in ogni area, trasversalmente: con il “Futuro”, già sogno di Berlusconi,
l’area del centrodestra, con l’”Europa”, ancora oggi traguardo del Centro,
l’area dei cattolici moderati, con il “Merito”, già parola d’ordine
del Riformismo Socialista, l’area moderna del liberalismo.
Tutti dentro, tranne la sinistra, tanto la sinistra non vuole governare.
O no?
Severo Laleo

P.S.
Da Alfano giunge definitivo il sigillo all’incontrastata vittoria dell’antipolitica
nella visione nei “nuovi” giovani leader. Dichiara l’intercambiabile Alfano
senza pudore:Renzi dice cose talmente simili alle nostre e talmente irrealizzabili
nel suo campo (dove ci sono i nipotini di chi viene dal Pci – toh, torna il tormentone
contro i “comunisti”!- che se non vince le primarie finirà per votare per noi".

1 commento:

  1. Quello che abbiamo vissuto in questi anni e' stata la cattiva politica e l'abbiamo visto anche quando gli attori principali sono cambiati. Forse molti e tra questi anche il sottoscritto sperano che l'antipolitica sia l'inizio della buona politica. Errare e' umano perseverare e' diabolico. Carlo P.

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