mercoledì 26 dicembre 2012

Monti: “Deve cambiare il modo di vedere la donna”. Sì, dal monocratismo al bicratismo





Indubbiamente Monti, con la sua scandita frase sulla “donna”,
ha avuto il merito di attirare l’attenzione su un problema reale
della nostra società e della nostra democrazia: il ruolo della donna.
E il pensiero è andato subito a lavoro, welfare, famiglia, carriere,
pari opportunità. Tutte cose utili e visibili. E certo qualcosa di buono
dovrà pur scaturire. Ma se anche non poche “donne”, pur prudenti,
hanno accolto favorevolmente il richiamo del nostro Primo Ministro,
a me è sembrato, il dire di Monti, solo la nuova versione, comunque,
di maschilismo, antico e sempre vivo, sia pure, questa volta, accorto
e illuminato … dall’economia.
"Cambiare il modo di vedere la donna", significa sì cambiare “visione”,
ma significa anche lasciare immutato il sistema di organizzazione
del potere nelle nostre cosiddette avanzate società.
Monti sembra dire: chi ha il compito di governare deve saper guardare
in termini nuovi alla “donna”, valutando soprattutto gli aspetti
di sviluppo economico e sociale, ma senza modificare l’assetto di potere.
Al contrario la società ha il problema della “donna”,
perché esiste il problema dell’uomo, anzi del maschio.
Quando noi guardiamo all'organizzazione sociale del potere
e alla dislocazione e organizzazione delle sedi decisionali,
a ogni livello, troviamo imperante e senza ombra di criticità
–nessuno mette in discussione l’assetto dominante-  
il monocratismo maschilista. A decidere, ad assumere responsabilità,
di guida  e di proposta, è sempre “uno”, anche quando è “donna”;
è, cioè, quell’”uno”, il risultato di una visione maschile del mondo.
Guai ad affidare, quindi, il destino delle donne a questa “visione”,
al di là di tutte le buone intenzioni di cambiamento.
Diamo uno sguardo alla famiglia di oggi, ancora “cellula” sociale,
non più a guida monocratica, (non esiste più il “capo famiglia”)
e guardiamo all'organizzazione decisionale e di potere della famiglia
con gli occhi della nuova figliolanza.
Cosa osservano i nuovi nati? Non vedono più un mondo articolato sull’”uno”,
ma sulla “coppia”, molto frequentemente, un uomo e una donna.
Ora, non insegnate a quel/la bambino/a come deve “vedere la donna”,
perché in famiglia, se è davvero nuova, vede la “donna” come vede l’”uomo”.
Un paese civile e moderno, con una democrazia di genere,
non si preoccupa di come vedere la donna,
magari cambiando il vecchio modo di vedere,
ma come modificare la struttura di organizzazione del potere
che ha escluso e esclude la donna per diffuso incontrastato maschilismo.
Fu una semplice nuova regola, il voto alla donne, nel 1946,
a cambiare il modo di vedere la donna. E cambiò la società.
Sarà una nuova semplice regola, la democrazia di genere, nel …,
a cambiare il modo di vedere la donna. E cambierà la società.
Se il primo ministro non fosse solo “uno”, ma fosse una “coppia”,
un uomo e una donna, e così, a cascata, in tutti i luoghi di lavoro
e di decisione (anche nei consigli di amministrazione)
uomini e donne sarebbero finalmente alla pari. Sempre. 
Non più un monocratismo, esito di maschilismo, ma un bicratismo perfetto, 
uomo donna. E forse allora non sarà necessario
cambiare il modo di vedere la donna”, ma solo il modo di organizzarsi 
dei maschi.
O no?
Severo Laleo


Nessun commento:

Posta un commento