martedì 18 dicembre 2012

Nel Paese dei pacchi è tempo di spacchettare




Con la sua nuova, infinita, discesa in campo (ormai impraticabile),  
il problema non è più solo Silvio Berlusconi. Il problema vero, a questo punto,
è scoprire se questo nostro Paese, pur privo, storicamente, e strutturalmente,
di educazione liberale, riuscirà finalmente a liberarsi del suo infantilismo elettorale;
anzi, è corretto dire, tanto irrimediabile sarà l’infantilismo elettorale
del nostro Paese, quanto esteso sarà il consenso, misurabile in voti,
per  Silvio Berlusconi. Qualunque altro tipo di voto, anche grillesco, 
avrà una sua ragion d’essere: almeno sarà stato corretto provare.

Ma nessuno dovrebbe più avere il coraggio di dire “proviamo
nel caso di Silvio Berlusconi, nemmeno Iva Zanicchi.
E se ragione avrà avuto Indro Montanelli, un decennio di “vaccinazione
dovrebbe pur bastare per scongiurare una nuova rovinosa ricaduta.

Eppure non mancano liberi uomini di penna pronti a definire,
e a descrivere, per futura memoria, addirittura, storica, l’abilità politica
più grande, inimitabile e irraggiungibile, di Silvio Berlusconi, nell’arte
di impacchettare e spacchettare le forze politiche, a piacere,
a seconda delle situazioni, da grande stratega di battaglie elettorali.
E ancora giudicano memorabile, per genialità politica,
l’uso sapiente nel giostrare i suoi pacchi (e pacchetti) nel 1994.
E ancora aspettano, abituati, il nuovo colpo geniale del pacco a sorpresa. 

Ma, ora, forse, grazie a Bonolis e eredi, tutti gli italiani hanno imparato 
a giocare con i pacchi. E ciascuno abbraccia e si stringe al suo.
O no?
Severo Laleo


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