Con la sua nuova, infinita, discesa in campo (ormai impraticabile),
il problema non è più solo Silvio Berlusconi. Il problema vero, a questo punto,
è scoprire se questo nostro Paese, pur privo, storicamente,
e strutturalmente,
di educazione liberale, riuscirà finalmente a liberarsi del
suo infantilismo elettorale;
anzi, è corretto dire, tanto irrimediabile sarà l’infantilismo
elettorale
del nostro Paese, quanto esteso sarà il consenso, misurabile
in voti,
per Silvio Berlusconi. Qualunque altro tipo di voto, anche grillesco,
avrà una sua
ragion d’essere: almeno sarà stato corretto provare.
Ma nessuno dovrebbe più avere il coraggio di dire “proviamo”
nel caso di Silvio
Berlusconi, nemmeno Iva Zanicchi.
E se ragione avrà avuto Indro
Montanelli, un decennio di “vaccinazione”
dovrebbe pur bastare per scongiurare una nuova rovinosa ricaduta.
Eppure non mancano liberi uomini di penna pronti a definire,
e a descrivere, per futura memoria, addirittura, storica, l’abilità
politica
più grande, inimitabile e irraggiungibile, di Silvio Berlusconi,
nell’arte
di impacchettare e spacchettare le forze
politiche, a piacere,
a seconda delle situazioni, da grande stratega di battaglie
elettorali.
E ancora giudicano memorabile, per genialità politica,
l’uso sapiente nel giostrare i suoi pacchi (e pacchetti) nel 1994.
E ancora aspettano, abituati, il nuovo colpo geniale del pacco a
sorpresa.
Ma, ora, forse, grazie a Bonolis
e eredi, tutti gli italiani hanno imparato
a giocare con i pacchi. E ciascuno abbraccia e si stringe al suo.
O no?
Severo Laleo
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