mercoledì 26 dicembre 2012

“Scendo in campo” e “saliamo in politica”: cmq sempre contro la sinistra




Per fortuna cambia il linguaggio. Non più “si scende in campo”,
con Berlusconi, ma, con Monti, si sale, anzi, “saliamo in politica”.
Per il nostro immaginario, un cambiamento radicale:
al mondo del “si scende in campo” del calcio, al mondo del grido Forza Italia,
con la variante sfortunata di Renzi (ma il nuovo non può imitare!)
del “calcio di rigore”, ora, dopo vent’anni di dominio e imitazioni da parte di tutti,
anche a sinistra, dove Sel inventò la “partita”(si è salvato solo Bersani,
testardo nel suo vocabolario, serio, e insieme bonario, alla Crozza),
si oppone il mondo del “saliamo in politica”.
E cambiano finalmente le direzioni (scendere/salire) e le sedi (campo/politica).
Il tecnico Monti sa dell’importanza del dominio del linguaggio nella propaganda
elettorale e prova a cambiare rotta, lasciando per sempre, davanti al TV, i “tifosi
del campo di calcio, e carezzando, con Twitter, gli “innovatori” della politica.

Eppure il fine sia di “scendere in campo” sia di “salire in politica
è sempre uguale, da Berlusconi a Monti: impedire alla sinistra 
di raggiungere il governo. Esiste una costante nella nostra storia.
E ogni arnese, nel senso strumentale del termine, vecchio e giovane, di destra, 
di centro, di centrosinistra, da Casini a Montezemolo, da Ichino a Riccardi, 
tanto per non far nomi, è ottimo per raggiungere l’obiettivo: 
il carisma dei soldi dell’allegro, fortunato, liberale, maschio imprenditore 
all’uopo, dunque, cede il passo 
al carisma della tecnica del serio, studioso, liberale, attento professore. 
Entrambi italiani bene attrezzati quanto a manovre elettorali,
dalla "rivoluzione liberale" all' "agenda Monti", sempre, e comunque, 
per salvare l'Italia, in continuità, dal 94 al 2013.

Forse è bene per una volta chiedere alla sinistra di resistere, con forza,
sia pure con il buon Bersani.
O no?
Severo Laleo

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