domenica 25 gennaio 2015

Human Factor? Per stare insieme a sinistra leadership duale e sorteggio



Si è chiusa a Milano con Human Factor la Leopolda di Sel,
proprio nel giorno della rinascita, in Grecia,
della Grande Sinistra e del suo significato,
anzi delle ragioni del suo esistere. In verità una necessità.
Sì, è vero, a Milano Sel ha svolto una sua Leopolda,
ma la differenza politica è enorme: mentre la Leopolda
di Firenze è, comunque, il chiudersi, insieme a sincere
persone in cerca di cambiamento, di molti ambiziosi,
interessati e ubbidienti, intorno al proprio “Leader” nazionale
(un giorno, in Italia, si dovrà pur chiarire il significato di leader,
specie se si ritiene lecito, per un leader, il parlare per noi
con condannati e imputati e l’usare di nascosto la manina),
la Leopolda di Milano è stato l’aprirsi di tante persone
di provenienze diverse intorno a un progetto collettivo,
da costruire insieme tra persone alla pari, senza “il leader
(anzi con una leadership collegiale). Bene!

Eppure in Italia una nuova struttura di aggregazione
di una sinistra storicamente sparpagliata, rissosa,
individualista e impotente dovrà sperimentare strumenti
originali per stare insieme. In stabilità di idee e di programmi.
Se non si cambia, si muore, e con noi muore, purtroppo,
anche la democrazia, così come delineata dalla nostra Costituzione, 
democrazia ormai appaltata al leaderismo della neoconservazione.

Ma se i metodi e gli strumenti per stare dentro il partito
della sinistra sono sempre gli stessi, ora legati a vincoli
di provenienze ora caratterizzati da lotte per conquistare posizioni, 
sarà difficile offrire una reale apertura a nuovi accoglimenti.
Forse bisogna sperimentare qualcosa di “nuovo”.  

Le persone, specie se giovani e interessate a intraprendere
un nuovo impegno in politica a servizio del bene comune,
devono sapere che nel nuovo partito:

1. non esiste un leader decisore, un leader capo, un monocrate, 
ma una leadership di servizio, senza alcun “affidamento totale
al ‘capo’”, che è sempre un/a singolo/a;
2. anzi la leadership di servizio è affidata a una coppia, un uomo, 
un Carlo, e una donna, una Rosa; una leadership duale;
3. la dirigenza non è scelta con la ricerca del voto comunque,
con le intese tra gruppi/cordate, con passaggi a volo tra correnti,
ma per sorteggio, sempre garantendo parità uomini/donne,
da un elenco di persone disponibili a candidarsi approvato
a grande maggioranza, secondo criteri definiti in trasparenza piena, 
nelle sedi di competenza dagli organismi dirigenti;
4. l’autofinanziamento è obbligatorio e riservato solo a persone iscritte, 
con quote definite o libere, ma mensili, in continuità nell’anno;
5. la battaglia per il finanziamento pubblico dei partiti è principio
di democrazia egualitaria;
6. la democrazia non può abbandonare nei sistemi elettorali il diritto 
di proporzionale rappresentanza per garantire il dovere della governabilità; 
7. la visibilità è da trasferire dai talk show, dai format dall’alto,
dalle manifestazioni “centrali”, ai luoghi aperti, in ogni territorio 
dove operi un circolo, per incontrare nuove persone
attraverso la nostra presenza di discussione, magari organizzando 
su un tema forte (lavoro, legge elettorale, solidarietà, diritti)
tanti sit in di discussione in tanti luoghi diversi
ma in contemporanea;  la visibilità delle persone nella pratica
della politica e non del semplice ascolto. 

Con altre parole, il nuovo partito della sinistra sarà un partito/comunità, 
un partito/convivio, un partito/essere insieme, un  partito/solidarietà, 
un partito/mutuosoccorso, un “luogo reale”, fisico, dove regole nuove 
e trasparenti rendono possibile una relazione “alla pari” tra le persone, 
dove la dirigenza sarà scelta anche per “sorteggio”, dove uomini e donne, 
in spirito di servizio, siederanno “in pari numero” nei posti
di guida, dove non si eleggerà a “capo” un “singolo”, spesso
un maschio, ma una “coppia”,  un uomo e una donna 
(si tratta di passare dal monocratismo di sempre, forma di potere erede 
storica del maschilismo, al “governo duale”, al bicratismo del futuro). 
Il cambiamento non è un desiderio, è un progetto
e ha bisogno di sperimentazioni.
O no?

Severo Laleo


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