Scrive Gad
Lerner nel suo blog: “Se davvero
Renzi vuol dissipare
il
sospetto di una contropartita surrettizia pro-evasori (Berlusconi
in
testa), conseguenza indicibile del patto del Nazareno, può ricorrere
a
un rimedio semplicissimo: ripristinare il testo originario del decreto fiscale,
espungendo le manipolazioni successive che lo fanno somigliare piuttosto
a un
condono per elusori e evasori, così da approvarlo subito
nel
prossimo consiglio dei ministri.
E’ stata infatti unanimemente riconosciuta come pessima la sua idea
E’ stata infatti unanimemente riconosciuta come pessima la sua idea
di
“post-datare” il decreto, rinviandolo a dopo l’elezione del presidente
della
Repubblica. Da destra gli fanno notare che ciò suona ricattatorio.
Da
sinistra osservano che il decreto graverebbe come una spada
di
Damocle sulla scelta del candidato per il Quirinale.
Dunque Renzi può levarsi d’impaccio da par suo, cioè da velocista,
Dunque Renzi può levarsi d’impaccio da par suo, cioè da velocista,
approvando
subito una versione riveduta e corretta del decreto.
Glielo
prospetta oggi Gianni Cuperlo su “La Repubblica”.
Al
posto del premier coglierei subito al volo questo ragionevole suggerimento”.
Qualcosa non funziona nel suggerimento, che
in sé
sa già molto di rito antico, di stantìo: in
un Paese normale,
a democrazia reale, dove le persone non
sono sudditi,
non può mai meritare nuova fiducia, e non può meritare
quindi suggerimenti di sorta, chi occupando
una qualsiasi carica pubblica abusa
proprio della fiducia,
seguendo, in piena e consapevole contraddizione,
il verso di metodi vecchi e persino oscuri.
E il tutto confermato da dichiarazioni
ufficiali.
Non solo. Si usano i tempi di approvazione
di una legge
senza una logica motivazione sociale, anzi strumentalmente
per inseguire altri fini, altri patti,
altri giochi, altro.
Non è, quindi, più il problema di una norma
ad personam.
E’ proprio una nuova idea della politica,
con un uso della democrazia ad personam,
pericolosa e primitiva dell’era
Berlusconi-Renzi.
E l’assenza di un’indignazione generale,
nella stampa
e nelle piazze, pone l’Italia fuori dal
novero
delle democrazie civili.
Nell'attesa degli indignados, forse tocca innanzitutto al Pd trovare
l’orgoglio della legalità con scelte consequenziali
e alle
opposizioni chiedere le dimissioni di un governo non solo
pasticcione
e basta, ma davvero inaffidabile.
E forse tocca al Presidente Napolitano, prima di presentare
le sue dimissioni, di fronte all’esplosione
di questa democrazia
ad
personam, tutta chiusa nel Patto del Nazareno, sciogliere,
obbedendo a un ultimo dovere
costituzionale, un Parlamento
in qualche modo illegittimo e prigioniero
di troppi ricatti,
e restituire agli elettori il diritto di scegliere,
con il legittimo Consultellum,
un nuovo Parlamento e nuovi
programmi.
Per il bene comune e per la serenità di
tutti.
O no?
Severo Laleo
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