lunedì 28 novembre 2016

La insensata questione dei compagni di strada in tema di referendum



Spesso sento chiedere: ma con chi stai? insieme a chi voti?

Non esiste risposta più semplice, valida senza dubbio per i più, 
anche se volutamente inascoltata e negata. Questa: si sta dalla parte 
dei   p r o p r i   convincimenti e si vota secondo i   p r o p r i   princìpi.
In tempi ormai lontani molti “vecchi” di oggi scelsero, insieme a molti altri 
ora disponibili a rischiare il “nuovo”, di stare con gli ultimi, i deboli, 
perché potessero lottare per i loro pieni diritti. E si sapeva allora, 
quando ci si schierava in lotta, che quanto più forte era la possibilità 
degli ultimi di "partecipare" al "bene comune", anche con le occasioni di “voto”, 
tanta più alta era la possibilità che avessero voce e fossero ascoltati. 
La storia stessa della democrazia, per quanto in Italia sia stata
e continua a essere (ultimo esempio De Luca) soffocata da un deprimente 
clientelismo, è comunque un processo di estensione del diritto di voto 
e del moltiplicarsi delle sue occasioni; anche quanto racconta per ultimo la Brexit 
è dentro questo processo, piaccia o no (e non a caso molti “riformatori”, 
"nuovi" democratici, avrebbero negato quell’occasione di voto, 
perché non adatta al sentire del “popolo”!).
Parecchi di quei molti continuano a stare con questo percorso di marcia 
di estensione della democrazia e rifiutano per principio ogni lusinga di efficienza, 
lungo questo percorso di maturità di un popolo. 
In democrazia non esistono scorciatoie; in democrazia si confligge, possibilmente 
in convivialità, con rispetto e dentro una cultura del limite; quando esiste in una riforma 
anche il più remoto pericolo di far saltare qualche "limite" costituzionale già fissato 
per "contenere" il Potere (ad esempio le modalità di elezione di Presidente 
della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale), bisogna  allarmarsi, 
comunque, a prescindere, senza guardare in faccia a nessuno. Alla semplificazione 
della velocità la democrazia preferisce la  m i t e z z a  del dialogo, perché solo 
la mitezza paziente obbliga all'educazione, al rispetto, alle decisioni comuni in termini 
di “regole”; bisogna dubitare delle "vie brevi", veloci, allettanti e ingannevoli, 
perché travolgono, passando oltre senza fermarsi a riflettere, le libertà reali 
delle persone. Forse hanno ragione gli studenti, almeno idealmente, 
quando affidano, a un cartellone in un corteo per il NO, queste parole: 
Sul nostro futuro decidiamo noi!”. 
.
O no?
Severo Laleo


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