Ha scritto Eugenio Scalfari nel suo primo domenicale di febbraio
su La Repubblica: “Dopo questo governo nulla sarà più come prima.
I partiti non si illudano di ricondurre la politica alla partitocrazia
della prima Repubblica;si uscirà dal presente guardando al futuro
e non tentando di recuperare un passato ormai sepolto per sempre”.
Concordo. E vorrei esprimere il mio pensiero/desiderio,
al di là di ogni valutazione critica per gli atti, e le “parole”, di questo governo.
Il governo Monti è, per il nostro Paese, il primo governo davvero “liberale”,
se conveniamo di dare al termine “liberale” il suo significato originario
di garanzia di libertà, di autonomia, di responsabilità, di serietà
(torna alla memoria Piero Gobetti), di competenza,
e soprattutto di attaccamento leale alle istituzioni.
Il governo Monti è il primo governo non interessato a “occupare” lo Stato,
ma a “liberare” lo Stato (e la società) dalle incrostazione di rendite di posizioni;
è il primo governo senza un “padrone”, sia esso un partito o un leader;
è il primo governo non obbligato a ubbidire ai signori delle tessere,
nel rispetto di consolidate prassi spartitorie di governo;
è il primo governo non costretto a incrementare i più disparati clientelismi,
né a nutrire d’appalti le “cricche”, né a inventare factotum alla “bertolaso”
(non è qui sferrato – sia chiaro- un colpo alla persona di Bertolaso,
ma al suo ruolo nel sistema), né a nominare consiglieri alla Lavitola
(e qui il riferimento è anche al tipo di persona!),
ma, al contrario, animato dall’idea di aprire nuove vie al merito;
è il primo governo senza servizi e sostegni coperti da Gladio, P2, P3, P4,
ma, semmai, sensibile a seguire procedure di trasparenza;
è il primo governo impegnato a diffondere un civismo nazionale,
ora attraverso la lotta all’evasione,
ora attraverso il disegno di una nuova idea di equità.
Tutti i governi, della Prima e della Seconda (si fa per dire!) Repubblica,
chi più, chi meno, hanno sempre governato dei “sudditi”;
il governo Monti è il primo governo a governare dei “cittadini”.
Nel prossimo futuro l’Italia potrà, quindi, tornare “liberamente” a votare,
a destra o a sinistra, senza alcun rischio di reciproca delegittimazione
tra le opposte parti. E senza confusioni o trasversalismi di convenienza.
La destra sarà la destra, la sinistra imparerà a essere sinistra.
Indietro non si tornerà. Anche perché le nuove generazioni…
E, per dirla tutta, l’Italia non è stata mai così unita,
sul piano delle culture politiche e sul piano geografico tra nord e sud, come ora,
avendo, alla Presidenza della Repubblica, un uomo colto e ben educato,
di formazione socialista e del Regno delle Due Sicilie,
e, alla presidenza del Consiglio, un uomo colto e ben educato,
di formazione liberale e della Provincia di Varese in Padania.
O no?
Severo Laleo