Il Ministro Andrea Riccardi, per unanime opinione, persona mite
e di grande disponibilità al dialogo, con meraviglia di tutti,
e sua anche, ha, in un momento di contrarietà, usato la parola “schifo”
per definire, a suo giudizio, un certo modo di far politica.
Il suo riferimento era alla decisione/comportamento del segretario del Pdl
di far saltare, con la sua assenza, il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi.
"Vogliono solo strumentalizzare. E' la cosa -ha detto colloquialmente
il ministro- che più mi fa schifo della politica".
L’espressione non è felice, d’accordo, ma è solo un’interpretazione soggettiva
di un comportamento di altri nella gestione degli accordi politici.
Ma è legittima. Indica, almeno pare, il rifiuto di ogni atteggiamento
di “fuga” e di “diniego” dinanzi alla responsabilità di decidere
nell’interesse generale del Paese. Insieme, senza egoismi.
Nel caso specifico, di decidere di Rai e Giustizia.
Ora, non si comprende perché, mentre l’art. 18, in tutte le salse,
non è, e non deve essere, per il Pdl, un “tabù”
e, quindi, anche per il governo dell’economia e dei conti a posto,
al contrario, il discutere di Rai e di Giustizia è, per il Pdl, e deve essere, un tabù
anche per il governo tecnico e liberale di Monti,
perché Rai e Giustizia, a seguire il Pdl, sono, e devono essere,
fuori dell’economia e degli interessi generali del Paese,
perché toccano quegli interessi personali del padrone del Pdl
comunque da difendere, anche a costo di giocar da soli.
A qualcuno, anche a Riccardi, questo modo di far politica fa “schifo”.
Ed è difficile non essere d’accordo, specie se si ha un’idea della politica,
ad esempio, di altra origine e natura:
”Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio.
Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”.*
O no?
O no?
Severo Laleo
*Da Lettera a una professoressa, di don Lorenzo Milani