“Domani … tu … tu … tu … e tu!”
“Don Matté,
per piacere … pure a me! Megghierema, è malata!”
“No, no, tu … un’altra volta!”
I braccianti nella piazza del paese sono in mostra
offerta
per don Matteo. E per don
Luigi.
E per Vicienzo,
il factotum di donna Assunta.
Per oggi l’attesa è finita. Chiusa.
La chiamata per la vigna di don Matteo è stata l’ultima.
Così una volta il mercato del lavoro: a voce, semplice,
diretto, a tu per tu. Chiamata diretta e
contrattazione alla mano.
Senza tasse e contributi. A paga leggera. E variabile.
Le complicazioni dei diritti, con le lotte sindacali,
sono ancora da venire, a bloccare –oggi si
sostiene- sviluppo
e crescita. E occupazione. E flessibilità.
Insomma, un guaio, i diritti, per la modernità
veloce.
Per fortuna, oggi, si cambia verso, grazie a un governo
di centrosinistra di giovani preparate/i. E schiacciasassi.
Giovani coraggiose/i nel violentare il programma
per il quale
hanno ottenuto i voti per governare. E tutte/i virili nell’andare oltre, con visione tutta
maschile, a produrre l’oltraggio.
Con la Riforma del Lavoro, ad esempio, ad
assunzione
semplice e diretta, e a riduzione di costo, la
semplificazione
è stata garantita: i don Matteo di oggi,
nuovi, mobili
e intraprendenti, oltre la piazza, scelgono la
manodopera,
non più a giorni, con l’antico susseguente licenziamento
ad nutum, ma a tre anni, con la
moderna susseguente possibilità
di licenziamento, a seconda di … .
Anche nella scuola, oggi, meritiamo un salto di qualità.
La neutralità democratica della graduatoria, trasparente
e controllabile, sorta anche a difesa della
libertà di scelta
e di insegnamento, cede, per modernità, efficienza
e qualità
del fare scuola (la creatività dei governanti nel sereno sparar chiacchiere d’imbroglio
senza controprova è senza limiti),
ripeto, la neutralità democratica della graduatoria
cede
il posto alla chiamata diretta del Preside don
Matteo.
E del Preside don Luigi. E per il tramite di Vincenzo, l’informatore
della Preside donna Assunta.
E s’allargano gli spazi del mercato: non più la piazza,
ma un ambito ampio, provinciale e/o territoriale;
e variano le modalità della contrattazione: non
più la presenza fisica, in fila, in primo piano, intorno alla fontana
monumentale,
ma in un elenco, di per sé parlante, per competizione,
con seguito di proposta e colloquio (e la moglie
malata continua
a non valere!); e muta anche la durata: non più un incarico
giornaliero, quotidianamente controllato, nella sua qualità,
dal don
di turno, a merito per una nuova futura chiamata,
ma per un triennio, annualmente controllato nella
sua qualità
dal don Preside di turno prima di meritare
una conferma nell’incarico.
Forse, quando si scorda la storia delle persone
in carne ed ossa,
il Futuro torna nel Potere dei don,
e, nelle mani dei braccianti,
il cappello. E la società tutta regredisce. Il
processo
di civilizzazione si blocca, per merito di una Politica, esente
da preliminare valutazione oggettiva.
Ormai il voto da solo non basta più, perché non
offre garanzie
di onestà intellettuale e di competenza.
O no?
Severo Laleo