domenica 20 febbraio 2011

La menzogna palese uccide il confronto e assolve la violenza. Intervenga il Giurì d’Onore, a difesa dell’onorabilità della Camera.




Ha scritto Michele Serra su Repubblica il 5 Febbraio scorso: 
Dunque. La Camera dei deputati del vostro e mio Paese ha votato, a maggioranza, a favore della seguente tesi: Silvio Berlusconi telefonò alla Questura di Milano perché effettivamente convinto che la minorenne marocchina ivi trattenuta fosse la nipote di Mubarak, e di conseguenza era “preoccupato di tutelare le relazioni internazionali” (sono le parole testuali dell´onorevole Maurizio Paniz, del Pdl). Le ipotesi interpretative, secondo logica, sono due e due soltanto. Prima ipotesi: 315 deputati della Repubblica hanno avallato con il loro voto questa ricostruzione perché convinti che sia vera. Ne consegue che considerano il (loro) presidente del Consiglio uno scemo totale, così sprovvisto di discernimento da poter credere che una delle signorine prezzolate conosciute a Arcore fosse la nipote di un capo di Stato, e avendolo saputo, per giunta, di averla ugualmente scritturata per i suoi festini. Secondo caso: i 315 deputati hanno sottoscritto questa esilarante storiella sapendo perfettamente che è una balla. Ma preferiscono sottoscrivere il falso piuttosto che ammettere che il (loro) presidente del Consiglio possa finire davanti ai giudici per una malinconica faccenda di prostituzione minorile. Dopo il voto vittorioso, parecchi nella maggioranza ridevano. Di che cosa è difficile dire, visto che con il loro voto hanno certificato di essere o dei sostenitori di un cretino, o dei pubblici mentitori".
E aggiunge Giovanni Sartori sul Corriere il 18 Febbraio 2011: “…non si era mai visto, nemmeno in Italia, che ben 315 parlamentari votassero e accreditassero la favola (favola anche per un bambino di sei anni) di un Berlusconi che crede davvero che la carnosa Ruby fosse una nipote di Mubarak  e che lui era intervenuto telefonando a notte fonda alla questura di Milano per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto. A parte il fatto che il Nostro trasforma una marocchina in una egiziana, non si capisce proprio quale terribile incidente diplomatico potesse nascere da questo modestissimo episodio. Non si capisce proprio, anche se 315 onorevoli sono evidentemente più intelligenti di me e l'hanno capito. Ma forse la questione non è di intelligenza, è che i 315 sono (come scrive Mauro Calise, politologo della Università di Napoli) inglobati in un «partito personale» al quale debbono obbedienza cieca. Perché se fiatano perdono il posto…”
Viene da chiedersi: esisterà un limite alla libertà di espressione e di voto,
quando si esercita la funzione parlamentare?
Altrimenti, chi tutela il Paese contro i suoi rappresentanti "pubblici mentitori"?
Esiste un garante contro la menzogna palese,
e un giurì d’onore per la tutela dell’onorabilità del Parlamento?
Perché il capogruppo alla Camera del PD, Franceschini, il capogruppo di FLI,
Della Vedova, il capogruppo dell’IDV, Donadi, il capogruppo dell’UDC, Casini, 
non danno, sull’argomento, tutti insieme, del mentitore al capogruppo del Popolo della Libertà, 
Cicchitto, e al capogruppo della Lega, Reguzzoni?
Può forse la libertà tollerare la perdita della sua integrità dinanzi alla difesa strumentale
della palese menzogna nelle sedi istituzionali della Repubblica?
E’ una questione da decidere davanti al Giurì d’Onore della Camera.
Per l’onorabilità della Camera.
O no?


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