giovedì 17 febbraio 2011

Rosy Bindi for President. Perfetto: via alla scossa liberale.

La proposta di Vendola, chiara nella sua felice sintesi:
«Rosy Bindi alla guida di una grande coalizione di emergenza democratica»
appare condivisibile e saggia, e chiude,
si spera definitivamente, la fase delle interlocuzioni ambigue,
per aprire la fase riflessiva delle decisioni.
La crisi politica e sociale, e insieme istituzionale e culturale,
esplosa, nel bene e nel male, a conclusione dal ventennio berlusconiano,
è al suo punto di non ritorno.

La “normalità” dei rapporti di democrazia è saltata per il teorema populista,
proprio e solo del Popolo della Libertà e del suo Capo,
costruito sull'idea sbagliata, ma ricca di interessi di un gruppo/ceto politico,
di sganciare e separare la volontà popolare espressa nelle elezioni
dalle regole/limiti costituzionali.
Il passaggio dalla negazione della “normalità” all'emergenza democratica è ora evidente.
Serve, quindi, anzi è necessario, dar vita a una grande coalizione,
senza remore e ritardi, capace di dare innanzitutto, a livello istituzionale,
un impulso liberale per una nuova pratica democratica,attraverso la scelta, nei ruoli appunto istituzionali, di persone di alta competenza professionale
e di senso dell'etica pubblica (possibilmente nella versione non “ipocrita”),

E la Bindi può ben meritare l'incarico di sondare le disponibilità di ogni alleato
ad aprire un “cantiere comune” delle opposizioni,
un “cantiere” simile a una grande bottega artigiana collettiva,
con i suoi chiari obiettivi, con le sue maestranze, con i suoi tempi,
senza pericoli di confusione.
Si spera che la cultura politica della nostra classe dirigente,
al centro e a sinistra, sappia comprendere il significato della operatività solidale
del "cantiere" in opposizione alla cura solitaria e egoistica dell' “orticello”.
Se i discorsi diventeranno alti, le attuali diffidenze culturali tra i partiti di opposizione,
anche queste scaturite da un’opera di smantellamento berlusconiano
dei valori costituzionali condivisi,
saranno superabili di fronte al dovere di salvare le istituzioni.
Siedano gli attuali “leader” dei partiti di opposizione
almeno una volta, intorno a un tavolo,
e, dopo aver affidato il ruolo/servizio di coordinamento alla Bindi,
decidano, una volta per tutte,
se per l’Italia è necessaria una stagione di “unità democratica”
per la transizione verso una nuova, reale, moderna democrazia liberale.
Perché solo costruendo una democrazia liberale forte
sarà possibile domani dividersi in destra, centro e sinistra.
Senza paura di nuovi populismi.
O no?



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