sabato 23 giugno 2012

Ma dove sono i ragionamenti della politica?



Viviamo tempi di confusione politica massima.
E di loquaci affabulatori, bravi soprattutto nell'identificare un nemico
e nel giocare a colpire bersagli fermi,
forse solo per raggiungere, con gli anatemi, platee numerose,
chissà perché sempre disponibili,
ma senza un'idea dell'estensione della democrazia tra pari,
quella che non ha bisogno di leader, ma solo di persone civili,
giovani e vecchi, uomini e donne.
Perché cambiare le regole è un conto (ad esempio, il numero dei mandati),
anzi è necessario, fondamentale, ma aggredire le persone,
perché in carica secondo le vecchie regole, è un altro.
Ed è sempre un'operazione barbara, violenta, di lotta tra maschi,
che addita e nomina nemici . Anzi è fin troppo facile, raccoglie consensi,
ma non consente ricambio reale e continuo.
Scarsi consensi, invece, si raccolgono, se si propone, ad esempio,
di rottamare la figura di leader "unico" di partito,
segno antico di un monocratismo maschilista,
per sostituirla con una direzione a due, di coppia,
un uomo e una donna, in un bicratismo reale.
Perché è più facile aggregare, se si attacca Veltroni,
e meno se si attacca la figura del leader in quanto tale;
la prima muove la pancia, la seconda la riflessione;
la prima è facile da ascoltare, la seconda no,
perché colpisce abitudini di sempre;
la prima è opinabile e accende contrasti,
la seconda è pura evidenza, ma non passa, 
perché il maschilismo in politica è duro da superare.
Avremmo bisogno di un nuovo Gobetti,
intelligente nel capire la violenza antidemocratica,
sin dall'inizio, del fascismo,
e attivo nel proporre discorsi di Resistenza.
Ma il tempo greve ci offre i Grillo, i Di Pietro, i Renzi
e ancora i Berlusconi, se non gli Alfano a surroga,
sempre su un palco a declamare,
a fare esempi, a colpire, a meravigliare, a suggerire,
ma sempre con un solo obiettivo:
conquistare il potere, in proprio.
Basta, basta! Dove sono i ragionamenti della politica?
Ironizza con un sorriso inutile Renzi dal suo palco:
«Mi dicono: ma tu piaci a quelli di centrodestra?
Pescare tra quelli di là è l’unica condizione per non riperdere le elezioni.
Piacere all’altra parte politica non è un delitto».
E più avanti: «non candidiamo un io ma candidiamo un noi».
Chiaro è chiaro, ma sono espressioni gravi per chiunque in politica,
ma ancora più gravi per chi crede di essere il nuovo leader,
anzi il "vero" leader.

"Pescare" nel centrodestra..."piacere" all'altra parte politica..
ma che politica nuova è?
Non sa forse Renzi che nel "pescare" (addirittura tra i comunisti)
e nel "piacere" (addirittura ai cardinali) maestro è,
è stato e sarà solo Berlusconi? Oggi il patetico della Rosa Tricolore.
Quale nuovo giovane di sinistra e di centrosinistra,
con un minimo di educazione politica, parlerebbe la lingua di Renzi,
del "pescare" e del "piacere"?
"Pescare" e "piacere" per l'obiettivo di "non riperdere le elezioni"!
Incredibile, e quanto sa di antico!
E i nuovi amministratori del Big bang sarebbero il "noi"?
Un “noi” odioso e impossibile, se costruito sulla rottamazione/divisione.
Ma via!
Continuerò a ripetere: se il nostro paese avesse seguito di più
l'insegnamento liberale, magari nella versione gobettiana,
se avesse avuto un'educazione etico-politica di natura liberale,
oggi la democrazia sarebbe molto più avanti, e per i declamatori,
di destra, centro e sinistra, gli spazi sarebbero scarsi e impraticabili.
Alla politica di questo paese manca la serietà (altra parola cara al Gobetti),
manca la mitezza, manca il sentimento della dignità umana universale.
E forse a molti mancano anche Moro e le sue “convergenze parallele”.
O no?
Severo Laleo

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