venerdì 29 giugno 2012

Promemoria universale per ricchi provinciali e senz’anima: Fornero, Marchionne





La nostra ricca Ministra del Lavoro (del lavoro?), la prof.ssa Fornero,
nonostante le successive precisazioni alle sue primiere incaute dichiarazioni
(Stiamo cercando di proteggere le persone e non i loro posti di lavoro.
Gli atteggiamenti delle persone devono cambiare. Il lavoro non è un diritto.
Deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio),
ha dimostrato, comunque, di avere un’idea di “protezione” delle persone,
nel lavoro e fuori lavoro, quanto meno astratta, sicuramente senz’anima.
E libresca, da prof., e senza empatia.
Il non nostro, ma della Fiat, ricco Amministratore Delegato, Marchionne,
così commentando la decisione del tribunale di Roma che ha imposto alla Fiat
di assumere 145 lavoratori con la tessera Fiom nella fabbrica di Pomigliano,
ritenendo la Fiat colpevole di discriminazione,
( “è un evento unico che interessa un particolare paese che ha regole particolari
che sono folcloristicamente locali … l’Italia ha un livello di complessità
nella gestione del mondo industriale che è assente nelle altre giurisdizioni.
Tutto diventa puramente italiano, facendo diventare tutto difficile da gestire
...non credo che cambierà nulla, ma creerà un nuovo livello di complessità
nell'ambiente italiano”), dimostra di travolgere le persone,
e le aspirazioni di queste al lavoro, in nome dell’idea astratta
e senz’anima della “semplificazione” del mondo industriale.
E, semplificando, nega la complessità umana dell’empatia.
Si tratta di “pensieri” di due persone ricche, attaccate al proprio lavoro
da sempre, con una tenacia irraggiungibile da altri, piene di retribuzioni,
ma non in grado di comprendere la giusta tenacia, di altre persone,
non ricche, nel chiedere, mantenere, nel tempo e con dignità, il lavoro,
per raggiungere una retribuzione, quasi sempre povera.
Per la prima, il lavoro va conquistato/guadagnato/meritato,
anche attraverso il sacrificio” (sic!), come in guerra o al mercato 
o a scuola, e dimentica che il lavoro è un diritto, per garantire/sviluppare 
il qualenacque il suo Ministero, ed è pagata con soldi pubblici, 
e non con i soldi di suoi clienti;
per il secondo, una controversia per una questione di discriminazioni 
sul lavoro, in una parola, di diritto del lavoro, diventa faccenda 
insignificante,“folkloristica e locale”, ignorando la quale, 
più semplifica e discrimina più guadagna.
Non se ne può più.
A questi ricchi, sicuri di sé, campioni di protezione/semplificazione,
senz’anima, ignoranti in empatia, e provinciali, anche se girano il mondo,
sarebbe bene ricordare questi  due articoli della Dichiarazione Universale 
dei Diritti Umani, universalmente validi, oltre i confini della nostra 
penisola, anche negli USA (in Cina, nuova terra di Marchionne, forse, no):
Articolo 22
Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza 
sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale 
e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione 
e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali 
indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, 
a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro 
ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale 
retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa 
e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza 
conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi 
di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi 
per la difesa dei propri interessi.

Forse, a leggere la Dichiarazione Universale, protezione e semplificazione acquistano anima, perdono folklore e localismo, e insegnano l’empatia.
O no?
Severo Laleo


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