giovedì 18 aprile 2013

I larghintesisti e Bersani, il più coerente tessitore del cambiamento


Bersani, comunque vada, avrà il merito di aver spalancato la porta, in questo nostro Paese di pastette, a:
1. un dibattito politico pubblico, aperto, spesso bollente, a volte sofferto, persino in streaming;
2. un processo, per ora iniziale, di trasparenza/libertà dell’agire politico, anche attraverso un rinnovamento della classe dirigente,
e di presenza di donne, in Parlamento di significativo rilievo;
3. un cammino,  in una parola, verso il “nuovo”, una democrazia, cioè, a misura di persone, oltre le prepotenze dei tanti burattinai della politica degli ultimi vent’anni;
4. una vittoria, sia pure parziale, di un programma di centrosinistra,
senza ambiguità.

Perché:
Bersani, pur designato per statuto candidato premier, ha chiesto
e ottenuto le primarie: e ha aperto seriamente un dibattito serrato
nel Pd, alla luce del sole;
Bersani ha vinto le primarie: e ha proposto e ottenuto
il rinnovamento serio della rappresentanza parlamentare
(più di quanto un “segretario” o “leader”, nel presente e nel passato,
abbia mai realizzato);
Bersani è il primo segretario Pd a ottenere l’incarico di formare
un governo, solo per un favorevole esito elettorale: e ha proposto, con sicura insistenza, un serio governo di cambiamento,
oltre il berlusconismo, in linea con il risultato elettorale generale;
Bersani, per il suo insistente atteggiamento di rifiuto delle larghe intese per un governo insieme a Berlusconi, ha subito attacchi
un po’ da tutti, anche insultanti, da destra, dal centro, dal M5S
e da parte del suo partito: ed è stato richiesto/pregato di accogliere
le larghe intese pur di far presto (la retorica del far presto ha anche raggiunto livelli insopportabilmente inutili e strumentali, alla Renzi);
Bersani, incontrando Berlusconi, a prescindere, immagino,
dalle insistenze dei tantissimi larghintesisti,  si lascia proporre,
dal Cavaliere, per il Quirinale, un nome, Marini: e ottiene una rivolta nel suo partito, efficacemente ampliando così, alla luce del sole,
la schiera libera e senza paure dei contrari a un accordo di governo con Berlusconi.

E’ la vittoria di una linea politica, chiara, coraggiosa, svelatrice, e di rottura, di ogni disegno conservatore, al di là della “carriera
di Bersani (e non riesco a immaginare un Bersani non statista).

Comunque vada, Bersani ha contribuito, non senza qualche cedimento, a trasformare l’agire politico, e soprattutto a “svecchiare” questo nostro Paese di pastette, e sempre a rimorchio di Berlusconi.
Oggi forse non è più così. Comunque vada, anche con Marini (meglio senza).

O no?
Severo Laleo

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