Il
mondo giovanile di oggi, trentenni inclusi, ha un’allegra, moderna
e
irriflessiva fissazione per la velocità.
E’
una generazione quasi schiava della rincorsa alla velocità,
specie
se si tratta di ADSL, fino a 100Mbs.
Anche Renzi è giovane, e la sua voglia di correre
si spinge dall’ADSL
fin nella Politica.
Ecco
la sua recentissima affermazione: “Stiamo vivendo una situazione
politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo,
e questo mentre il mondo ci chiede di correre
a velocità doppia”. A onor del vero, pur avendo
elogiato
la
“velocità doppia”, con più saggezza, Renzi conclude:
“Io
non so quale sia la soluzione per il futuro”. Bene, è segno questo,
per
fortuna, dell’esistenza anche di una velocità compressa,
propria
del “non so”.
In
realtà, la velocità in politica non è di per sé una strada
per
la soluzione dei problemi, specie in tempi di obbligati rivolgimenti
e
di non avventati “cambiamenti”. E' solo un metodo.
La
virtù di fondo, per cambiare, se non è l’”ostinazione” - Bersani insegna-,
sicuramente
è la “pazienza”.
Così
almeno canta un Gigi Proietti simpatizzante
rivoluzionario:
E’ inutile che provochi/A me nun me ce freghi
La gatta presciolosa/Fece li figli cechi
Sei troppo sbaraglione/Co te nun me ce metto
Io batto n’artra strada/Io ciò pazienza aspetto.
La gatta presciolosa/Fece li figli cechi
Sei troppo sbaraglione/Co te nun me ce metto
Io batto n’artra strada/Io ciò pazienza aspetto.
La
politica ha i suoi tempi, sempre, e la velocità è solo una variabile.
E
la vita, si spera, avrà un futuro slow. Anzi,
un futuro semplice:
più lenti, più profondi, più dolci (Alex
Langer).
O
no?
Severo
Laleo
P.S. Con l'intervista di oggi al Corriere è arrivata anche la metafora
del calcio, ieri, per la meraviglia di molti, assente: "..si sta facendo melina".
Il quadro ora è completo. Eppure un Paese civile non ha bisogno di altri leader,
decisionisti e frettolosi, ha bisogno di "più partito" e di estendere la pratica
democratica, propria dei partiti moderni, anche alle altre forze, a finta democrazia.
Il male della nostra democrazia ha il nome di leader ademocratici:
Bossi, Berlusconi, Casini, Di Pietro, Fini, Monti, persino Vendola,
e ora Renzi. Solo il solitario Bersani resta un "segretario" al servizio del Paese.
Basta, imparino i "cittadini", meglio le persone, a "contare",
con la partecipazione democratica diretta, non solo in rete,
ma anche con scambi "conviviali", magari con nuove regole di trasparenza
e nuovi metodi di selezione (ad. esempio anche il sorteggio), e rifiutino l'idea
di risolvere i problemi del Paese con la scelta di un leader, guarda caso sempre
un maschio da noi, al quale affidare le meravigliose decisioni.
P.S. Con l'intervista di oggi al Corriere è arrivata anche la metafora
del calcio, ieri, per la meraviglia di molti, assente: "..si sta facendo melina".
Il quadro ora è completo. Eppure un Paese civile non ha bisogno di altri leader,
decisionisti e frettolosi, ha bisogno di "più partito" e di estendere la pratica
democratica, propria dei partiti moderni, anche alle altre forze, a finta democrazia.
Il male della nostra democrazia ha il nome di leader ademocratici:
Bossi, Berlusconi, Casini, Di Pietro, Fini, Monti, persino Vendola,
e ora Renzi. Solo il solitario Bersani resta un "segretario" al servizio del Paese.
Basta, imparino i "cittadini", meglio le persone, a "contare",
con la partecipazione democratica diretta, non solo in rete,
ma anche con scambi "conviviali", magari con nuove regole di trasparenza
e nuovi metodi di selezione (ad. esempio anche il sorteggio), e rifiutino l'idea
di risolvere i problemi del Paese con la scelta di un leader, guarda caso sempre
un maschio da noi, al quale affidare le meravigliose decisioni.
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