venerdì 19 aprile 2013

Ora tutti contro il Pd. E Bersani.




Ora tutti contro il Pd. E Bersani. Va bene. Tanto è il ritornello
più diffuso in ogni capannello reale e virtuale. Un ritornello scaturente 
da un vecchio modo di leggere la politica.
Eppure i fatti di oggi non si possono leggere con le idee di ieri.
Forse è possibile anche una nuova lettura dei fatti.
Una lettura, tutto sommato, che intravede nelle convulsioni
dei grandi elettori un inizio di incremento di democrazia.

 Se il Paese è cambiato, e Grillo è là a gridarlo/dimostrarlo
 in ogni piazza, è cambiato anche il Pd. E’ cresciuta una voglia, 
spesso matura,  non solo di partecipazione, ma anche di voler “contare” 
nelle decisioni. Le persone parlamentari del Pd sono
già il risultato di un cambiamento nei rapporti tra elettori ed eletti.
E sono, in qualche misura, portatrici di  “grillismo” senza rete,
ma con un forte legame con le persone del territorio.
Conseguentemente sono cambiati anche i rapporti politici
nelle dinamiche di partito .

In verità, il reale cambiamento è nella libertà di espressione politica
del singolo. Una libertà personale forte, in relazione di ascolto non tanto 
con le decisioni di riunioni di partito, quanto con le richieste degli elettori. 
Il Pd si è rinnovato al 70%, e ha una consistente presenza femminile 
(se ricordo bene): le convulsioni sono quindi un segno vero di vitalità 
e cambiamento.

Nel Pd, è fin troppo semplice, non si vuole votare Marini, anche
se il segretario, il mite Bersani, ha un accordo con il Pdl;
nel Pd, è fin troppo semplice, non si vuole votare Prodi, anche
se il segretario, il mite Bersani, rompe con il Pdl.
Non si vuole Marini, non si vuole Prodi. Semplicemente.
E il necessario consenso non arriva. L’abitudine al silenzio ubbidiente, 
per fortuna, non esiste più. Ma non esiste ancora il coraggio di parlar 
con chiarezza democratica. Dov’è la caduta? Dove il terribile scandalo? 
Dove l’errore di Bersani? Nel suo credere nel cambiamento?

A  me questa libertà di espressione del voto in dissenso
pare un felice compimento del cambiamento , una prova
di nuove, in carne ed ossa, presenze pensanti, spero libere, 
all’interno del Pd; ed è anche un merito di Bersani; non posso credere 
che giovani parlamentari elette/i per la prima volta
siano già schiave/i di qualche capo corrente, pronte a giocare 
per lotte intestine sul futuro del Paese. Se fosse così la libertà del paese
sarebbe a rischio. E tutto il nuovo, Renzi e renziani, sarebbero 
una bruttissima copia del già visto. Al contrario credo sia tutto una naturale 
conseguenza della preziosa libertà del cambiamento,  
da coltivare, da riempire di condivisione, da elevare a bene comune, 
da trasformare in servizio nell’interesse generale.

Voglio quindi sperare in un’uscita dalla crisi nel Pd con un incremento 
di democrazia. Anche perché il futuro non sarà d’ora
in poi nell’abilità di un leader, qualunque nome porti,  ma nell’aggregarsi 
del libero convincimento di ogni singola persona parte integrante 
del circuito decisionale. Una specie di democrazia diretta, non di rete, 
ma di relazioni tra persone civili.
O no?
Severo Laleo




P.S. Un'ultima cosa: ritengo non giustificabile, qualunque sia l’intenzione,  
la pratica, inaugurata da SEL, la mia parte, di far riconoscere il voto 
dei grandi elettori, attraverso la scelta
di scrivere “R. Prodi” nella scheda elettorale.
In una società civile e moderna la dignità del voto segreto deve essere 
sempre rispettata, a prescindere, e la sinistra non può essere prigioniera, 
se vuole costruire una società “conviviale”, della solita e vecchia (sotto)cultura 
italiana del sospetto, con l’aggravante di vent’anni di berlusconismo. 
Mannaggia, forse se si fosse resa obbligatoria nelle scuole, 
con una semplice ora settimanale, l'educazione etico-politica, 
oggi, saremmo un Paese esente dal ricorrere a stratagemmi per….

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