lunedì 1 aprile 2013

Vorrei Presidente della Repubblica…




Anch’io, nel rispetto di una nostra, molto italica, tradizione
di pratica della “selezione”, ho i miei candidati ideali
per la Presidenza della Repubblica.

In verità, se la cultura maschilista di ogni civiltà (si fa per dire!) umana 
non avesse “creato” e imposto l’unità della rappresentanza del potere
in una figura singola, cioè nel “monocrate”, simbolo vivente del monocratismo
proporrei, per la Presidenza della Repubblica, non una figura singola, 
ma una coppia, un uomo e una donna, simboli viventi del bicratismo.
Ma questo è molto di là da venire, e lasciamo, quindi, perdere;
eppure, anche se non insieme, un uomo e una donna, proporrò.

Il mio candidato ideale e la mia candidata ideale non spuntano 
fuori dalla società civile, ma dalla più profonda e lunga travagliata 
storia politica di questo Paese. Nel bene e nel male.
Ma con un tratto comune, antico, ma scarso di questi tempi
di “burlesque”, liberale, trasversale, di destra e di sinistra:
la serietà personale, la serietà etica, la serietà politica.
In una parola: la “serietà.

Chi viene dalla società civile –e sarebbero molti le/gli aspiranti
dagli “alti” profili-, cioè dal di fuori delle dinamiche difficili
e contagiose delle baruffe dell’arte del governo, non è esente,
nonostante le più illustri competenze, da possibili errori
per un difetto di esperienza nei confronti di agguerriti litiganti 
nell’agone politico del potere, e tra questi qualcuno abituato
a ogni maneggio nei corridoi di Palazzo; litiganti vecchi e nuovi,
sia già sperimentati sia ancora da sperimentare, ridenti o urlanti,
ma tutti dominati da un’abnorme “pienezza di sé, oltre ogni limite:
e già, sono i “leader”!
A volte, l’aver frequentato esclusivamente un mondo “lindo”,
dove la scelta di comportamenti “nitidi” è dal contesto favorita,
non è garanzia di futura “solare” e resistente determinazione.

Al contrario, a chiudere, definitivamente, sia la stagione della Prima Repubblica, 
sia la stagione della Seconda, quest’ultima sconvolta dall'irrompere 
nella vita politica dei Bossi, dei Berlusconi, dei Terzi, dei Razzi/Scilipoti 
-e lascio la lista aperta-, credo sia un bene se sarà chiamato 
alla Presidenza della Repubblica chi quelle stagioni ha attraversato 
con grande dignità, con una costante, senza mai un minimo sbandamento, 
cultura istituzionale, con laicità, al di là delle personali visioni della vita, 
senza pregiudizi nei confronti di qualunque forza politica, con la fermezza 
dei propri convincimenti nell'attraversare sia la coalizione di centrodestra 
sia  la coalizione di centrosinistra, con una diretta esperienza, 
a volte anche sofferta, di tutti i “mali” di quelle stagioni, con un continuo impegno 
di lavoro nell'interesse generale del Paese, in una parola, 
chi negli anni trascorsi in politica ha maturato una riserva di saggezza, 
senza mai aver subito/imposto la logica del “leader”.

Chi? Tabacci e Bonino.

O no?
Severo Laleo


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