Anch’io, nel rispetto di una nostra, molto
italica, tradizione
di pratica della “selezione”, ho i miei
candidati ideali
per la Presidenza della Repubblica.
In verità, se la cultura maschilista di
ogni civiltà (si fa per dire!) umana
non avesse “creato” e imposto l’unità
della rappresentanza del potere
in una figura singola, cioè nel “monocrate”, simbolo
vivente del monocratismo,
proporrei,
per la Presidenza della Repubblica, non una figura singola,
ma una coppia, un
uomo e una donna, simboli viventi del bicratismo.
Ma
questo è molto di là da venire, e lasciamo, quindi, perdere;
eppure, anche se non insieme, un uomo e una
donna, proporrò.
Il mio candidato ideale e la mia candidata
ideale non spuntano
fuori dalla società civile, ma dalla più profonda e lunga travagliata
storia politica di questo Paese. Nel bene e nel male.
Ma con un tratto comune, antico, ma scarso
di questi tempi
di “burlesque”, liberale, trasversale, di
destra e di sinistra:
la serietà personale, la serietà etica, la
serietà politica.
In una parola: la “serietà”.
Chi viene dalla società civile –e sarebbero
molti le/gli aspiranti
dagli “alti” profili-, cioè dal di fuori delle
dinamiche difficili
e contagiose delle baruffe dell’arte del
governo, non è esente,
nonostante le più illustri competenze, da possibili errori
per un difetto di esperienza nei confronti
di agguerriti litiganti
nell’agone politico del potere, e tra questi qualcuno abituato
a ogni maneggio nei corridoi di Palazzo; litiganti
vecchi e nuovi,
sia già sperimentati sia ancora da
sperimentare, ridenti o urlanti,
ma tutti dominati da un’abnorme “pienezza
di sé”, oltre ogni limite:
e già, sono i “leader”!
A volte, l’aver frequentato esclusivamente un
mondo “lindo”,
dove la scelta di comportamenti “nitidi” è dal
contesto favorita,
non è garanzia di futura “solare” e
resistente determinazione.
Al contrario, a chiudere, definitivamente, sia
la stagione della Prima Repubblica,
sia la stagione della Seconda, quest’ultima
sconvolta dall'irrompere
nella vita politica dei Bossi, dei Berlusconi, dei
Terzi, dei Razzi/Scilipoti
-e lascio la lista aperta-, credo sia un bene se
sarà chiamato
alla Presidenza della Repubblica chi quelle stagioni ha
attraversato
con grande dignità, con una costante, senza mai un minimo
sbandamento,
cultura istituzionale, con laicità, al di là delle personali
visioni della vita,
senza pregiudizi nei confronti di qualunque forza politica, con la
fermezza
dei propri convincimenti nell'attraversare sia la coalizione di
centrodestra
sia la coalizione di
centrosinistra, con una diretta esperienza,
a volte anche sofferta, di tutti i “mali”
di quelle stagioni, con un continuo impegno
di lavoro nell'interesse generale
del Paese, in una parola,
chi negli anni trascorsi in politica ha maturato una riserva
di saggezza,
senza mai aver subito/imposto la logica del “leader”.
Chi? Tabacci e Bonino.
O no?
Severo Laleo
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