venerdì 3 ottobre 2014

Francesco è più a “sinistra” del Pd di Boschi




Rispondendo, qualche giorno fa, a un’ultima domanda
del conduttore di Ballarò sull’essere/sentirsi di “sinistra”,
la Ministra Boschi, sicura e senza esitare ha risposto:
Mi considero di sinistra. I valori della sinistra di oggi sono
quelli del cambiamento. Essere di sinistra significa non tanto 
essere custodi del passato ma anticipare e costruire il futuro
quindi essere riformisti. Cercare di impegnarsi in politica
per rendere la vita un po' migliore per tutti, dare veramente 
attuazione all'articolo 3 della nostra Costituzione”.

Anche se dare attuazione all’art. 3 della nostra Costituzione
non può essere un impegno solo della “sinistra”, ma di tutti,
appunto per dovere costituzionale, la Ministra,
nel definire un valore in sé e per sé il cambiamento/futuro,
senza aggiungere altre qualità ripetendo un motivo
caro ai nuovi dirigenti del Pd, mostra un invidiabile
convincimento, senza ironia, davvero, del suo essere,
così, come dire, un po’ genericamente di “sinistra”.
Forse anche per la brevità nel rispondere.
Non sembri dunque il giudizio irrispettoso: in un paese civile
il rispetto non deve mai venir meno per il semplice fatto
di avere della “sinistra” (e di altro) una diversa opinione.
O un diverso sentire. O un diverso linguaggio
e insieme un diverso mondo. I tempi cambiano comunque,
e non è nelle nostre disponibilità fermare il cambiamento.

La generazione delle madri e dei padri dei quarantenni
di “sinistra” di oggi, a suo tempo, sul finir degli anni 60,
fu ribelle e a suo modo rivoluzionaria, a volte molto
noiosamente, e fu sconfitta, sempre, nell’agone del Potere,
per colpa forse di un’opzione di forte soggettività critica,
propria da ribelli dell’immaginazione, anche se nella struttura
profonda della Società lasciò un segno permanente.

Ed ebbe quella generazione il suo mondo e il suo linguaggio
di “sinistra” . E per una stagione fu anche catturata dalla questione morale 
(e democratica) di Enrico Berlinguer.
Ma oggi quel mondo/linguaggio è fuori tempo. Incompatibile
con la nuova “sinistra” al Potere. Quasi anacronistico. E qualcuno, 
più moderno, potrebbe aggiungere, un mondo/linguaggio malato
di ideologia, soprattutto con quelle sue parole grosse, obsolete,
non più in circolazione, di libertà, dignità, sfruttamento, 
uguaglianza/disuguaglianze, ultimi/poveri, povertà,
giustizia sociale, partecipazione.

Eppure, solo ieri, 2 ottobre, il Papa Francesco nel suo discorso
al Consiglio della Giustizia e della Pace non ha avuto difficoltà
a usare le parole di una volta per proporre il suo cambiamento
e la sua nuova speranza di futuro.
Per Francescouno degli aspetti dell’odierno sistema economico
è lo sfruttamento dello squilibrio internazionale nei costi
del lavoro, che fa leva su miliardi di persone che vivono con meno
di due dollari al giorno. Un tale squilibrio non solo non rispetta la dignità 
di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge 
fonti di lavoro in quelle regioni in cui esso è maggiormente tutelato.
Si pone qui il problema di creare meccanismi di tutela dei diritti
del lavoro … La crescita delle diseguaglianze e delle povertà mettono
a rischio la democrazia inclusiva e partecipativa... Si tratta, allora,
di vincere le cause strutturali delle diseguaglianze e della povertà. …
lo Stato di diritto sociale non va smantellato ed in particolare 
il diritto fondamentale al lavoro. Questo non può essere considerato
una variabile dipendente dai mercati finanziari e monetari.
Esso è un bene fondamentale rispetto alla dignità ...” 
E più avanti si trovano: “giusta distribuzione dei beni … 
raggiungimento della giustizia sociale … Visioni che pretendono
di aumentare la redditività, a costo della restrizione del mercato
del lavoro che crea nuovi esclusi, non sono conformi ad una economia
a servizio dell’uomo e del bene comune, ad una democrazia inclusiva
e partecipativa.. … è necessario tenere viva la preoccupazione
per i poveri e la giustizia sociale”.

Forse non c’è proprio da vergognarsi se si continua a tener viva
anche una vecchia idea di “sinistra”.

O no?
Severo Laleo

P.S.
Titolo “La Stampa”: Il cardinale Rodé: «Il Papa è troppo di sinistra». Già!




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