venerdì 10 aprile 2015

De Gennaro, Orfini, Renzi … e la cultura del limite



Solo un filo di ragionamento,
con un occhio alla “cultura del limite”,
alla cultura cioè di un “alt”, di un “fermarsi” del Potere
dinanzi alla violenza, alla tracotanza, all'andare oltre il limite,
oltre il lecito, oltre il legittimo, in una parola, dinanzi alla hybris.
Specie se il Potere vuol essere espressione di democrazia.

I fatti. De Gennaro, nato nel 1948, quest’anno, quindi, in età
di pensione (ma il pensionamento, in una società civile attenta
al “limite”, attenta cioè a valutare il “lavoro” solo quale componente 
temporanea della vita, non dovrebbe essere per tutti,
senza esclusioni, obbligatorio a una certa età, seppure differenziata 
per settore di impiego? Nella Chiesa il “limite” massimo,
per i Cardinali, è 75 anni, nella Repubblica Italiana non esistono limiti, mah!), 
De Gennaro, dunque, ai tempi dei fatti del G8 di Genova
e dell’irruzione alla Diaz, era il Capo Responsabile della Polizia
di Stato. Oggi, per la sentenza di condanna dell’Italia da parte
della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo,  
quell'irruzione della Polizia, alle dipendenze sempre del Capo
De Gennaro, nella scuola Diaz, la notte del 21 luglio 2001,
durante il G8 di Genova, “deve essere qualificata come tortura”.
Una condanna all’unanimità. Senza appello.
Chiunque oggi incontri De Gennaro, al di là del giudizio
intorno alla persona, non in discussione, può sempre dire:
Ecco il Capo della Polizia responsabile, consapevole
o inconsapevole, della tortura nella scuola Diaz”.
Ricordare la sua assoluzione nel processo in Italia per salvare
De Gennaro dalle dimissioni è fuori luogo, non ha senso:
un condannato, a rigore anche in Italia, non può diventare
un Manager di Stato. O no?
In qualsiasi Paese civile il responsabile “Capo” di una tortura 
perpetrata ai danni di cittadini indifesi sarebbe già dimissionario,
al di là del timido richiamo alla “coscienza” di una rottamatrice
di razza, qual è la Serracchiani e al di là dell’inutile richiamo 
all'assoluzione del Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, 
Cantone.
Ma il problema non è di una “coscienza”, o di un’assoluzione,
è semplicemente delle Istituzioni, del Governo, in particolare,
se non vuole alimentare il sospetto di complicità. Grave.
E il sospetto esiste, se è sordo, il Governo, anche alle parole
del pm Enrico Zucca: “I fatti sono gravissimi per l'Italia
perché hanno visto coinvolti i vertici delle forze
di polizia che hanno ricevuto in questi anni attestati di stima
e solidarietà come se non fossero stati coinvolti da questi fatti.
E De Gennaro, indubbiamente, non conosce limiti.

Orfini, Presidente del Pd, conosce sì i limiti e afferma:
Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. 
Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica”.
Vergognoso, per le Istituzioni, s’intende. Bene. Bravo. Ma appena
è sconfessato dal suo Segretario di Partito, il rottamatore
per antonomasia, su una questione cruciale per l’etica pubblica,
subito s’adegua/acquatta  con un: “Resto della mia idea:
il cambiamento che il Pd sta promuovendo nel paese non dovrebbe 
fermarsi di fronte alla  porta dei soliti noti”. Ma resta, purtroppo,
anche l'Orfini, al di qua della porta, ubbidiente, dimostrando 
di non conoscere il limite della sua dignità politica 
(non si può essere complici di scelte vergognose!).

Infine il Presidente del Consiglio, Renzi, un altro Capo Responsabile
all'indomani della sentenza, invece di preoccuparsi, 
chiedendo le dimissioni di De Gennaro, di salvare l’integrità civile
della democrazia del suo Paese e l’integrità della libertà
di manifestazione delle persone del suo Paese,
e insieme la sua presentabilità etica all’estero, si preoccupa,
da vecchio Capo, tetragono al rispetto del diritto del dissenso,
limite invalicabile in ogni Paese civile dell’Europa, 
si preoccupa, ripeto, degli affari di Finmeccanica. 
E blinda l’ex Capo della Polizia con un semplice: “Il governo 
riconferma con convinzione la propria fiducia nei vertici 
di Finmeccanica e segnatamente di Gianni De Gennaro.”
Senza limiti, appunto, contro il bene delle nostre Istituzioni.

Forse il Potere, almeno in Italia, è losco. Sempre.
Qualunque sia il “verso”! 
E forse i nostri governanti hanno tutti bisogno di iniezioni
di cultura liberale. Nel senso di cultura delle istituzioni
e di cultura del limite. Per superare una volta per tutte
la diffusa  (in)cultura di "Capi" sempre a cavallo.

O no?

Severo Laleo

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