La nostra ricca
Ministra del Lavoro (del lavoro?), la prof.ssa Fornero,
nonostante le successive precisazioni alle sue primiere
incaute dichiarazioni
(“Stiamo cercando di
proteggere le persone e non i loro posti di lavoro.
Gli atteggiamenti delle persone devono cambiare. Il lavoro non è un diritto.
Deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio”),
ha dimostrato, comunque, di avere un’idea di “protezione”
delle persone,
nel lavoro e fuori lavoro, quanto meno astratta, sicuramente
senz’anima.
E libresca, da prof., e senza empatia.
Il non nostro, ma della Fiat, ricco Amministratore Delegato, Marchionne,
così commentando la decisione del tribunale
di Roma che ha imposto alla Fiat
di assumere 145 lavoratori con la
tessera Fiom nella fabbrica di Pomigliano,
ritenendo la Fiat colpevole di
discriminazione,
( “è un evento unico che interessa
un particolare paese che ha regole particolari
che sono folcloristicamente locali … l’Italia
ha un livello di complessità
nella gestione del mondo industriale
che è assente nelle altre giurisdizioni.
Tutto diventa puramente italiano,
facendo diventare tutto difficile da gestire
...non credo che cambierà nulla, ma
creerà un nuovo livello di complessità
nell'ambiente italiano”),
dimostra di travolgere le persone,
e le aspirazioni di queste al lavoro,
in nome dell’idea astratta
e senz’anima della “semplificazione”
del mondo industriale.
E, semplificando, nega la complessità umana
dell’empatia.
Si tratta di “pensieri” di due persone
ricche, attaccate al proprio
lavoro
da sempre, con una tenacia
irraggiungibile da altri, piene di retribuzioni,
ma non in grado di comprendere la giusta
tenacia, di altre persone,
non ricche, nel chiedere, mantenere, nel tempo e
con dignità, il lavoro,
per raggiungere una retribuzione,
quasi sempre povera.
Per la prima, il lavoro va conquistato/guadagnato/meritato,
“anche attraverso il sacrificio” (sic!),
come in guerra o al mercato
o a scuola, e dimentica che il lavoro è un diritto, per garantire/sviluppare
il qualenacque il suo Ministero, ed è pagata con soldi
pubblici,
e non con i soldi di suoi clienti;
per il secondo, una controversia per una questione di discriminazioni
sul lavoro, in una parola, di diritto
del lavoro, diventa faccenda
insignificante,“folkloristica e locale”, ignorando
la quale,
più semplifica e discrimina più guadagna.
Non se ne può più.
A questi ricchi,
sicuri di sé, campioni di protezione/semplificazione,
senz’anima, ignoranti in empatia, e provinciali, anche
se girano il mondo,
sarebbe bene ricordare questi due articoli della Dichiarazione
Universale
dei Diritti Umani, universalmente validi, oltre i confini della nostra
dei Diritti Umani, universalmente validi, oltre i confini della nostra
penisola, anche negli USA (in Cina, nuova terra di Marchionne, forse, no):
Articolo 22
Ogni individuo in quanto membro della società, ha
diritto alla sicurezza
sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo
nazionale
e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione
e le risorse di
ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali
indispensabili alla sua dignità ed al
libero sviluppo della sua personalità.
Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla
libera scelta dell'impiego,
a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro
ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale
retribuzione per
eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa
e
soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia
un'esistenza
conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi
di
protezione sociale.
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi
per
la difesa dei propri interessi.
Forse, a leggere la Dichiarazione Universale, protezione
e semplificazione acquistano anima, perdono folklore e localismo, e
insegnano l’empatia.
O no?
Severo Laleo