domenica 20 febbraio 2011

A proposito di “Scintille” di Gad Lerner



Ho avuto in regalo “Scintille”, da mio figlio:
“Buona lettura, papà. Fammi sapere, poi, eh! ”.
“Oh, grazie. D’accordo, ti farò sapere”.

Non è un libro facile da leggere il libro di Gad Lerner “Scintille”;
per capire ogni passaggio, se sei nella moltitudine dei lettori,
hai sempre bisogno dell’Enciclopedia e dell’Atlante.
Eppure è un libro bello da leggere. Il parlar sincero dell’autore ti cattura. 
Non c’è niente da fare.
Non è “Scintille” una storia familiare e basta,
o un percorso semplicemente personale di Gad Lerner;
“Scintille” è davvero una storia di “anime vagabonde”,
di “ogni” anima vagabonda e, insieme, di “ogni” pellegrino in cerca del luogo 
dell’abbraccio d’amore, stretto e di riposo, con le proprie anime.
Non è “Scintille” un racconto a una dimensione, né culturale, né religiosa, né politica;
“Scintille” è un racconto crogiolo di tutte le nostre identità spezzate,
di questa parte di mondo, nella speranza attesa di una fusione di “civiltà”.
Non è “Scintille” un diario breve delle tante e ripetute incomprensioni, 
non solo caratteriali, tra genitori e figli, tra padre e figlio;
“Scintille” è un diario continuo (e affettuoso)
dell’importanza fondamentale, radicale, della positiva relazione padre/figlio.
E il Gad Lerner di “Scintille” non è il giornalista di qualità, a volte antipatico e tignoso,
abile nel raccontare e nel costruire situazioni di significato 
per una discussione a più voci; 
il Gad Lerner di “Scintille” perde ogni residuo di antipatia
e diventa la persona aperta nel suo discutere di sé con gli altri, con noi tutti.
Perciò dopo aver letto “Scintille” Gad mi è diventato simpatico,
e ha dilatato i confini della mia povera empatia.
Ma, attenzione, Gad mi è diventato simpatico durante la lettura del suo "Scintille", 
quindi prima che firmasse, con vera e universale signorilità,
l’epiteto “cafone” nei confronti di un cafone.
Mi pare sia giusto precisare.
O no?

giovedì 17 febbraio 2011

Rosy Bindi for President. Perfetto: via alla scossa liberale.

La proposta di Vendola, chiara nella sua felice sintesi:
«Rosy Bindi alla guida di una grande coalizione di emergenza democratica»
appare condivisibile e saggia, e chiude,
si spera definitivamente, la fase delle interlocuzioni ambigue,
per aprire la fase riflessiva delle decisioni.
La crisi politica e sociale, e insieme istituzionale e culturale,
esplosa, nel bene e nel male, a conclusione dal ventennio berlusconiano,
è al suo punto di non ritorno.

lunedì 14 febbraio 2011

Il Popolo della Libertà e ...l'uso distorto del vocabolario. I/le "radical chic".

Per la ministra Gelmini, in piazza, domenica, al Nord, al Sud e nelle Isole,
erano presenti solo "poche radical chic".
Drastica sintesi, con un colpo ad effetto (offensivo?): le donne, dei cortei della dignità
di "Se non ora quando?", erano "poche" e "radical chic".
Chiarissimo.
Ora, che le donne presenti nelle piazze d'Italia, ieri, fossero, a giudizio della Gelmini,
"poche", può anche dirsi, perché, indubbiamente, un milione di donne
rispetto ai sessanta milioni di abitanti, non è  tantissimo,
è solo un sessantesimo dell'intera popolazione.
Ma che fossero "radical chic" è una stupidaggine ad arte buttata via,
o un segno, ancora una volta, di fragilità semantica.

sabato 12 febbraio 2011

“In mutande, ma vivi”. E noi si aggiunge: comunque con dignità!




Oggi G. Ferrara ha avuto il suo momento magico di battaglia per un “vivere in mutande”.
E’ stata un’esibizione di allegra vitalità e di "liberale" felicità,
con tante mutande colorate in scena, nel teatro “delle libertà”. Il Dal Verme.
E, nell’ordine, in un crescendo virtuoso e illuminante,
G. Ferrara, nel difendere, in aperta e commovente sincerità, 
“l’amicizia e la collaborazione” con Silvio Berlusconi,
scopre il “moralismo vero”, proprio degli amici del Popolo della Libertà,
contro il “neopuritanesimo ipocrita”, degli intellettuali da “Repubblica”, ieri,
delle masse femminili “usate per scopi politici”, domani;
I. Zanicchi, con grande umiltà, confessa di “aver peccato”, ieri, cantando per i comunisti,
in cambio di molto fruttuoso danaro,
e grida, garbatamente, oggi, in cambio di nulla, per amore di verità,
alle donne del “Se non ora quando?”
di essere “usate per scopi politici e questo fa schifo”.

giovedì 10 febbraio 2011

Le donne domenica protestano anche per gli uomini. Per un principio di civiltà.




Un sacco di distinguo, da parte di donne e di uomini, 
sulla manifestazione del 13 Febbraio,
organizzata da donne a difesa della dignità delle donne.
Troppi.
C’è chi accusa le donne di moralismo/bacchettonismo;
c’è chi ad arte prova a confondere le lotte del femminismo,
lotte di liberazione dalle violenze d’ogni genere,
con l’esaltazione (senile) della “vita delle mutande” e/o “nelle mutande”;
c’è chi, da liberale (sic!) all’Ostellino, registra il versante sessuale del libero mercato;
c’è chi, da cliente di SB alla Stracquadanio, sostiene, senza orpelli moralistici,
la possibilità della valutazione delle forme femminili
ai fini della carriera politica, del successo, del guadagno dei denari;
c’è chi dimentica la Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti umani,
la Convenzione sui diritti dei minori, per garantire un diritto di privacy del reato.

mercoledì 9 febbraio 2011

La banalizzazione spottica della Costituzione. A firma Silvio Berlusconi.




L’articolo 41 della nostra Costituzione recita:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale
o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni
perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Un testo chiaro ed essenziale, con un suo ritmo interno, anche gradevole, costruito per dare senso e valore alla dimensione economica della persona e della società,
dove ogni parola è sintesi di una storia, di una visione della vita, 
di un progetto comune per il futuro del Paese.
Ora, con l’obiettivo spot di aprire una nuova fase di crescita economica, 
giunge a sorpresala proposta di SB di modifica di questo articolo,
pur vivo ai tempi della straordinaria crescita degli anni del boom economico italiano.
Ma straordinaria, sia pure da perfezionare, è la stesura del nuovo testo, 
proposto, a sentir SB, da esperti.Ecco il nuovo testo 
(in grassetto le “novità” degli esperti):
“L’iniziativa e l’attività economica privata è libera,
ed è permesso tutto ciò che non è vietato dalla legge.
Scompare dal testo la storia liberale e l’etica sociale 
ed entra prepotentemente l’ossessione della legge (da rispettare).
Mi dispiace per gli esperti, ma questa è la banalizzazione spottica 
della Costituzione a firma SB.
O no?

Cani randagi e cagnolini educati.

Gli animalisti, in questi giorni, sono in crisi. Ma solo per vicende del Nord.
E per le proposte, di donne operanti nel Nord, riguardanti cani randagi e cagnolini ben educati.
E sono gli animalisti da una parte preoccupati per i cani randagi di Cantù
e dall'altra gratificati (si fa per dire!) per i cagnolini educati di Milano.

lunedì 7 febbraio 2011

Dai "senegalesi" la verità sull'infantilismo del popolo italiano (maschio)


"Capo, un attimo solo, capo..."
"Grazie, capo!"
"Ciao, capo!"
Non ho mai capito perché tutti gli ambulanti di origine africana e non solo,
quando in strada si rivolgono al maschio italiano per aprire un contatto di vendita,
usino, tra l'affettuoso e il canzonatorio, il termine "capo";
forse per ottenere più facilmente udienza, attenzione, buona disposizione d'animo.
Mentre, chissà perché, non usano "capa" per le signore.
Quale sarà la ragione?
Quando e dove hanno concordato tutti insieme gli ambulanti d’ogni paese
di rispettare questa regola generale di chiamata con l’uso del vocativo “capo”?
Non è chiaro.
Forse i “senegalesi” d’ogni terra straniera hanno capito subito l’animo di noi italiani,
hanno intuito la nostra aspirazione a diventare “capi”
e a furia di “capo, capo”, solleticano il nostro infantilismo.
E nessuno di noi, gratificato dal “capo”, riprende: “Non sono capo, sono signor..”!
Confessiamo.
Il popolo italiano (maschio) è per la gran parte ancora un popolo di “capi”,
è un popolo non abituato a confrontarsi alla pari con gli altri,
e per questo, quando non afferra il comando, arretra per viltà a schiavo.
Perché di fronte a un altro “capo” ha sempre paura di perdere,
e per non perdere acquatta a rate la sua intelligenza al potere del “capo”.
E’ la scuola del fascismo, è la scuola del berlusconismo.
Scommetto.
Quando in Italia crescerà la cultura liberale, a destra e a sinistra,
nessun “senegalese” dirà più per strada “capo”.
E sarà il giorno della democrazia tra liberi, senza fascismo né berlusconismo.
O no?

sabato 5 febbraio 2011

La logica del posto fisso. O per tutti o per nessuno.


L’altro giorno, alla Camera, 315 deputati, coperti e allineati,
seguendo il suggerimento del Popolo della Libertà
(di dire con struggenti argomenti la fandonia del millennio),
hanno votato e sottoscritto, senza fiatare, la seguente dichiarazione:
 “Silvio Berlusconi ha telefonato alla Questura di Milano,
nell’esercizio delle sue funzioni,
e ha chiesto la liberazione della minorenne marocchina Karima,
arrestata di notte per furto,
e il suo affidamento temporaneo a una giovane consigliera regionale,
sempre, naturalmente, del Popolo della Libertà (in questo caso, libertà veramente!),
sollecita, quest’ultima, a consegnare l’arrestata nella mani di un’etera brasiliana,
e tutto questo solo per evitare un incidente diplomatico,
perché la marocchina Karima è nipote del Presidente egiziano Mubarack”.
Proprio così, più o meno.
Con quale logica hanno sottoscritto questa inenarrabile dichiarazione?
La logica del posto fisso. Comprensibilissima.
Chi mai potrebbe accettare per sé il rischio della precarietà?
Hanno votato compatti, disciplinati dalla bugia magica, 
per trasformare il loro posto a tempo determinato
in posto fisso, con diritto a pensione. Per sé e per gli altri deputati.
Ora, un minimo di proprietà transitiva di giustizia vorrebbe che tutti i precari di Italia,
seguendo il suggerimento del datore di lavoro del Popolo della Libertà,
dichiarassero che Ruby è la nipote di Mubarak,
per vedere il loro posto precario trasformarsi in posto fisso.
O no?
P.S. Una volta si era soliti dire “vedi, l’asino vola!”;
oggi si potrà dire “vedi, è la nipote di Mubarak!”

venerdì 4 febbraio 2011

Precarietà al bando. Nasce l'Agenzia Nazionale del Lavoro a Tempo Indeterminato.



"Ciao, Antonio, come va?"
"Bene"
"Bene, bene. Ma come mai a quest'ora di mattina alla Coop?"
"Eh, mi hanno licenziato"
"Licenziato?"
"Sì, purtroppo, dopo due anni e dieci mesi ti licenziano, lo fanno con tutti, per evitare di assumere a tempo indeterminato."
"Ma scusa il tuo lavoro di ingegnere non era fondamentale per la tua ditta?"
"Fin quando ci sei sì, ma presto avranno un altro precario!"
"Mannaggia! Ciao Antonio, salutami Giulia. Non t'avvilire!"
Insieme alla spesa porto a casa tutta la mia rabbia. 

Non è possibile distruggere il futuro dei giovani in questo modo, 
e insieme distruggere la possibilità stessa dell'esistenza di nuove famiglie, 
di nuove generazioni.
Non è possibile distruggere il futuro del lavoro e insieme la crescita di questo Paese, 

rinunciando alla presenza continua nel mondo del lavoro dell'entusiasmo, della creatività, 
della generosità, dell'intelligenza dei giovani.
Che Paese è quel Paese che non lotta per cambiare questo stato di cose?
Vorrei sognare/vedere la  costituzione di un'AGENZIA Nazionale del Lavoro, 

alla quale siano iscritti/e tutti, dico tutti/e, i/le giovani senza un lavoro a tempo indeterminato. Un'AGENZIA unica alla quale i datori di lavoro, pubblici e privati, devono rivolgersi 
per l'avviamento al lavoro, non stagionale, dei giovani. 
Un'AGENZIA per l'assunzione solo a tempo indeterminato.
Sono aperte le iscrizioni. Nessuno resti fuori.
O no?

mercoledì 2 febbraio 2011

Non è solo questione di donne, è questione di civiltà.

Il problema non è solo la “dignità” delle donne, 
il problema non è solo la relazione uomo/donna, 
il problema è anche, nell’ordine:
1.una strutturazione della società, nell’immaginario collettivo, ancora fondata su un modello maschile di stampo medievale, duro a morire e ancora diffuso in Italia, per il quale “dove io, maschio, impero, è lecito tutto, perché io, maschio, a “casa mia”, definisco il limite”;
2.la trasposizione di questo modello nella “politica” e nelle pratiche dell’amministrazione, pubblica e privata, per il quale l’idea di potere è definita dall’esercizio del “comando” (possibilmente per sempre o per il più lungo tempo possibile) e non del “servizio” a tempo determinato e concordato (nel tempo della precarietà per i giovani, si amplia, in politica, la definitività degli anziani!), dall’efficienza monocratica contro l’efficienza della partecipazione democratica;
3.la necessità di accumulare ricchezza (danarismo avvilente) per estendere l’area del potere e degli acquisti (corpi, menti, simboli);
4.la proposizione di una cultura della violenza (non sono necessari i manganelli!) contro la cultura del limite per consentire di superare leggi, controlli, senso della misura.
Un grande lavoro di trasformazione culturale (rivoluzione culturale!) di questo paese è necessario per costruire un’Italia migliore.
E basterebbe partire dalla interiorizzazione della nostra Carta Costituzionale e della Dichiarazione Universale dei diritti umani.
O no?

Non è questione di donne, è questione di civiltà.


Caro Gad Lerner, anzi, gentiluomo Gad Lerner,
grazie per il suo lucido commento. Pienamente d'accordo. Eppure, vorrei aggiungere, esiste una moltitudine di persone, donne e uomini, nel nostro Paese, nelle città moderne e nei paesi sperduti, che, pur senza letture, da sempre sa che la “dignità” è la “base della civiltà”, e sa capire e praticare il “rispetto”.
O no?


La ribellione degli uomini
IL MASCHIO italiano schierato con le donne che si ribellano all'offesa della loro dignità? Tale è la sfida allo stereotipo del vitellone nazionale, da esporlo come minimo a sospetti e ironie. Il furbacchione si trincera dietro alle suore e alle femministe solo ora che c'è di mezzo Berlusconi, altrimenti... È roso dall'invidia per il maturo dongiovanni; si ricicla bacchettone dopo aver predicato la libertà sessuale; spia dal buco della serratura il bottino che mai riuscì a procacciarsi. traduce la frustrazione in moralismo. E avanti di questo passo: quasi dovessimo coprirci di ridicolo, noi uomini, per solidarizzare con le nostre concittadine in un paese noto ormai come il più misogino dell'occidente. Afflitto non a caso dal più alto tasso europeo d'inattività femminile (una donna su due non trova o non cerca lavoro, dato Istat 2009). Per non parlare della loro emarginazione dal potere politico.

martedì 1 febbraio 2011

Il "capo" domina solleticando gli interessi degli uomini (maschi).

una dedica per i "liberali" del Popolo della Libertà (si fa per dire!) 
un invito a riempire le piazze, il 13 Febbraio, per costruire un paese di "liberi e uguali"

Madame de Staël argues that Napoleon was able to create a tyrannical government by pandering to men’s interests, corrupting public opinion, and waging constant war (1817)

One of Napoleon’s most persistent critics was Germaine de Staël (1766-1817) who sheltered many liberal opponents of the regime in her salon at Coppet in Switzerland. In one of the first histories of the French Revolution she identifies the ways in which Napoleon manipulated power to establish his tyranny:
 Bonaparte said of himself with reason that he could play admirably upon the instrument of power. In truth, as he is attached to no principles, nor restrained by any obstacles, he presents himself in the arena of circumstances like a wrestler, no less supple than vigorous, and discovers at the first glance the points in every man or association of men which may promote his private designs. His scheme for arriving at the dominion of France rested upon three principal bases—to satisfy men’s interests at the expense of their virtues, to deprave public opinion by sophisms, and to give the nation war for an object instead of liberty.
da The Forum at The Online Library of Liberty

lunedì 31 gennaio 2011

Bisogna costruire una cultura del limite…. per insegnare i limiti. I ceffoni non bastano. O no?




Il problema non è solo Berlusconi. Il problema siamo noi, uomini ma soprattutto donne italiane. Certo, Berlusconi ha fatto tutto il possibile, l’improbabile e anche l’impossibile per portare l’Italia ad assomigliare sempre più a una dittatura africana (scegliete voi se più modello Gheddafi o nipote di Mubarak), che a una moderna democrazia occidentale.

domenica 30 gennaio 2011

Elogio del limite o del rispetto dei confini della legge.

Ecco l’intervento che il pm di Trento Pasquale Profiti, da presidente dell’Anm, ha pronunciato all’inaugurazione dell’anno giudiziario. 
“Sono un magistrato italiano e oggi rappresento molti altri magistrati come me. A nome mio e a nome loro, oggi, finalmente, confessiamo.

sabato 29 gennaio 2011

Qualche ripetizione di catechismo per i berluscones cattolici di buona volontà (e soprattutto di CL) con domande di verifica

358. Qual è la radice della dignità umana?
La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un'anima spirituale e immortale, d'intelligenza e di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla beatitudine eterna.
anche nel privato?


365. Perché ogni uomo ha diritto all'esercizio della libertà?
Il diritto all'esercizio della libertà è proprio d'ogni uomo, in quanto è inseparabile dalla sua dignità di persona umana. Pertanto tale diritto va sempre rispettato, particolarmente in campo morale e religioso, e deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e del giusto ordine pubblico.
comprare/vendere corpo e intelligenza è esercizio di libertà?

giovedì 27 gennaio 2011

Nel giorno della memoria, Etty Hillesum, una donna luminosa per il buio dell'oggi, a guida per il futuro.

“Ma non sono i fatti che contano nella vita,
conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa.”
Nata nel 1914 in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum muore ad Auschwitz nel novembre del 1943.
Ragazza brillante, intensa, con la passione della letteratura e della filosofia, si laurea in giurisprudenza e si iscrive quindi alla facoltà di lingue slave; quando intraprende lo studio della psicologia, divampa la seconda guerra mondiale e con essa la persecuzione del popolo ebraico.
Durante gli ultimi due anni della sua vita, scrive un diario personale: undici quaderni fittamente ricoperti da una scrittura minuta e quasi indecifrabile, che abbracciano tutto il 1941 e il 1942, anni di guerra e di oppressione per l’Olanda, ma per Etty un periodo di crescita e, paradossalmente, di liberazione individuale.
..................

mercoledì 26 gennaio 2011

Liberi e uguali, se possibile.


Altro che PAPI!

Il GRANDE FRATELLO dai CAPELLI BUGIARDI
ingoia pare a pagamento
la gioia festosa di giovani donne
in carriera di denaro
con danza e canti
e minorenne al seguito
alla ricerca d'aiuto e protezione
alla caritas di Fede e Mora.
Ma in una società di liberi e uguali (art.1 della Dichiarazione Universale)
non si dà compravendita
di persone
né nel corpo né nell'intelligenza.
O no?

Non è una questione di donne (Laura Balbo, Sblilanciamoci. Info)

"Le donne devono indignarsi", si dice da varie parti. Perche solo noi, mentre su tutti i temi di rilevanza generale si dà parola solo agli uomini come esseri pensanti?
Sono stata sollecitata a firmare appelli e a partecipare a qualche trasmissione sui temi che in questi giorni riempiono le pagine dei giornali. Le donne, si dice da varie parti, devono indignarsi.
Non ho firmato, non ho partecipato. Certo mi sento coinvolta, perplessa; e stanca di tutto questo. Ma provo a dire due cose.

domenica 23 gennaio 2011

Non sono fatti loro, sono fatti nostri.




In questi giorni tornano alla carica quanti, in assenza di argomenti nuovi, difendono il Presidente del Consiglio con una tesi "antica": "ognuno a casa sua fa quel che vuole", "sono fatti loro". Tesi antica e piena di storie violente. Storie fuori di ogni narrazione, perché nate dentro casa, nell'intimità. L'intima violenza, tra un/a dominante e un/a dominato/a. A complicità vigliacca e diffusa.

venerdì 21 gennaio 2011

Dalla parte di Karima, ma non di Ruby. Per una cultura del limite.

Comunque sono dalla parte di Karima, almeno sono stato dalla parte di Karima fino al giorno della sua maggiore età. E non solo per scelta personale, ma per imposizione di legge. Nei confronti dei minori esiste un solo comportamento, ed è il rispetto della Convenzione sui diritti dell'Infanzia, al di là di ogni visione etica e delle personali convinzioni morali. In particolare, nel caso specifico di Karima, la Convenzione, all'art.34, prevede, da parte degli Stati, un impegno "a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale" e a adottare ogni misura "per impedire: a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale; b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali; c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico". Chiarissimo, dunque.

mercoledì 19 gennaio 2011

A difesa delle "mura" di Barbara Spinelli

Dovrebbe esser ormai chiaro a tutti, anche a chi vorrebbe parlar d'altro e tapparsi le orecchie, anche a chi non vede l'enormità della vergogna che colpisce una delle massime cariche dello Stato, che una cosa è ormai del tutto improponibile: che il presidente del Consiglio resti dov'è senza neppure presentarsi al Tribunale, e che addirittura pretenda di candidarsi in future elezioni come premier. Molti lo pensano da tempo, da quando per evitare condanne il capo di Fininvest considerò la politica come un sotterfugio.

Il maciullamento delle menti di Barbara Spinelli

L'italia del sottosuolo di BARBARA SPINELLI ("La Repubblica" - 17 novembre 2010)
Sono settimane ormai che l'annuncio è nell'aria: il governo Berlusconi sta finendo, anzi è già finito. Il suo regno, la sua epoca, sono morti. È sempre lì sul palcoscenico, come nelle opere liriche dove le regine ci mettono un sacco di tempo a fare quel che cantano, ma il sipario dovrà pur cadere. Anche i giornali stranieri assistono al funerale, nei modi con cui da sempre osservano l'Italia: il feeling, scrive l'Economist, la sensazione, è che la commedia sia finita. Burlesquoni è un brutto scherzo di ieri.