domenica 30 settembre 2012

Test anticorruzione, corso di specializzazione e merito



Mi sono spesso chiesto, negli anni di tangentopoli,
e ora di nuovo in questo  rifiorir pacchiano di scandali,
se esiste una correlazione significativa tra cursus studiorum 
e fragilità etica di chi percorre senza timori i sentieri ameni della corruzione.
Ho una mia idea.
Chi ha sperimentato, con la "fatica" degli studi e del lavoro,
la severità di un percorso per giungere a risultati gratificanti,
anche se non eccellenti,
chi ha cercato, attraverso la "fatica" del lavoro e degli studi,
di comprendere il "mondo" intorno a sé,
spesso ha incontrato il "limite", e, costretto con quel "limite" a confrontarsi,
più resistente è diventato davanti all'offerta di un patto di malaffare.
Al contrario, chi non ha sperimentato la "fatica" di lavoro e di studi,
più facilmente ha trovato, purtroppo, spesso nella politica, libera da "limiti",
la facile strada per raggiungere risultati di eccellenza nella propria "sistemazione",
accogliendo a piene mani il patto di malaffare.
Ora, se la correlazione tra questi dati fosse davvero significativa,
bisognerebbe introdurre, anche nell'accesso alla politica,
e, quindi, alle cariche pubbliche istituzionali, i test di ammissione/idoneità,
ormai così diffusi per l'accesso al lavoro e agli studi,
con l'obbligo di sperimentare la "fatica" degli studi, 
con la frequenza di un corposo corso di specializzazione con esame finale.
Forse anche di chi è chiamato a occupare ruoli pubblici è bene valutare il "merito".
O no?
Severo Laleo

1 commento:

  1. Non solo sarebbe utile far sperimentare loro la fatica degli studi ma che apprendano anche qualcosa! Chi si appresta ad amministrare dovrebbe almeno conoscere un po' di diritto, economia, storia e una lingua straniera. Se poi teniamo conto che anche per il livello più basso dell'amministrazione pubblica bisogna sottoporsi a concorso...

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