martedì 2 ottobre 2012

C’è fermento in SEL, e meno male



C’è fermento in Sinistra Ecologia e Libertà. E non per un’esternazione
critica di un qualche nazional dirigente nei confronti di Vendola,
ma per le voci corali di un’assemblea di persone di SeL, e non,
autoconvocate il 30 settembre a Roma dopo aver firmato il documento
dall’esplicito titolo:  “Non affoghiamo nella vecchia politica
le speranze sollevate da SEL”.

Un’assemblea non di “dissidenti”, ma di un insieme di persone
dal sentire comune nei confronti di un modo vecchio di far politica,
e dal comune sperare nella possibilità di un modo nuovo di far politica,
in controtendenza forte con quanto si agita nel resto dei partiti,
tutti ancora alla ricerca di un leader dal carisma, spesso ciarliero,
con o senza primarie. Un’assemblea di resistenti nella speranza
di trasformare il diffuso “disagio” militante in un nuovo “modo di essere
e di organizzarsi” e in “proposta” politica: una novità di questi tempi.
Non a caso le persone dell’assemblea di Roma sono spesso le persone
le quali hanno corroborato la propria passione politica nell’impegno
nell’ultima tornata referendaria e hanno condiviso, insieme all’acqua,
un paniere di “beni comuni” con al centro il bene comune “democrazia”.

A Roma si è discusso di Monti e di Monti bis, del senso della candidatura
di Vendola alle primarie, di alleanze, di alternativa, di referendum sul lavoro,
di diritti civili, di “beni comuni”, di forme della politica, con una proposta
di “procedure trasparenti sulla decisione delle candidature”.
Ma “il nodo cruciale” dell’appuntamento di Roma sembra essere il discorso
intorno alla democrazia, alle sue forme, a partire dalla forma partito,
ai suoi rapporti con la società, senza alcuna “nostalgia 
del modello tradizionale di partito gerarchico e burocratico”, 
anzi con la convinzione che “la qualità della vita democratica
e della partecipazione va ben oltre SEL”.

E a proposito di nuove regole per un nuovo modo di far politica,
nei partiti, prima, e nelle istituzioni e nella società, poi, c’è chi, in rete, propone:
l'introduzione di una legge sui partiti capace di fissare regole di vita/gestione 
democratica nel rispetto dei principi della Costituzione;
l’introduzione del bicratismo perfetto: non più, cioè, un leader monocratico, 
dal livello locale al nazionale, ma una coppia uomo/donna 
a rappresentare/coordinare il partito con funzioni temporalmente definite;
la scelta della parità perfetta di genere, non delle quote
in ogni istanza decisionale di partito, e a rappresentare il partito nelle istituzioni;
l’esclusività del finanziamento ai partiti solo da parte di “persone” iscritte;
l’opzione del sorteggio per scegliere il 50% delle persone negli organismi dirigenti 
dei partiti al fine di evitare sclerotizzazioni di corrente e per liberare energie 
senza condizionamenti di cordate;
trasparenza non discrezionale, ma assoluta, a ogni livello di presenza del partito 
con ogni utile forma, anche attraverso la rete.

Se il fermento dell’assemblea di Roma riuscirà a “rivoluzionare
il modo di far politica con la responsabile partecipazione delle persone
a ogni fase della decisione politica, forse  più chiaro apparirà l’inganno
del monocratismo dei Grillo con il “vaffa” contro tutti,
e dei Renzi con la “rottamazione” contro il “vecchio” Pd (con l’aiuto del Pdl),
e forse la “partita” tra i big sarà sospesa per un’invasione democratica del campo.
O no?
Severo Laleo

Nessun commento:

Posta un commento