C’è fermento in Sinistra Ecologia e Libertà. E non per
un’esternazione
critica di un qualche nazional dirigente nei confronti di
Vendola,
ma per le voci corali di un’assemblea di persone di SeL, e
non,
autoconvocate il 30 settembre a Roma dopo aver firmato
il documento
dall’esplicito titolo: “Non
affoghiamo nella vecchia politica
le speranze
sollevate da SEL”.
Un’assemblea non di “dissidenti”, ma di un insieme di
persone
dal sentire comune nei confronti di un modo vecchio di far politica,
e dal comune sperare nella possibilità di un modo nuovo di far politica,
in controtendenza forte con quanto si agita nel resto dei partiti,
tutti ancora alla ricerca di un leader dal carisma, spesso ciarliero,
con o senza primarie. Un’assemblea di resistenti nella speranza
di trasformare il diffuso “disagio” militante in un nuovo “modo
di essere
e di
organizzarsi” e in “proposta” politica: una novità di questi tempi.
Non a caso le persone dell’assemblea di Roma sono spesso le persone
le quali hanno corroborato la propria passione politica nell’impegno
nell’ultima tornata referendaria e hanno condiviso, insieme all’acqua,
un paniere di “beni comuni” con al centro il bene comune “democrazia”.
A Roma si è discusso di Monti e di Monti bis, del senso della candidatura
di Vendola alle primarie, di alleanze, di alternativa, di referendum sul
lavoro,
di diritti civili, di “beni comuni”, di forme della politica,
con una proposta
di “procedure trasparenti sulla decisione delle candidature”.
Ma “il
nodo cruciale” dell’appuntamento di Roma sembra essere il discorso
intorno alla
democrazia, alle sue forme, a partire dalla forma partito,
ai suoi rapporti
con la società, senza alcuna “nostalgia
del modello tradizionale di partito
gerarchico e burocratico”,
anzi con la convinzione che “la
qualità della vita democratica
e della partecipazione va ben oltre SEL”.
E a
proposito di nuove regole per un nuovo modo di far politica,
nei
partiti, prima, e nelle istituzioni e nella società, poi, c’è chi, in rete, propone:
l'introduzione di una legge sui partiti capace di fissare
regole di vita/gestione
democratica nel rispetto dei
principi della Costituzione;
l’introduzione
del bicratismo perfetto: non più, cioè, un
leader monocratico,
dal livello locale al nazionale, ma una
coppia uomo/donna
a rappresentare/coordinare il partito con funzioni
temporalmente definite;
la scelta della
parità perfetta di genere, non delle
quote,
in ogni istanza decisionale di partito, e a
rappresentare il partito nelle istituzioni;
l’esclusività
del finanziamento ai partiti solo da
parte di “persone” iscritte;
l’opzione
del sorteggio per scegliere il 50% delle
persone negli organismi dirigenti
dei partiti al fine di evitare sclerotizzazioni di corrente e per liberare energie
senza
condizionamenti di cordate;
trasparenza non
discrezionale, ma assoluta, a ogni livello di presenza del partito
con ogni utile forma, anche attraverso
la rete.
Se il fermento dell’assemblea di Roma riuscirà a “rivoluzionare”
il
modo di far politica con la responsabile partecipazione delle persone
a
ogni fase della decisione politica, forse più chiaro apparirà l’inganno
del
monocratismo dei Grillo con il “vaffa” contro tutti,
e dei
Renzi con la “rottamazione” contro il “vecchio” Pd (con l’aiuto del Pdl),
e
forse la “partita” tra i big sarà sospesa per un’invasione democratica del
campo.
O
no?
Severo
Laleo
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