venerdì 26 ottobre 2012

C’è un giudice a … L’Aquila




E’ davvero insopportabile, e insieme avvilente, assistere, in silenzio,
noi comuni cittadini, e persone di buon senso, d’Abruzzo e non,
alle grida, sorprese e sdegnose, di tanti, troppi, intellettuali,
anche di fama mediatica, contro la sentenza di condanna dei membri,
scienziati ed esperti, della Commissione Grandi Rischi,
e insopportabile appare, e incomprensibile, e priva di meritoria protesta,
anche la scelta delle dimissioni, per solidarietà con i condannati,
da parte dell’attuale Commissione G.R., dimissioni, per ora,
non accolte dal Governo, che, a sua volta, italianamente,
per il tramite del Ministro Clini, altro esperto e “tecnico”, ha espresso,
senza motivo documentabile, “solidarietà alla comunità scientifica”.

Solidarietà perché? Solidarietà di che?

Tutti sappiamo che la Scienza in sé non è in discussione.
Solo i nostri offesi e permalosi intellettuali di grido continuano a costruirsi
un falso bersaglio per colpire il mestiere, questo sì onesto, e responsabile,
di un giudice solo. Nessuno in Italia crede, e può mai credere,
che il giudice Billi abbia voluto condannare la Scienza, Galileo,
perché tutti sappiamo che a essere condannati sono solo i Galileo,
se lecito è il paragone per l’occasione, con sedia nella Commissione G.R.
Ma, si sa, grazie agli astuti deputati della destra berlusconiana,
siamo il paese della “nipote di Mubarack”. E continuiamo ad esserlo,
se, per  seguire gli astuti intellettuali di casta, crediamo ancora
all’invenzione comoda della condanna della Scienza e di Galileo.

Sembra impossibile, ma siamo costretti, noi cittadini, a ripetere,
a intellettuali accomodanti e a un Ministro distratto, che a meritare
la solidarietà non è la comunità scientifica, ma la comunità aquilana.
Sembra impossibile, ma siamo costretti, noi cittadini, a ripetere,
a intellettuali accomodanti e a un Ministro distratto, che non è la “Scienza
a subire una severa condanna, ma il comportamento
di “coscienza” degli scienziati, così proni e disponibili a rafforzare,
pur da un alto pulpito, la logica tutta italiana dell’”accomodamento”, 
a scapito di quella imperativa ”serietà” che è sempre consapevole 
delle proprie responsabilità. 

Se corretta è l’interpretazione delle intercettazioni, la scienza, invece,
quella piccola, piccola  della Commissione Grande Rischi, ubbidisce, 
servile, alla richiesta, sollecitata da un meschino, e onnipotente,
e malato potere politico, di rinunciare proprio al suo dovere/mestiere
di Scienza, e così risponde: “Non ti preoccupare sai che il nostro
è un atteggiamento estremamente collaborativo. Facciamo 
un comunicato stampa che prima sottoponiamo alla tua attenzione”. 
Qual è la natura di una scienza "estremamente collaborativa"?
Qual è la natura di una scienza che si sottopone all'attenzione di un governo?
In altre parole, dopo quello frastornato di Schettino, un altro “Vabbuò, ja”,
questa volta lucido e complice della scienza della CGR.
Così è (era) abituata a navigare l’Italia dei sotto…boschi.

Il Giudice Billi, da solo, semplicemente, chiama i "potenti", e i decisori,
di turno, scienziati e responsabili di un pubblico servizio, al dovere morale
e politico dell'attenzione, vigile, corretta, e responsabile, verso le persone.
Sempre e comunque, senza genuflessa disponibilità verso i potenti.
A subire una severa condanna, si spera definitiva, è, quindi,
il nostro pressappochismo, la nostra sciatteria, la nostra approssimazione,
la nostra imprecisione, il nostro facile annuire al cenno di un capo,
la nostra incapacità, pigra ed egoistica, di spenderci per il bene pubblico,
e di usare, con intransigenza, direi gobettiana, l’“onestà” della ragione.

Ma, forse, anche a L’Aquila, finalmente, s’è trovato un giudice.
O no?
Severo Laleo


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